Non sono state rilevate le impronte digitali di Giovanni De Vivo e neanche quelle di Cristiano Micatrotta sul coltello utilizzato per colpire il giovane geometra di Campobasso la sera del 24 dicembre in via Giambattista Vico.
L’enorme quantità di sangue della vittima, colpito con un solo colpo che però avrebbe lacerato i vasi arteriosi all’altezza del collo, non avrebbe consentito infatti di individuare le impronte delle persone che quel coltello lo hanno utilizzato.
E’ quanto sta emergendo dalla perizia affidata al lavoro dei Carabinieri del Ris, incaricati di svolgere gli accertamenti tecnici e alle prese con una situazione che pare complicarsi esame dopo esame. Dopo aver individuato tracce di cocaina su due dei quattro telefoni cellulari, quello di De Vivo e di uno dei due testimoni, e sugli indumenti di entrambi, ora si lavora sulle tracce biologiche.
Delitto di Natale, i Ris trovano cocaina sullo smartphone e sugli indumenti del testimone
Anche se i risultati finora ottenuti, comunque, non modificano l’impianto accusatorio della procura nei riguardi di Giovanni De Vivo che si trova in carcere per omicidio volontario. Ma gli esami sono ancora lontani dall’epilogo.
In queste ore si sta procedendo infatti agli accertamenti sugli indumenti sequestrati al Dj 37enne finito in carcere, alla vittima e al testimone iscritto nel registro degli indagati per il reato di rissa. Non sono stati sequestrati, invece, gli indumenti del secondo testimone a cui gli inquirenti hanno prelevato soltanto lo smarthphone.
E dagli accertamenti sui pantaloni del principale indagato è emerso anche che non ci sono gocce di sangue. Un aspetto che va naturalmente approfondito anche in base all’esito degli esami che saranno condotti sui giubbotti ma è chiaro che l’assenza di tracce della vittima sugli abiti dell’aggressore potrebbe aprire a nuovi quesiti a cui dover rispondere.
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