Economia & Lavoro

Blocco dei Tir, la protesta dilaga e le aziende tremano: “Ridurre tasse sul gasolio”

Aumentano i presidi lungo le principali strade della regione, timori per la produzione industriale e l'arrivo di materie prime. Attese soluzioni dal Tavolo Autotrasporto al Ministero

La protesta dei tir si allarga e raggiunge praticamente tutte i principali snodi della regione. Dopo il presidio iniziato martedì scorso a Trivento, da Campobasso alla costa sono sempre di più i camionisti che stanno aderendo al blocco dei tir contro il caro gasolio, una situazione che rischia di diventare ancora più critica dopo la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.

Almeno cinque i presidi di protesta pacifica, e al momento senza gravi disagi per la circolazione, che sono attivi nella nostra regione, tutti sulle principali arterie di collegamento su strada: dalla zona industriale di Campobasso, nella statale che da Guardiaregia porta verso Roma o Napoli, sulla Bifernina dal capoluogo alla costa, in zona di Riccia sul collegamento interno verso la Puglia, senza dimenticare il blocco di Trivento sulla Trignina. Ma solo a pochi chilometri dal Molise, in zona Foggia, c’è uno dei presidi più consistenti lungo la Statale 16.

Si protesta contro il prezzo del gasolio a oltre 1,70 euro, col rischio concreto che la guerra nell’Est Europa e il conseguente aumento del prezzo del petrolio faccia schizzare in su il carburante nei prossimi giorni.

A Campobasso da tre giorni gli autotrasportatori hanno spento i motori dei loro mezzi nel piazzale di San Giovannello, per intenderci l’area di fronte al McDonald’s. Un presidio di protesta che andrà avanti ad oltranza, fino a quando il Governo non prenderà iniziative concrete. Quali? “Ad esempio, l’aumento del rimborso delle accise. Ma è da sei anni che il rimborso è rimasto lo stesso. Tuttavia, così non si può andare avanti”, spiega Raffaele Cipriani, consulente per numerose società che operano in questo settore.

Il comparto è in ginocchio a causa dell’aumento del costo del carburante. “Il prezzo del carburante ha subìto una forte oscillazione: da 1,40 euro si è passati a 1,70 euro” sottolinea. E con un litro di carburante un mezzo pesante riesce a percorrere a malapena 2,6 chilometri.

“Un pieno – aggiunge Cipriani – viene pagato attualmente 350-400 euro in più ed è una spesa insostenibile. In più, il costo di un pieno potrebbe aumentare ulteriormente. A tutto questo occorre aggiungere il costo del pedaggio autostradale e il costo di un dipendente regolarmente assunto che costa tra i 120 e i 130 euro al giorno”.

sciopero autotrasportatori

Una protesta pacifica che stando alle rilevazioni di Trasportunito “nelle regioni del centro sud coinvolge circa 25.000 imprese. Ma il dato più sorprendente viene da un sondaggio a livello nazionale: il 98% delle imprese di autotrasporto italiane, e non solo quelle del centro sud, condivide e giustifica l’azione di protesta in atto, manifestando totale solidarietà alle imprese che hanno bloccato i loro mezzi, non solo in segno di protesta per gli aumenti del carburante che dovrebbero assorbire in toto nei loro conti, senza poterli riversare almeno in parte sulla committenza e sulla merce, ma anche la totale assenza di qualsiasi segnale governativo di comprensione della gravità della situazione”.

Al momento la protesta tocca molto più il Centrosud Italia che il Nord, dove a quanto pare al momento si preferisce attendere le decisioni dell’Esecutivo Draghi.

“Fermi “ai box” sarebbero oggi circa 90 mila mezzi pesanti – fa sapere Trasportunito, il che corrisponde a un taglio di 30 milioni di quintali sulla capacità di trasporto e a conseguenze devastanti su settori come il trasporto di deperibili e l’ortofrutta. Si calcola che altri 30-40 mila mezzi non siano in grado di superare e risolvere difficoltà di movimento rispetto a percorsi, triangolazioni e carichi/scarichi”.

“Il costo del petrolio è schizzato. Stamattina era a 93 dollari al barile, stasera oltre 100. Il gasolio aumenterà ancora” prevede Giuliano Civico dal blocco dei tir a Trivento. Secondo il sindacalista “se continua così chiuderanno anche le fabbriche. I costi del metano sono triplicati, quell’energia raddoppiati”. La soluzione deve arrivare dal Governo. “Devono tagliare le accise, non possiamo pagare tasse vecchie di 60 anni sul carburante”.

Blocchi autotrasportatori a macchia di leopardo, pastificio La Molisana conferma timori per produzione

È evidente che bloccare i camion vuol dire bloccare la produzione industriale. Il caso della Molisana, pastificio di Campobasso costretto a fermarsi per impossibilità nella distribuzione, potrebbe essere emblematico. Al Nucleo industriale di Termoli i timori crescono di giorno in giorno e il dilagare della protesta potrebbe creare disagi e conseguenze gravi anche per gli approvvigionamenti di materie prime.

Ai camionisti è giunta la solidarietà di diversi sindaci dell’area del Fortore. “Sono a rischio gli approvvigionamenti alimentari italiani e non solo. Se i blocchi non lasceranno passare i prodotti primari corriamo seriamente il rischio, scongiurato per tutta la pandemia, di vedere vuoti gli scaffali dei supermercati. Per questo, auspichiamo che Governo e sindacati trovino una soluzione alla protesta legittima dei trasportatori che oggi non riescono a fronteggiare il caro carburanti (+25% in un anno) che si sta abbattendo senza pietà su tutta la filiera con esiti che si annunciano drammatici. Le difficoltà dei trasportatori sono del tutto comprensibili: al carburante si aggiungono i costi esplosi delle manutenzioni, dei pezzi di ricambio introvabili, delle ricariche elettriche dei camion frigo”.

Blocco dei camionisti, solidarietà dei sindaci del Fortore: il governo trovi soluzioni

Nelle scorse ore è stato convocato il cosiddetto ‘Tavolo Autotrasporto’ al Ministero delle Infrastrutture e la speranza è che si arrivi quanto prima a un provvedimento tampone del Governo.

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