Consiglio regionale

Antifascismo, il Consiglio boccia mozione Pd per cambiare lo Statuto. Fanelli: “Calpestata la democrazia”

L'assessore Vincenzo Niro e il governatore Donato Toma fanno muro sulla proposta che chiede di modificare lo statuto regionale per vietare organizzazioni o gruppi che incitano alla violenza. Il presidente: "Non si può speculare su tale argomento". Poi la maggioranza approva mozione di Pallante contro i totalitarismi. Durante la riunione inoltre il capo della Giunta annuncia che "è definitiva l'ingiunzione al Mef per 31 milioni di euro"

Probabilmente ci si aspettava un esito diverso, almeno da parte dei promotori dell’iniziativa: il Pd, supportato dal Movimento 5 Stelle. E invece il centrodestra boccia compatto la mozione presentata dagli esponenti dem Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla, ‘Divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XI disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana’.

Anzi, sul provvedimento si consuma uno scontro durissimo che infiamma la seduta mattutina del Consiglio regionale. Tutto è nato da una mozione che il Partito democratico avevano presentato all’indomani dell’assalto della sede della Cgil a Roma. Era lo scorso 9 ottobre. Quell’attacco ha sconvolto l’opinione pubblica, ha riportato alla mente episodi di violenza di un passato che sembrava archiviato. E poi ci sono state conseguenze dal punto di vista giudiziario: l’arresto del leader di Forza Nuova Roberto Fiore e del massimo referente romano, Giuliano Castellino. Tre settimane fa il gip del Tribunale di Roma ha emesso altre cinque misure cautelari. Una riguarda un altro esponente di Forza Nuova. I reati contestati sono, oltre all’associazione, la devastazione ed il saccheggio, nonché la resistenza con violenza perpetrata ai danni delle forze dell’ordine impiegate nell’azione di contrasto dei disordini.

“Alziamo la bandiera democratica, facciamolo con una enunciazione di principio inserendolo nel nostro Statuto regionale”: l’appello del capogruppo dem Fanelli all’Aula. Probabilmente la consigliera avrà fatto un salto sulla sedia nell’ascoltare le successive dichiarazioni dell’assessore Vincenzo Niro e del presidente della Regione Donato Toma. “Tutti condanniamo l’assalto alla Cgil – le parole dell’esponente dei Popolari – l’antifascismo è uno dei valori della nostra Repubblica e della nostra Costituzione” ma “trovo sterile, ridondante e oneroso dal punto di vista dei tempi e delle energie spese del Consiglio regionale la richiesta di una modifica statutaria. Il nostro Statuto è stato scritto con i principi della nostra carta costituzionale. La proposta è inaccettabile“.

Il governatore rincara la dose poco dopo: “Abbiamo condannato a suo tempo ciò che è avvenuto – spiega il governatore – il sindacato ha ricevuto attacchi vigliacchi. Tutti i fascismi vanno aborriti, ma non c’è bisogno di modificare lo statuto della Regione Molise. Va condannata ogni forma di violenza, sia di destra che di sinistra”. Per Toma, “non si può speculare su tale argomento“. In un secondo intervento, mentre il clima in Consiglio regionale si scalda, il presidente definisce la mozione “vigliacca” contestando la parte del provvedimento in cui si chiede allo stesso Toma di “attivarsi presso il Governo per fare quello che mi chiede il provvedimento” ossia “attivarsi presso il Governo e il Ministero degli interni per dare seguito al dettato costituzionale in materia di riorganizzazione del partito fascista e di adottare i provvedimenti per lo scioglimento di Forza Nuova” e “impegnando me a bandire partiti o ispirazione di chiara ispirazione fascista presenti in Molise”.

Non basta l’assist di Andrea Greco (M5S), la maggioranza boccia la mozione del Pd. Salvo poi approvare un’altra mozione, questa volta proposta dall’assessore Quintino Pallante (Fratelli d’Italia), per condannare tutti i totalitarismi.

Il commento del capogruppo del Pd è velenoso: “In Molise non sventola la bandiera della democrazia e, all’insegna di un qualunquismo storico e di quisquiglie burocratiche a cui si è pretestuosamente appellato il presidente Toma, la maggioranza di centrodestra continua a inciampare sulla condanna del fascismo e dei suoi rigurgiti dicendo ‘no’ alla mozione per lo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista”. E aggiunge: “Purtroppo oggi il centrodestra ha scelto, ancora una volta, di evitare un impegno istituzionale doveroso. Un impegno che avrebbe dovuto ribadire, con fatti concreti, come l’antifascismo rappresenti la radice culturale da cui sono nate la Repubblica Italiana e la sua Carta Costituzionale. Noi, però, non ci fermiamo e, insieme ai colleghi di minoranza, firmatari della mozione, ci batteremo ancora affinché il Molise possa dirsi ufficialmente antifascista. Lo faremo attraverso la modifica dello Statuto regionale che reputiamo urgente e necessaria e che continueremo a proporre con l’apposita proposta di legge”.

E’ finita così anche nel Consiglio comunale dell’Aquila: il centrodestra ha respinto la mozione antifascista.

Tornando a Palazzo D’Aimmo, dopo le ‘fiamme’ scatenate dal provvedimento del Pd, l’Aula approva all’unanimità l’ordine del giorno, a firma del consigliere Cefaratti sul “Potenziamento immediato delle strutture a supporto della medicina penitenziaria negli istituiti di detenzione della Regione Molise”. Via libera anche all’ordine del giorno per impugnare le delibere del Consiglio dei Ministri sul Bilancio di previsione pluriennale 2021-23.

Durante il dibattito il governatore-commissario Toma annuncia che la Regione Molise “avanza dal Mef (Ministero dell’economia e finanze, ndr) 31 milioni di euro, frutto del recupero dell’evasione fiscale sull’Irap”. Soldi che dovrebbero arrivare nelle casse regionali dal momento che “l’ingiunzione è definitiva” e  che “la Campania è riuscita a farsi restituire tali fondi, mentre la Basilicata ha vinto il contenzioso al Tar”. Infine, il governatore ha annunciato di aver cambiato il dirigente al Bilancio.

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