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Termoli-San Vittore: “Affidiamo la progettazione a giovani ingegneri molisani”

La riflessione dell’ingegnere Francesco Barile

E’ notizia di questi ultimi giorni la conferma della possibilità di una concreta realizzazione del collegamento stradale veloce Termoli/San Vittore, più volte annunciato e mai concretizzatosi, se non nelle buone intenzioni (tanto da portare in passato alla costituzione di una apposita Società, con tanto di Consiglio di Amministrazione regolarmente convocato, poi sciolta).

Questa notizia non può che far piacere, ma, al di là dei facili campanilismi, l’esistenza di un tale tipo di infrastruttura rappresenterebbe inequivocabilmente un grosso passo in avanti nell’ammodernamento infrastrutturale del nostro Paese e, più in particolare, del Centro/Sud e della nostra Regione.

Non solo, ma la presenza di un ulteriore asse trasversale Tirreno/Adriatico consentirebbe non solo la possibilità di velocizzare i sistemi di comunicazione e le economie delle aree attraversate, ma offrire alle stesse ulteriori opportunità di sviluppo.
Basti pensare, solo per fare due semplici esempi, a quote aggiuntive di turismo interessante le bellissime e incontaminate aree interne del Molise, che con quest’opera si renderebbero facilmente raggiungibili in poco meno di 2 ore dalla Capitale e poco più di 1 ora da Napoli, e al corridoio merci verso le aree dell’Est Europa che potrebbero convergere in un centro di consolidamento da posizionarsi nell’area del Basso Biferno (il famoso “interporto”, anch’esso altro oggetto dei desideri da sempre perseguito e mai realizzato) e tale da attrarre nuovi investimenti produttivi (nell’economia dei trasporti c’è sempre la doppia visione: da un lato l’infrastruttura viene creata per far fronte ad una domanda di trasporto già esistente, ma nello stesso tempo essa ne genera di nuova).

Orbene, posto che con il PNRR i capitali per la realizzazione dell’opera possono essere finalmente reperiti, e di ciò deve farsi promotore la classe politica Nazionale e Regionale al di là degli schieramenti politici (qui è in gioco lo sviluppo di un bene comune e ciò è interesse di tutti), rimane il principale problema: come definire gli investimenti necessari nell’ottica della maggiore economicità possibile e, una volta definiti questi ultimi, come gestire la loro implementazione riducendo al minimo sprechi, inefficienze e ruberie?

L’articolo su Primonumero parla di 120 milioni di € per la sola progettazione…, che ritengo sia da intendersi quale insieme di progettazione preliminare, di massima ed esecutiva, come avviene nella comune accezione delle attività ingegneristiche.
A tal proposito questa valutazione sembra francamente un po’ (e dire: “un po’” è un eufemismo) eccessiva…, ammesso che comprenda anche la parte propriamente esecutiva, ossia progetto, disegno e calcolo esecutivi di tracciato, ponti, viadotti, gallerie, opere di consolidamento delle terre e di protezione idrogeologica, interventi a salvaguardia della biodiversità.

A questo punto mi chiedo: perchè non affidare le progettazioni preliminare e di massima, gli studi e le prospezioni idrogeologiche, lo studio della domanda di trasporto incrementale e dei risvolti economici conseguenti ad un pool di giovani dottorandi molisani in ingegneria dei trasporti, geologia ed economia? Avremmo delle giovani eccellenze tecniche appartenenti alla loro terra che si impegnerebbero a sviluppare un progetto che le darebbe sviluppo e che offrirebbe loro l’opportunità di rimanervi facendola crescere con competenza, responsabilità e amore.

Con queste modalità la qualità della progettazione ne risulterebbe accresciuta e scevra da soluzioni di parte e i relativi costi sarebbero certamente inferiori di almeno un ordine di grandezza rispetto alle centinaia di milioni riportate (spero solo ipotizzate) nell’articolo.
Un’ultima proposta (non meno importante): facciano parte del team anche e soprattutto giovani biologi (fratino docet).

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