Terzo giorno di voto per il colle

Quirinale, delegati molisani d’accordo: “Tra giovedì e venerdì si chiude”. Toma e Federico (5S): “Draghi? Meglio al Governo”

Le forze politiche non trovano l'accordo e nel terzo scrutinio (l'ultimo in cui occorreva la maggioranza dei due terzi per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica) quasi a sorpresa torna in auge il nome del Presidente uscente. Mentre si inizia a delineare la fine della lunga 'partita' entro venerdì 28, il governatore molisano e il deputato pentastellato convergono: " Il premier deve restare a Palazzo Chigi"

Anche il terzo scrutinio – l’ultimo nel quale bisognava raggiungere la maggioranza qualificata (ossia i due terzi dei votanti) – va a vuoto. Come gli altri due. E come era facilmente prevedibile. Manca sempre la conditio sine qua non per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica: la convergenza tra i partiti. Hanno vinto anche oggi (26 gennaio) le schede bianche, anche se di numero inferiore rispetto a lunedì e ieri: oggi ne sono 412.

Ma c’è una differenza enorme rispetto alle altre due votazioni: il possibile ritorno in auge di Sergio Mattarella. 125 parlamentari si espongono a favore del capo dello Stato uscente evidentemente considerato l’unico in grado di porre fine a questo momento di estrema confusione.

Nel frattempo infatti è stata ‘bruciata’ la terna proposta dal centrodestra (Marcello Pera, Carlo Nordio e Letizia Moratti), la candidatura di Maria Elisabetta Alberti Casellati (il presidente del Senato espressione di Forza Italia) ha trovato l’ostilità del fronte progressista. Sempre oggi Fratelli d’Italia ha tentato una mini fuga in avanti votando per Guido Crosetto: 114 preferenze per il confondatore del partito di Giorgia Meloni ed ex sottosegretario alla Difesa nel quarto Governo Berlusconi.

Da oggi pomeriggio si comincia a fare sul serio dopo giorni di confronti estenuanti, veti e manovre incrociate. Si apre quindi la ‘partita’ vera e propria per l’elezione del nuovo capo dello Stato. Trattative che si dovrebbero concludere molto probabilmente nel giro di 24 ore per poi ‘stringere i bulloni’ ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica venerdì 28 gennaio.

Un cronoprogramma – finalmente – si comincia a delineare. “Le varie forze politiche ancora non hanno raggiunto un accordo per un’ampia condivisione, ma gli incontri vanno avanti per cercare una soluzione nel più breve tempo possibile. Oggi, come da indicazione del Gruppo, abbiamo votato scheda bianca”, commenta l’onorevole di Forza Italia Anna Elsa Tartaglione.

L’accelerazione è favorita dal quorum necessario dal quarto scrutinio in poi, ossia 505 voti (mentre con la maggioranza qualificata ne servivano 673). Aumenta il pressing per portare a due le votazioni quotidiane invece dell’unica prevista finora per motivi sanitari (la richiesta è di Italia Viva e di Noi con l’Italia con Maurizio Lupi), mentre le Regioni chiedono di far presto. “Noi presidenti siamo tutti qui mentre abbiamo una pandemia da fronteggiare. Bisogna accelerare al massimo”, le parole del governatore della Puglia, Michele Emiliano.

Pierferdinando Casini (oggi di preferenze ne ha incassate 52), Maria Elisabetta Alberti Casellati, Mattarella bis: difficile dire se la scelta sarà ristretta su queste tre opzioni. “Chi è meno nominato ha più chances”, ha ricordato il vice presidente di Montecitorio ed esponente di Italia Viva Ettore Rosato. Potrebbe dunque spuntare un altro candidato tra i plurinominati di questi giorni.

E’ tramontata la proposta di eleggere Mario Draghi al Quirinale. Una buona parte del Movimento 5 Stelle (ad eccezione del gruppo di parlamentari vicini al ministro Luigi Di Maio) non è disposto a sostenerlo. E non è convito dell’ex presidente della Bce nemmeno il parlamentare molisano M5S Antonio Federico: “Se Draghi lascia Palazzo Chigi per salire al Colle diventa un problema. Il governo ha una serie di obiettivi che non sono stati ancora raggiunti e Draghi meglio di tutti può garantire la prosecuzione del lavoro avviato”. Inoltre, “l’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica aprirebbe a scenari che non intendiamo assolutamente percorrere. Non ci sono veti sul suo nome da parte del Movimento, ma Draghi deve restare dove è”.

Invece, “per motivi diversi” e “pur trattandosi di figure di un certo profilo”, il deputato pentastellato boccia le proposte del centrodestra: “Sono irricevibili le proposte avanzate ieri dal centrodestra sui nomi di Moratti, Nordio e Pera”. Quindi “è chiaro che non sono nomi che possano fare sintesi, ora bisogna andare oltre”.

Meglio Elisabetta Casellati che Mario Draghi: ecco il ‘borsino’ del governatore Donato Toma che oggi si sbilancia un po’ di più nelle sue dichiarazioni. “Draghi al Colle? Nessuna preclusione, anche se io lo preferisco a Palazzo Chigi – mette in evidenza a Primonumero – ma tutto dipende da chi guiderà il governo dopo di lui. Se si scioglie questo nodo potrebbe essere una ipotesi praticabile”. Il capo della Giunta regionale definisce “un nome molto spendibile quello di Elisabetta Casellati. Per quanto riguarda Draghi, sono un suo tifoso a Palazzo Chigi ma credo anche che il ruolo della politica non possa essere sacrificato oltre”.

Saranno ore complicate. E sarà anche una lunga notte: alle 21 il Pd riunisce i grandi elettori. Più o meno in quelle ore si riunirà anche Forza Italia: il coordinatore Antonio Tajani ha convocato la riunione dei delegati “per una valutazione su cosa fare dopo la terza votazione a maggioranza qualificata”. “Domani sarà una giornata decisiva – le sue parole (come riferisce l’agenzia LaPresse) – siete tutti mobilitati”.

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