C’è un nuovo indagato nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Cristiano Micatrotta, il 38enne ucciso da un fendente la sera di Natale dopo essere intervenuto a difesa dell’amico che era stato ferito al braccio da Giovanni De Vivo, poi arrestato per omicidio volontario.
Proprio l’amico, un 32enne di Campobasso, ora è inquisito per il reato di rissa. E ha già proceduto a nominare come difensore di fiducia, l’avvocato Nicolino Cristofaro.
Continuano quindi le indagini su un delitto che ha scosso un’intera comunità, distrutto la vita di un giovane uomo particolarmente amato e buttato nella disperazione più famiglie.
Indagini portate avanti dai carabinieri del nucleo investigativo di via Mazzini e coordinate dal sostituto procuratore Elisa Sabusco.
Da venerdì – 14 gennaio – inizieranno anche gli esami irripetibili da espletare sui reperti sequestrati dai militari appena dopo i fatti. Ad eseguirli ci penseranno i carabinieri del Ris e gli approfondimenti richiesti dall’autorità giudiziaria saranno espletati nei laboratori di Roma del Reparto di Investigazioni Scientifiche dell’Arma.
Quindi saranno passati ai raggi x: il coltello, gli indumenti prelevati alla salma ma anche quelli di De Vivo e delle altre due persone che quella sera erano in compagnia di Cristiano (tra cui il neo-indagato), le tracce ematiche prelevate sull’arma ma anche quelle sul posto dell’omicidio e i 4 telefoni cellulari (quello della vittima, dei due testimoni e quello di De Vivo).
A disposizione della Procura ci sono al momento le testimonianze rese dalle due persone che erano in compagnia di Cristiano la sera del 24 dicembre scorso e l’interrogatorio di Giovanni De Vivo (per cui l’avvocato Prencipe ha presentato istanza), che dopo qualche giorno dall’arresto, ha scelto di deporre e raccontare a breve la sua versione dei fatti. Durante l’interrogatorio di garanzia aveva invece soltanto pianto e si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Questi gli aspetti principali attorno ai quali si sta costruendo la dinamica dell’omicidio: la lite al telefono tra De Vivo e il nuovo indagato, avvenuta perlopiù con messaggi whatsapp e per motivi legati alla droga. Poi l’incontro sotto casa del dj 37enne, il diverbio, la colluttazione e l’accoltellamento. Uno dei due testimoni ha parlato ai carabinieri di un contrasto sorto a causa di una dose di “hascisc”, l’altro ha parlato di “stupefacenti”. Giovanni De Vivo invece avrebbe parlato di altra sostanza, verosimilmente cocaina. Incongruenze che potrebbero essere chiarite dall’esito degli esami irripetibili che saranno condotti nei laboratori di Roma dei Carabinieri.
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