9 attentati da inizio 2022

Il primo pentito molisano anti mafia e l’omertà sulla costa: la paura della Società Foggiana è ancora troppo forte

Il procuratore capo di Campobasso ha indicato la costa molisana come il territorio più omertoso della regione: non arrivano denunce né segnalazioni su racket, usura e intimidazioni. Eppure le infiltrazioni della mafia foggiana sono evidenti

A margine dell’operazione contro il clan Sautto-Ciccarelli a Bojano, scaturita dalle rilevazioni di quello che è stato definito il primo collaboratore di giustizia molisano, il procuratore capo di Campobasso Nicola D’Angelo ha ribadito la forte omertà che regna invece in Basso Molise, decisamente superiore ad altri territori della stessa regione.

Sulla costa non si denuncia, non arrivano segnalazioni di estorsioni, intimidazioni, prepotenze dei clan. Eppure ci sono e arrivano soprattutto dalla vicina Puglia. È la cosiddetta Società Foggiana di cui la stampa nazionale a fatica si sta accorgendo in queste settimane, complice anche il vertice organizzato proprio oggi a Foggia dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Perché anche se gran parte d’Italia non ne sa molto, nella provincia di Foggia, al confine col Molise, si sta consumando una guerra, fatta di attentanti, omicidi, violenze diventate prassi.

Come ricorda il Post, in un articolo di pochi giorni fa firmato da Stefano Nazzi “nei primi undici giorni di gennaio nella provincia di Foggia sono esplose otto bombe. Tre a San Severo, una a Vieste, quattro a Foggia. Sono stati colpiti un parrucchiere, una concessionaria di auto, un negozio di giochi, una profumeria, un fioraio, una ditta di distribuzione di caffè, un ristorante e l’abitazione del parente di un presunto esponente della criminalità organizzata”.

Purtroppo quel dato va aggiornato a nove perché gli attentati non si sono fermati. Da qui la decisione della titolare del Viminale di presiedere oggi in Prefettura a Foggia il comitato provinciale straordinario per l’ordine e la sicurezza pubblica alla presenza del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, i magistrati della Dda di Bari e della Procura di Foggia, il capo della Polizia, Lamberto Giannini, i comandanti generali di Carabinieri e Guardia di Finanza e il commissario straordinario Antiracket, Giovanna Cagliostro. Lamorgese ha anche annunciato l’arrivo a Foggia di 50 appartenenti alle forze di polizia.

Va detto che soprattutto a partire dalla strage di San Marco in Lamis, datata 9 agosto 2017, lo Stato non è rimasto a guardare, riuscendo ad assicurare alla giustizia decine di criminali appartenenti alle varie famiglie e alle differenti organizzazioni criminali sorte nell’arco di 40 anni nella provincia di Foggia: la mafia foggiana, quella cerignolana, quella garganica e più di recente quella sanseverese.

Districarsi fra quel groviglio di batterie, alleanze, nomi e territori controllati non è affatto semplice. Combattere questa battaglia è ancora più arduo. Ma al tempo stesso non si può far finta che la Società Foggiana non sia presente in Molise e in particolare sulla costa.

Il procuratore aggiunto di Foggia e autore del libro ‘Quarta mafia’ Antonio Laronga, ha spiegato al Post che “la mafia della Capitanata, come cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, si è infiltrata anche oltre la sua regione d’origine, contaminando realtà economiche in precedenza sane”.

Fra quei territori ci sono chiaramente sia il Molise che il vicino Abruzzo? D’altra parte i segnali sono evidenti, a cominciare dalla pratica molto spesso non denunciata del cavallo di ritorno, al racket silenzioso che colpisce le attività economiche, per arrivare fino alle notevoli quantità di droga che vengono spesso intercettate dalle forze dell’ordine. Senza contare i latitanti e i confinati che dalla provincia di Foggia vivono in Molise.

Eppure, come spiegava il procuratore D’Angelo anche in un convegno a Termoli sul racket l’estate scorsa, le denunce scarseggiano. È l’omertà a vincere. Lo testimonia oggi la Confesercenti, che con una nota ufficiale chiede ai titolari di attività commerciali di rompere il muro di omertà.

“L’attività investigativa della Procura di Campobasso serve a dare maggiore coraggio ai cittadini e agli imprenditori del nostro territorio per denunciare gli episodi di illegalità favoriti da un tessuto economico reso più fragile dalla pandemia. Le organizzazioni criminali sono un pericolo reale che non può essere sottovalutato”.

Così il presidente di Confesercenti Campobasso Pasquale Oriente nel commentare l’arresto di tre appartenenti al clan camorristico campano Sautto-Ciccarelli, accusati dei reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso con l’uso di armi e spaccio di cocaina. Quindi Oriente guarda ad altre infiltrazioni della criminalità organizzata sul territorio molisano: “Mentre a Bojano si stava consolidando un insediamento mafioso pericoloso, in Puglia, a ridosso dell’area del basso Molise venivano fatti scoppiare alcuni ordigni esplosivi a scopo intimidatorio”.

Confcommercio si complimenta con gli inquirenti per l’azione contro racket, usura e traffico di droga e auspica la collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine “per evitare che la criminalità campana e pugliese arrivino ad aggredire il settore economico riducendo la libertà dei cittadini e degli imprenditori”.

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