Il punto

Il Molise diviso sulla scuola, i più sono rientrati in classe. Toma: “I sindaci potevano chiudere, ma credo abbia prevalso la paura”

Oggi rientro in classe dopo le festività natalizie per gli studenti di gran parte degli istituti molisani. Solo in una decina di comuni (noi di Primonumero ne abbiamo contati 24) è scattata la didattica a distanza sulla base delle ordinanze dei sindaci che si sono mossi in ordine sparso. In Molise non c'è stata uniformità dal momento che per il presidente della Regione non c'erano i presupposti per firmare un provvedimento simile a quello del collega De Luca e che oggi è stato sospeso dal Tar della Campania

Nei giorni che hanno preceduto oggi 10 gennaio non si è fatto che parlare di questo e così – presumibilmente – succederà ancora nelle prossime settimane. Avranno fatto bene i Comuni che hanno imposto la Dad nelle scuole del proprio territorio oppure no?

Su 136 Comuni in Molise (e secondo i dati dell’Asrem fino a ieri solo 8 non avevano alcun cittadino positivo) Primonumero ha conteggiato (ci scusiamo se c’è sfuggita – e sicuramente è così – qualche decisione in merito) 24 ordinanze di non riapertura della scuola, predisponendo di contro la didattica a distanza, nel giorno X fissato per la ripartenza dopo la pausa natalizia, appunto oggi. Campobasso e Termoli, ovvero i due comuni maggiori, e poi Guglionesi, Riccia, Bojano, Montenero di Bisaccia, Larino, San Martino in Pensilis, Ururi, Santa Croce di Magliano, Ripalimosani, Torella del Sannio, Baranello, Trivento, Casacalenda (per due settimane), Roccamandolfi, Matrice e Carpinone (infanzia e primaria), Jelsi, Pietracatella, Gambatesa, Capracotta, Portocannone, Belmonte del Sannio.

Diversamente – e ribadiamo la non completezza del dato – hanno scelto Isernia, Agnone, Venafro, Campomarino, Guardialfiera, Montecilfone, Petacciato, Rotello, San Giacomo degli Schiavoni, Ferrazzano, Mirabello Sannitico, Vinchiaturo, San Giuliano di Puglia, Macchiagodena, Palata, Oratino. Alcuni di questi comuni hanno atteso l’esito degli screening, previsti appunto alla vigilia della riapertura, per decidere il da farsi. E in molti casi i contagi nel mondo scolastico non giustificavano un provvedimento di stop alle lezioni.

Poi è arrivata nottetempo la neve e qualche Amministrazione – ma qui andiamo fuori tema – ha scelto stamane (e alcune anche per domani come Frosolone ed Oratino) di tenere chiuse le scuole.

Ma – in Molise e altrove – al di là dell’enorme discussione che la questione ha sollevato, e immaginiamo anche della pressione (soprattutto social) che molti primi cittadini hanno in qualche modo subìto, nella maggior parte dei territori ha deciso di rientrare in classe. Lo ha spiegato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che ha affermato in mattinata: “Sono rientrati la maggior parte degli studenti e dei professori. Stiamo monitorando attentamente la situazione e nel primo pomeriggio avremo i dati. Il dato evidente è che è ripresa la scuola”.

Sulla ripresa della scuola le opinioni – più o meno scientifiche – fanno il fumo e la sensazione è che così come avviene nella nostra piccola regione in tutta Italia si contrappongano, con rispettiva acredine, i fronti del sì e del no, ovvero di chi ritiene fondamentale la scuola ‘a scuola’ e di chi propende per la Dad alla luce dell’esponenziale aumento dei contagi e che ritiene la scuola un detonatore sul fronte epidemiologico, specie in questa fase delicata.

Sulla questione ne è nato anche un conflitto interistituzionale – e di competenze – tra lo Stato e la Regione Campania. Sulla questione abbiamo contattato anche il presidente della Giunta del Molise. I sindaci, infatti, si sono mossi in ordine sparso anche perché il governatore Donato Toma non ha seguito l’esempio del collega campano Vincenzo De Luca che con un’ordinanza ha deciso di chiudere le scuole dell’infanzia, le primarie e le medie fino al 29 gennaio. Provvedimento fra l’altro sospeso proprio oggi pomeriggio dal Tar della Campania dopo l’impugnativa da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri dell’Istruzione e della Salute.

Nessuna ‘disubbidienza’ rispetto alle misure stabilite da Palazzo Chigi invece da parte del capo della Giunta regionale molisana. “Avevamo raggiunto un’intesa con il Governo e non potevo tornare in Molise e fare dietrofront rispetto a quell’impegno”, precisa Toma riferendosi a quanto avvenuto la settimana scorsa dopo l’incontro tra Esecutivo e Regioni per il rientro in presenza (a seguito del quale si era stabilito il ritorno in classe fissando nuove regole sulla quarantena, come diremo).

“Io penso – sottolinea il governatore – che la dad possa essere svolta una tantum perché provoca danni enormi sui ragazzi (e questo lo dicono gli psicologi, non io) che da due anni svolgono le lezioni a distanza. Poi – aggiunge Toma – è chiaro i sindaci hanno la potestà di stabilire la chiusura delle scuole e lezioni in dad. I Comuni che hanno tenuto gli istituti aperti hanno organizzato prima degli screening che hanno rivelato una situazione tranquilla dal punto di vista dei contagi. Io non so se hanno fatto la stessa cosa i sindaci che hanno deciso di chiudere le scuole. Quando si prendono delle decisioni di questo tipo, bisogna avere metodo. Forse è prevalsa un po’ di paura…”

Per il sottosegretario Roberto Di Baggio, delegato all’Istruzione, se dirigenti scolastici e comuni hanno preferito rimandare il rientro in presenza avranno avuto le loro ragioni: “Se i sindaci hanno deciso per l’attività didattica a distanza avranno analizzato il contesto sanitario e valutato con dati certi la chiusura. Del resto, il Governo ha annunciato che avrebbe impugnato le ordinanze di chiusura qualora non ci fossero stati i presupposti”.

 

Quello della giusta durata, poi, è un altro motivo del contendere. Molti (in Molise lo hanno già fatto alcuni oppositori al Comune di Campobasso non appena il sindaco Gravina ha annunciato la Dad per una settimana) già pensano che 7 giorni non siano affatto sufficienti e che la scuola vada chiusa per un periodo maggiore in questa fase epidemica. Probabile, visto che il picco di contagi non sembra essere così prossimo, che lunedì 17 gennaio (cioè fra una settimana) il numero di positivi risulti maggiore di oggi (o ieri o ieri l’altro, quando le ordinanze sono state emanate). E allora? Che fare? Chiudere ancora?

Il titolare del dicastero della Scuola ha espresso con parole chiare quella che è l’opinione del Consiglio dei Ministri che nel suo ultimo decreto ha fissato nuove regole (a seconda del tipo di scuola e dunque dell’età degli allievi) per la didattica a distanza e la quarantena.

Ricordiamole brevemente: nell’infanzia, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attività per 10 giorni, mentre nelle primarie con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad per 10 giorni. Per medie e superiori la norma prevede invece tre diverse situazioni: con un caso di positività si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l’auto-sorveglianza e l’obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi è vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, mentre i non vaccinati e i vaccinati e guariti da più di 120 giorni vanno in dad; infine con 3 positivi tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni.

“Non sto dicendo – così il Ministro – che tra due settimane la scuola non chiuderà, dico un’altra cosa, ovvero che nel nostro decreto c’è anche la possibilità di organizzare in maniera diversa la didattica. Quindi, se vi sono le condizioni le scuole sono in grado di utilizzare tutti gli strumenti, anche la didattica a distanza, però per un tempo limitato e all’interno comunque di una situazione in cui la scuola rimane punto di riferimento, in base al principio di ‘scuola aperta’”. Detto altrimenti: una cosa è la regola della scuola chiusa (cioè in Dad), un’altra è l’eccezione (della Dad). E ancora, più filosoficamente: i messaggi che si veicolano con una scelta anzichè con un’altra sono ben differenti perchè con uno si postula che la scuola è un luogo, oltre che sicuro, non sacrificabile, l’altro invece fa pensare che l’istruzione (e la socialità) degli studenti possa passare in secondo piano. Invece Bianchi ha sottolineato proprio che “non si può giustificare che tutto è aperto e l’unico spazio chiuso è la scuola, che è sicura” e che “il prolungato, diffuso e generalizzato utilizzo della didattica a distanza provoca dei problemi alla vita della comunità”. E il presidente del Consiglio Mario Draghi ha puntualizzato che il Governo ha la priorità di tenere le scuole aperte e ha parlato delle disuguaglianze acuite dalla Dad. “Bisogna evitare un ricorso generalizzato alla didattica a distanza”.

Anche sulla sicurezza, e sui relativi investimenti, non tutti hanno agìto allo stesso modo. In Molise – ve ne abbiamo dato notizia ieri – un plesso scolastico di Palata e uno di Petacciato hanno terminato i lavori per la ventilazione meccanica degli ambienti scolastici, il primo, e per l’efficientamento energetico e il ricambio d’aria, il secondo. Una questione davvero fondamentale, a detta di molti esperti, in caso di un virus respiratorio che si trasmette per via aerea. Sul punto si è tolto qualche sassolino dalla scarpa anche il Ministro: “Nel decreto del 22 marzo 2021, il cosiddetto dl Sostegni, abbiamo dato risorse esplicitamente indicate per gli impianti di aerazione. Noi abbiamo dato risorse direttamente alle scuole, e poi, sulla base della loro autonomia, hanno scelto su che cosa investirle”. Non tutti, evidentemente, lo hanno fatto.

Chiudiamo questa disamina con i risultati – che ricordiamo non aver alcun valore statistico ma qualche indicazione la danno – del sondaggio sulla Dad che Primonumero ha proposto nei giorni scorsi. Al momento su 1122 voti 747 lettori si sono detti favorevoli alla didattica a distanza decisa da molti sindaci mentre il restante ‘pacchetto’ di 375 voti si è schierato per il ‘No, era giusto tornare a scuola’. In percentuale parliamo rispettivamente si 67% e 33%. Quindi, detto altrimenti, per due su tre i sindaci che hanno impedito il ritorno in classe hanno agìto bene.

(Foto d’archivio relative a un laboratorio didattico a Bonefro)

 

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