Giovanni e Felice hanno iniziato a lavorare come operai forestali negli anni Ottanta: il primo dal 1988, il secondo addirittura dal 1982, ossia 40 anni fa. E solo quasi alle soglie della pensione ha visto un piccolo miglioramento: è salito di livello. Donato invece è un operaio forestale dal 1990. Agostino è il più giovane: lavora da 20 anni.
C’erano anche loro all’incontro con la stampa organizzato dal sindacato Usb per chiedere alla Regione Molise di aprire un tavolo di partenariato per intercettare i finanziamenti del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e del Psr (Piano sviluppo rurale) e assumere questi lavoratori, precari da lunghissimo tempo.
I forestali in Molise lavorano solo per 151 giorni all’anno, tra febbraio e novembre possono essere chiamati nei vari cantieri. “Dobbiamo anticipare le spese per pagare la benzina della macchina e raggiungere il posto di lavoro. E alla fine percepiamo lo stipendio anche con tre-quattro mesi di ritardo“, raccontano. Per questo periodo di lavoro, riferiscono, percepiscono complessivamente circa 10mila euro. C’è chi è più ‘fortunato’ (se tale si può definire) perchè accede anche al sussidio di disoccupazione agricola. Ma per il resto la loro è una vita di sacrifici e di salti mortali per far quadrare i conti in casa, per pagare le bollette o fare la spesa. “Io per fortuna non ho figli perchè altrimenti non saprei come fare”, aggiunge Agostino con rammarico. Probabilmente anche questi lavoratori potrebbero essere inseriti nella casistica dei working poor pubblicata ieri da Oxfam.
Le condizioni contrattuali degli operai forestali non consentono loro nemmeno, se volessero, di aprire una finanziaria per pagare a rate un televisore ad esempio. Eppure la loro funzione è essenziale: dei 150 lavoratori forestali molisani, 80 vengono impiegati nel servizio antincendio boschivo. Inoltre, la loro attività potrebbe essere implementata nella manutenzione del verde pubblico, nella pulizia delle cunette e delle strade delle ex Comunità montane, nello sgombero neve.
“Questi lavoratori sono vittime del clientelismo e del malcostume politico”, denuncia il sindacalista Giuseppe Pavone assieme a Sergio Calce. “Il Pnrr e il Psr offrono le vie d’uscita per porre fine a questo lunghissimo precariato, ma occorre la volontà politica. Nella Missione ‘Ambiente’ del Pnrr sono messi a disposizione 69 miliardi, di cui 15 per la tutela del territorio e risorse idriche. Sono previsti interventi per mettere in sicurezza le frane o ridurre il rischio allagamento. Gli operai forestali si potrebbero impiegare per interventi contro il dissesto idrogeologico (in Molise il territorio è considerato al 100% a rischio idrogeologico) o la manutenzione e tutela del territorio o nel Servizio antincendio boschivo”. Anche se, incalza l’esponente dell’Usb, “negli ultimi quattro anni la Regione Molise ha dimezzato i fondi per l’antincendio: si è passati da 900mila euro a 550mila euro”.
Quindi, per Pavone e Calce, “la Regione Molise dovrebbe demandare all’Agenzia regionale Arsarp la gestione e l’attuazione del Pnrr per intercettare i finanziamenti e garantire il pagamento puntuale delle spettanze a questi lavoratori”.
Intanto, oltre a chiedere urgentemente un tavolo di partenariato al governatore Donato Toma, una mozione presentata in Consiglio regionale dal Partito democratico consentirà di fornire le prime risposte a questi lavoratori. E il sindacato intende coinvolgere anche i parlamentari per portare la questione sul tavolo nazionale.
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