Carrozzoni, rifiuti e promesse

Comunità montane, sono sempre lì anche nel 2022: commissari rinominati. Verso l’ampliamento la discarica di Montagano

Il governatore Toma ha rinominato i quattro commissari liquidatori perché non c'è ancora una legge di riforma e così, anche se gli enti montani sono stati soppressi dieci anni fa, costano ancora 1,8 milioni di euro l'anno. La più importante è la Molise centrale titolare delle autorizzazioni per la discarica di Montagano. Si sta considerando l'ipotesi di ampliare l'impianto perché è prossimo alla saturazione.

Sono stati rinnovati gli incarichi per i quattro commissari liquidatori delle comunità montane del Molise. Il 31 dicembre 2021, infatti, sarebbe terminata anche la proroga dello scorso luglio concessa con decreto dal presidente Donato Toma per Domenico Marinelli (Molise centrale), Carlo Antonio Perrella (Matese –Fortore Molisano), Giovancarmine Mancini (Cigno Valle Biferno – Trigno Medio Biferno – Trigno Monte Mauro) e Pompilio Sciulli (Comunità Montane del Volturno – Centro Pentria – Alto Molise – Sannio). I quattro, già più volte riconfermati alla guida degli enti montani, resteranno in sella altri sei mesi (30 giugno 2022) così come stabilito nel decreto presidenziale del 29 dicembre scorso (numero 77).

Il documento è quasi una fotocopia del decreto di luglio 2021 e anche di quello precedente, sebbene il governatore Toma nella tradizionale conferenza stampa di fine anno ci abbia tenuto a precisare “che non si tratta di una proroga bensì di una nomina” come a voler far intendere che ci fosse qualcosa di diverso. In realtà a leggere il suo ultimo decreto è evidente che le motivazioni di questo rinnovo sono sempre le stesse, e cioè la mancanza di una legge di riforma più volte annunciata (anche) da questa maggioranza di centrodestra ma di cui non c’è neppure l’ombra. Sempre Toma ha detto pure che la riforma “è al vaglio del Consiglio regionale” ma almeno fino a ieri, 3 gennaio, non c’era nulla nel calendario degli argomenti da trattare nell’aula di palazzo D’Aimmo. E comunque se volesse potrebbe sicuramente dare impulso alla sua maggioranza per far partorire questo riordino atteso da oltre dieci anni, da quando, cioè, le comunità montane sono state sciolte ma mai realmente estinte. Tanto che paghiamo ancora coi soldi pubblici personale e stipendio ai commissari (a loro vanno 2 mila euro lordi al mese) per un costo annuo che si aggira attorno al 1,8 milioni di euro.

Discarica Montagano

Ma la gestione commissariale delle soppresse comunità montane, che alcuni giorni prima del decreto di Toma ha avuto anche l’avallo della giunta regionale (delibera numero 462 del 24 dicembre 2021), continuerà anche per lo stretto legame che unisce l’ente montano più importante, la Molise centrale, alla discarica di Montagano.

Molise centrale è la titolare della autorizzazioni dell’impianto di smaltimento rifiuti. Questo significa che appalti, tariffe e lavori della discarica che serve ben 57 comuni passano per la scrivania del commissario Domenico Marinelli. Quella discarica entro la primavera del 2023 sarà satura tanto che la Regione Molise è chiamata a occuparsene prima che, a cavallo delle prossime elezioni, scoppi una crisi dei rifiuti di immani proporzioni.

Discarca e comunità montane, dunque, sono legate a doppio filo.

A sbrogliare questa matassa sarà il II Dipartimento regionale diretto da Massimo Pillarella (Valorizzazione ambientale e risorse naturali). La struttura di via Genova sarà chiamata a vagliare l’ipotesi di ampliamento della discarica pubblica gestita dalla ditta di Giovanni Giuliani e controllata dalla comunità montana del commissario Marinelli.

Il progetto da circa 3 milioni di euro (tanto è stato stimato servirà per fare una nuova buca, impermeabilizzarla e canalizzare le acque di scolo) dovrebbe andare di pari passo con una riconversione del polimpiantistico di contrada Colle Santo Ianni. Ma i tempi sono stretti come avvisava Giuliani già diversi mesi fa.

Il II Dipartimento dal canto suo ha garantito massima disponibilità e voglia di risolvere la questione già dai primi giorni del nuovo anno. Servono risorse e volontà politica. Senza considerare che allargare una discarica perché non è stato fatto abbastanza sul fronte della raccolta differenziata (e qui i ritardi di Campobasso incidono molto sulla saturazione di quel che resta dello spazio disponibile) è sempre una operazione impopolare.

L’alternativa però quale sarebbe? Portare negli impianti di Isernia o Guglionesi tonnellate di rifiuti con un costo molto più alto per i cittadini e per l’ambiente.

“Una opzione folle” come ha commentato anche il dirigente Pillarella.

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