Cercemaggiore

Bregantini trasferisce il parroco, paese in rivolta: il gran rifiuto della comunità

Il Comune di Cercemaggiore ha raccolto 2230 firme per chiedere all'Arcivescovo un ripensamento sullo spostamento di don Peppino Di Iorio. Il sindaco Mascia: "La popolazione si sente trattata male da parte del proprio vescovo, non presa in considerazione, non apprezzata, non rispettata"

Un paese intero si è sollevato a favore di don Peppino Di Iorio. Il parroco di Cercemaggiore, trasferito dall’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, ha incassato la solidarietà di tutta la comunità, contraria alla disposizione, tant’è che si è creato da subito un comitato spontaneo con tanto di raccolta firme (2230 sottoscrizioni, vale a dire tutta la popolazione adulta) per cercare di far cambiare idea a Monsignore Bregantini che però ha proseguito per la sua strada convalidando il trasferimento di don Peppino alla comunità di Riccia.

Nicolino mascia sindaco Cercemaggiore

Una condotta quella dell’arcivescovo che ha causato “sconcerto in tutta la popolazione”, scrive formalmente in una nota il sindaco Gino Donnino Mascia.

Tutto è accaduto negli ultimi tre mesi, l’intero paese s’è stretto attorno al sacerdote e non vuole il cambio: “Non si capisce per quale motivo debba essere sostituito. Perché l’autorità ecclesiastica non si è confrontata con la comunità di Cercemaggiore”.

Era ottobre quando Monsignor Bregantini dispone il trasferimento di don Peppino Di Iorio alla parrocchia di Riccia. E questo accade “nel mezzo dell’organizzazione di una serie di eventi programmati e da realizzarsi negli anni 2022 e il 2023. In tali anni cadono difatti due anniversari importanti riguardanti le reliquie di san Vincenzo Martire, patrono del paese: la concessione, a Roma, delle reliquie (280 anni) e il loro arrivo a Cercemaggiore (250 anni)”.

La popolazione è insorta e si è immediatamente organizzata in un comitato spontaneo che a strettissimo giro ha raccolto 2230 firme: tutta la popolazione adulta di Cercemaggiore. Sottoscrizioni poi consegnate alla Curia contestualmente alla ragionevole richiesta di lasciare don Peppino per i due anni necessari per portare a compimento le iniziative degli anniversari.

I cittadini di Cercemaggiore non hanno mai spesso di sperare in un dietrofront dell’Arcivescovo nonostante giorni di silenzio a partire dalla data di consegna delle firme.

“Il giorno di Capodanno, a quanto risulta dalle voci riferitemi – scrive il sindaco – mons. Bregantini all’insaputa di tutti di buon mattino, come di nascosto, è venuto a celebrare messa a Cercemaggiore, non nella parrocchia ma nel santuario di Santa Maria della Libera; in quella occasione ha comunicato che di lì a giorni il parroco don Peppino  si sarebbe dovuto occupare della parrocchia di Riccia e che a Cercemaggiore ci sarebbe stato un altro parroco”.

Un fatto che ha inevitabilmente suscitato malumori e perplessità in quasi tutta la comunità del paese che “si sente trattata male da parte del proprio vescovo, non presa in considerazione, non apprezzata, non rispettata” e che quindi vede sfumare “molto probabilmente” la possibilità del programma che don Peppino aveva organizzato con la collaborazione dei cittadini per le celebrazioni del Patrono San Vincenzo Martire.

 

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