Isernia

Bancarotta fraudolenta da 70 milioni, in carcere il “principe” delle acque molisane. Disposto il sequestro dei beni

Per la procura di Roma, Camillo Colella avrebbe causato il dissesto di una delle sue società per sottrarsi agli obblighi fiscali che sin dal 2014 - quando la guardia di Finanza ha iniziato ad avere le segnalazioni sui flussi finanziari sospetti che facevano capo al molisano - l'imprenditore di Isernia avrebbe volutamente evaso "con manovre delittuose"

Il nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di Finanza di Roma ha eseguito la misura restrittiva in carcere disposta dal giudice di Roma. Camillo Colella ha 63 anni, è un imprenditore di Isernia, ex candidato in Molise alla carica di presidente della Regione e già finito agli arresti con l’accusa di evasione fiscale nel 2015 ad opera del Tribunale di Avezzano. La vicenda che ora lo vede indagato per bancarotta fraudolenta riguarda il fallimento della immobiliare Como srl, dichiarato dal Tribunale di Roma nel giugno 2019. Colella è amministratore delegato dell’acqua Santacroce, noto marchio il cui stabilimento produttivo si trova a Canistro in provincia dell’Aquila. A suo carico è stato disposto il sequestro preventivo di beni  fino alla concorrenza di 71 milioni di euro. Tra i beni coinvolti dal sequestro la Colella holding srl, la Farmes sas e la Roma Resort srl.


Cinquantotto pagine di ordinanza. Tanto è servito al Gip del Tribunale di Roma, Massimo Marasca, per spiegare i motivi per cui ha detto “sì” all’applicazione della misura cautelare in carcere e al sequestro dei beni per un valore di 70 milioni di euro a carico dell’imprenditore molisano Camillo Colella.

Un’indagine portata avanti in maniera chirurgica dalla Guardia di Finanza di Roma a partire dal 2019, ma le operazioni sospette che hanno indotto la stessa procura a chiedere che fossero eseguiti accertamenti certosini sugli spostamenti di denaro delle società che riconducevano a Camillo Colella sono avvenuta tra il 2014 e il 2017.

Raccolte quelle segnalazioni, le fiamme gialle hanno passato sotto la lente tutte le dinamiche e i movimenti fiscali delle società che facevano capo a Colella ipotizzando che i flussi finanziari che riconducevano all’imprenditore delle acque molisane, fossero relativi a movimenti illegali.

In particolare il provvedimento fa riferimento al fallimento della Como Srl, con sede a Roma,  avvenuto a causa di un debito milionario realizzato attraverso una sistematica e pluriennale evasione fiscale e contributiva.

Quindi negli ultimi due anni, il Nucleo di polizia tributaria ha lavorato ad accertare che il dissesto finanziario della “Como Srl” di Camillo Colella era finita in dissesto attraverso una gestione inadempiente agli obblighi fiscali e tramite comportamenti che impedivano quindi l’accertamento e la riscossione dei crediti. Da qui la corsa della società di Colella a “svuotare”  la società di ogni asset patrimoniale ed economico accumulando quindi sin da subito un debito di oltre 5 milioni di euro (somma poi lievitata a 137 milioni in sede di verifica del passivo).

In sostanza – secondo l’accusa – vendeva a “se stesso” i beni che facevano alla Como srl per evitare che il fisco se ne appropriasse a fronte dei crediti accumulati a causa della condotta delittuosa messa in atto dal 63enne molisano. Infatti, dagli atti risulta che a partire dal 2015 avrebbe “trasferito beni immobili della Como srl a società che erano riconducibili a se stesso”.

Secondo l’autorità giudiziaria titolare del fascicolo Colella è colpevole in quanto amministratore della Como Srl (poi fallita) ma anche titolare di cariche del vertice gestorio, e ha “distratto il totale dei beni aziendali per sottrarli al fisco che aveva iscritto a ruolo un’ingente credito tributario”. E a sostegno delle ipotesi c’è un voluminoso fascicolo di atti e documenti contabili che raccontano come Colella avrebbe in seguito riversato ad altre società (riconducibili a lui oppure a favore di complici che lo hanno aiutato nell’ azione delittuosa) tutti i beni della Como Srl.

A motivare la richiesta della Procura che ha voluto la misura in carcere ci sono tutti gli atti relativi alla Como srl ma anche di altre società di Camillo Colella. La Procura inoltre ha sottolineato nella richiesta che il 63enne molisano già in passato si è resto autore di condotte simili al solo scopo di evadere le tasse.

Questa mattina alle 7, gli uomini della Fiamme gialle di Isernia, su delega della procura di Roma, hanno quindi bussato all’abitazione di Camillo Colella nel capoluogo pentro e all’imprenditore hanno notificato l’ordinanza che lo vede in carcere per il reato di bancarotta fraudolenta.

Bancarotta fraudolenta, in carcere il patron dell’acqua Castellina Camillo Colella

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