Diario di viaggio

“Ammassati come pecore e nessuno che ci chiede il green pass”: così viaggiano i pendolari della Sati

L'azienda del trasporto pubblico non sta utilizzando i pullman a due piani per le corse della mattina da Campobasso a Termoli col risultato che i bus sono strapieni e non ci sono controlli sul possesso della certificazione verde. "Siamo tutti padri di famiglia e abbiamo paura ad abbracciare i nostri figli la sera”: la testimonianza choc di un operaio.

“Il green pass non lo chiede nessuno, viaggiamo ammassati come pecore su autobus vecchi e rotti che chissà se disinfettano davvero. Siamo tutti padri di famiglia e abbiamo paura ad abbracciare i nostri figli la sera”.

E’ lo spaventoso racconto di viaggio di un operaio campobassano che ogni mattina sale sul pullman della Sati per raggiungere la zona industriale di Termoli. Non sono più solo le condizioni precarie Bifernina, ora a rendere terribile il tragitto sui mezzi pubblici c’è anche il dilagare dei contagi per la variante Omicron diventata motivo di ansia e preoccupazione tra i pendolari.

Torniamo a occuparci dei tanti lavoratori che ogni giorno prendono l’autobus della ditta di trasporto Sati per raggiungere la costa adriatica. Sono centinaia i dipendenti di Campobasso e dintorni occupati alla Stellantis o negli impianti della chimica in basso Molise.

Per tutti loro quell’ora di viaggio sui mezzi pubblici è ragione di grande preoccupazione come si evince dalla testimonianza di questo abbonato Sati che utilizza la corsa delle 6.20 dal Terminal del capoluogo per Termoli.

“Ci fanno viaggiare ammassati come delle pecore in autobus stretti – questa la lettera di denuncia inviata alla nostra redazione – io personalmente, alto 1,80 mt, non riesco ad entrare a volte nei sedili che risultano scomodi e spesso anche rotti”.

sati pullman

Il problema non è solamente quello.

“Siamo preoccupati di contrarre il virus e la ditta che ci dovrebbe tutelare e garantire sicurezza non sta facendo niente, anzi, ha peggiorato la situazione mettendoci a disposizione autobus stretti che non di rado costringono alcuni lavoratori a occupare i sedili nella prima fila che dovrebbero essere lasciati vuoti pur di non viaggiare in piedi. Nessuno controlla il green pass, quindi non sappiamo se tutti quelli che viaggiano ne siano provvisti e non sappiamo se gli stessi autobus vengono veramente lavati e disinfettati dopo il giorno di viaggio”.

Disagi vecchi e nuovi e ansie da contagio non incidono, però, sul prezzo dell’abbonamento mensile: “Ce lo fanno pagare e quello sì che lo pretendono” racconta ancora con amarezza l’operaio campobassano.

autobus sati gente

“Siamo veramente stufi e arrabbiati di questa situazione, siamo tutti padri di famiglia e la sera quando torniamo a casa vorremmo abbracciare i nostri figli e le nostri mogli sapendo di non mettere in pericolo la loro salute”.

Stando ala testimonianza di un altro operaio i disagi così importanti con la Sati sono iniziati con l’avvio della cassa integrazione alla Stellantis.

Venendo meno tanti dipendenti Sati ha pensato bene di utilizzare la vecchia flotta al posto dei bus a due piani più comodi e sicuri. Lunedì scorso (10 gennaio) è stato il caos perché gli operai sono rientrati al lavoro e hanno viaggiato scomodissimi. Il giorno successivo un automezzo a due piani è stato ripristinato solamente per la corsa delle 12.35 (e al ritorno alle 22.30). Gli operai del turno della mattina (sia quelli che partono alle 4.30 sia quelli delle 6.20) sono ancora sui mezzi più vetusti.

Secondo la versione fornita dagli autisti Sati agli operai l’autobus a due piani sarebbe pericoloso perché c’è ghiaccio. Ma se pure fosse vero non si capisce perché il pericolo si ravvedere al mattino presto e non c’è più la sera tardi quando il ghiaccio sulla strada c’è comunque. E comunque questo non giustifica affatto la presenza di automezzi troppo pieni o l’assenza di controlli del green pass.

Sati, lo ricordiamo, è uno degli operatori del trasporto pubblico locale su gomma in virtù di un contratto di servizio con la Regione Molise che sborsa ogni anno fior di quattrini per il servizio pubblico reso dall’azienda.

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