Usiamo la testa

Un anno di vaccini, la pandemia che cambia e la sfida di adeguarsi. Buon 2022

In poco più di 365 giorni in Molise sono state somministrate circa 570mila dosi di vaccino e la pandemia è radicalmente cambiata. Ce ne stiamo accorgendo forse proprio adesso: nonostante l'incremento monstre di contagi in questi giorni, notiamo che c'è un terzo dei ricoverati rispetto a un anno fa e che in Terapia Intensiva c'è meno di un decimo dei pazienti del 31 dicembre 2020. Nessuno può promettere la fine dell'epidemia nell'anno che sta per iniziare, ma il nostro atteggiamento può mutare e la paura stemperarsi

2022 foto copertina

Non è la fine dell’anno che molti di noi si aspettavano: nessuno aveva previsto l’arrivo di una variante del Sars-Cov-2 così contagiosa che avrebbe moltiplicato tanto velocemente i contagi. Ma gridare al panico ora è non solo inutile ma altresì fuori luogo. Dopo un anno di vaccini la situazione è – a ben vedere – completamente diversa. La conferma arriva anche dagli operatori sanitari del territorio che non fanno che ripetere, come fosse un mantra, che “non è come in passato”. E difatti è proprio così.

Diamo un po’ di numeri. Alla fine del 2020 sono arrivati, accolti come un Messia da molti di noi, i primi vaccini. Il 27 dicembre le prime 50 dosi, ‘simboliche’ ma non poi tanto, ad alcuni operatori sanitari ospedalieri e ad ospiti di talune Rsa. Dopodichè la macchina delle vaccinazioni, da gennaio fino ad oggi, si è messa in moto e non si è mai fermata. Quasi 570mila somministrazioni in 12 mesi nella nostra regione, ovvero 1550 al giorno di media, dose più dose meno. Uno sforzo immane che ha portato a più che lusinghiere percentuali di immunizzati nelle varie fasce d’età. Non così in tutte le regioni italiane. Da ottobre la nuova sfida al virus ha preso le sembianze della terza dose, addizionale o booster che sia, e da allora in Molise ne sono state inoculate a oltre 105mila cittadini.

Da questi numeri bisogna (così come da quelli italiani e non solo) partire per spiegare come e perchè la pandemia – che resiste, eccome – è cambiata radicalmente. I vaccini l’hanno di fatto mutata, depotenziandola. Il Capodanno che ci traghetterà nel 2022 non sarà come ce lo siamo figurato, ma non è certo simile a quello dell’anno scorso quando l’Italia era ripiombata in un lockdown pensato a bella posta per il periodo festivo, con tanto di coprifuoco e di cenoni ‘dimezzati’. Oggi, nonostante i contagi in ascesa vertiginosa – leggasi pure ondata Omicron – abbiamo ripreso a vivere e a farlo con una ritrovata serenità. Almeno questo è quanto successo a tutti coloro che hanno scelto di immunizzarsi contro la bestia Covid-19. Che i vaccini non avrebbero difeso alcuno dall’infezione, cioè dal contagio, lo si sapeva e nessuno lo ha mai sostenuto. Ma che il contagio di un vaccinato sia altra cosa rispetto a quello di un non vaccinato è un dato acquisito dalla scienza.

In Molise il 31 dicembre 2020 fu contrassegnato da 1 decesso, e il giorno prima da 3 tra cui quello di una giovane donna di 29 anni. I ricoveri totali allora erano 57, di cui 11 in Terapia Intensiva. Oggi 31 dicembre non ci sono state vittime, come spesso registriamo da mesi a questa parte ad eccezione di alcuni giorni, e in ospedale i degenti assistiti – nonostante al momento ci siano oltre 1700 persone positive – sono solo 20, di cui una sola in Terapia Intensiva. Ergo, circa 1/3 dei ricoveri di un anno fa e sono oggi decisamente meno i pazienti in Rianimazione.

In Italia, dove oggi si sono ampiamente superati i 144mila contagi quotidiani, sebbene su oltre 1 milione di tamponi come prima non era mai accaduto, ci sono state 155 vittime (ma un anno fa ce n’erano state 555). Quanto ai ricoveri, se oggi ci sono 11.150 persone ricoverate nei reparti ordinari per Covid e 1.260 in Rianimazione, è bene ricordare che il 31 dicembre 2020 le cifre erano queste: rispettivamente 23.151 e 2.555 (più del doppio gli italiani ricoverati nei reparti salvavita così come in quelli meno critici). 

Ora, non piace a nessuno l’idea di prendere il Sars-Cov-2, tribolare per un tampone e, se positivi, attendere per giorni di negativizzarsi per riprendere la normale vita sociale. Ma se si è deciso un cambio di regole anche per le quarantene dei contatti dei positivi, purchè vaccinati o guariti, un motivo ci sarà. Non è irresponsabilità, ma una presa d’atto di un cambiamento che è già in essere. La pandemia è mutata, resterà con noi ancora per diverso tempo (forse sempre) ma non sarà più quella di un tempo e forse questo sarà l’ultimo Natale-Capodanno con limitazioni. Dobbiamo cominciare a familiarizzare con l’idea che prima o poi toccherà anche a noi o ai nostri cari di contrarre l’infezione, come tutti noi sappiamo che prima o poi quel determinato virus influenzale ci beccherà. È evidente che bloccare interi settori economici, per non parlare della scuola, non può e non deve accadere. Ed è oltremodo auspicabile che quella fetta di non vaccinati, per paura o per pura contrarietà, si assottigli sempre più. Non è colpa dei non vaccinati se l’Omicron ha iniziato a girare a più non posso, no. Ma il fatto che l’80% all’incirca delle persone in ospedale per Covid non sia vaccinata, nonostante sia meno del 10% della popolazione complessiva, dovrebbe dirla lunga.

L’augurio di tutti noi, e che vi rivolgiamo, è che il 2022 porti la fine di questo incubo. Ma sperare nell’azzeramento della pandemia da Sars-Cov-2, lo diciamo sinceramente, non è realistico. Allora tanto meglio virare su un altro augurio, cioè quello di evitare l’horror virus e imparare a convivere, con tutte le accortezze del caso, con questa epidemia. Una vita più serena – rispetto a quella di chi ha ceduto al panico stante l’incremento di contagi che ci circonda – è possibile e bisognerebbe tenere a mente che la trasformazione della pandemia sta andando nella direzione dell’equilibrio tra il patogeno (il virus) e l’ospite (ovvero noi). Contagi sì, ma molti meno ricoveri e decessi che però non potranno certo azzerarsi. E interesseranno giocoforza i non vaccinati ma anche i vaccinati che, per patologie o età avanzata, hanno un quadro clinico compromesso. 

Molti esercizi resteranno chiusi in questi giorni, i ristoranti non faranno gli affari di sempre come nei 31 dicembre pre-pandemia, le discoteche saranno chiuse e saranno banditi i concerti di piazza ma come molti stanno cambiando il modo di lavorare (chi l’avrebbe mai detto che l’asporto avrebbe costituito una opportunità per tante attività?) anche noi tutti dobbiamo cambiare il modo di pensare e di vivere. Buon 2022 a tutti.    (rm)

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