Quando prima di partire si sono sottoposti al test rapido – come prevede la normativa entrata in vigore dal 15 dicembre – e l’esito è stato “positivo”, hanno pensato fosse un errore.
Invece, poco dopo, per 6 dei 40 studenti dell’Istituto tecnico “Leopoldo Pilla” di Campobasso selezionati per il progetto “Erasmus Plus” a Malta, è arrivata anche la conferma dal tampone molecolare: positivi al covid. Non si parte. Non si torna in Italia.
Sei giovanissimi con un’età fra i 17 e i 18 anni che – stando a quanto previsto – dovranno attendere il prossimo tampone (e sperare in una negativizzazione) per rientrare a Campobasso. L’esame è stato già programmato per il 31 dicembre. Dunque, saranno costretti a trascorrere le festività natalizie lontani dalle famiglie.
Sono già stati isolati in piccoli appartamenti dove qualcuno provvederà a consegnare loro la spesa e non potranno uscire in attesa dei riscontri clinici. Quattro ragazzi e due ragazze che hanno dovuto salutare i loro compagni che invece – negativi al tampone – hanno fatto rientro a Campobasso.
Una doccia fredda per le famiglie che aspettavano di abbracciare i loro ragazzi, lontani da un mese per il progetto di alternanza scuola-lavoro che consente alle nuove generazioni di aprire una finestra sul mondo e perfezionare anche la lingua.
Poi, oggi (17 dicembre), una di quelle telefonate di cui i genitori avrebbero fatto volentieri a meno. Il covid ha giocato d’inganno e i ragazzi hanno preso il virus. Per fortuna sono tutti vaccinati e “l’antidoto sta facendo i suoi effetti perché siamo tutti asintomatici, al di là di un po’ di raffreddore”, raccontano al telefono con il tono dimesso e malinconico per il mancato ritorno a casa.
Non avrebbero mai immaginato di essere positivi al tampone proprio perché non avevano alcun sintomo che potesse preoccuparli. Giù di morale, a rincuorarli ci sono i genitori che sono in continuo contatto con i ragazzi “grazie anche alle videochiamate”. Ma aggiornamenti continui ci sono anche tra l’Istituto Pilla, l’Agenzia che ha organizzato l’Erasmus, le famiglie e le autorità maltesi. “Speriamo finisca presto questo incubo. Non ne possiamo più”, dicono i ragazzi costretti da oggi in poi a restare chiusi nella loro stanza, lontano da amici e parenti.
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