Il delitto di campobasso

L’addio a Cristian, il “portierone” che difendeva la vita ucciso la notte di Natale

La famiglia, gli amici, gli amici della curva del Campobasso, i compagni di squadra. Una piazza di dolore ha accolto la salma di Cristiano Micatrotta, il geometra 38enne ucciso la notte della Vigilia di Natale con un fendente al collo

Addio al portierone che “amava la famiglia, il calcio, gli amici, le gite fuori porta e le grigliate. Addio a te che amavi la vita”.

Un abbraccio della famiglia, degli amici, dei compagni di squadra, ha salutato per l’ultima volta Cristiano Micatrotta, il geometra di 38 anni ucciso in via Giambattista Vico, a Campobasso, la notte del 24 dicembre scorso.

Una cerimonia sobria e distanziata nella chiesa del Sacro Cuore. Concelebrata anche da Don Vittorio Perrella che Cristiano lo aveva battezzato “e che di Cristiano conoscevo i valori che gli aveva trasmesso la sua famiglia: amore e rispetto”.

La cerimonia è iniziata alle 15. Sulla bara i colori della squadra dove giocava: Sant’Angelo e Limosano.

Ma ad incorniciare – come, quasi, a voler proteggere – questo momento di grande dolore c’erano anche i colori degli amici di Curva del Campobasso, la squadra della sua città, che lui seguiva da appassionato tifoso com’era. C’erano gli amici di sempre e chi aveva avuto modo conoscerlo e di entrare in sintonia con la sua “carica e la sua energia”.

funerali cristiano micatrotta

Di quanto amore Cristian fosse circondato è evidente. Lo è nel colpo d’occhio che offre la Piazza dei Cappuccini, lo è nell’andirivieni di gente che continua ad arrivare anche a cerimonia cominciata.

Don Luigi richiama all’importanza del “silenzio” e del “raccoglimento con Dio”.  Prega per la pace nella città di Campobasso, ricordando che solo “Cristo può ridare speranza” e “Cristiano adesso sarà più presente di quanto noi possiamo immaginare”.

La cerimonia scorre, tra singhiozzi inghiottiti, mascherine che celano smorfie di dolore, gli occhiali che nascondono le lacrime. Gli amici della squadra di calcio, a margine della cerimonia, ricordano a quanti sono lì che “Cristiano mancherà moltissimo. Ci mancherà la sua forza ela sua energia, il suo sorriso”. Poi la voce si spezza quando il giovane al microfono ricorda che tuttavia: “Continueremo a portarti con noi in campo, sarai tu il dodicesimo uomo. Il presidente, la dirigenza, il mister, i compagni dell’sd Sant’Angelo e Limosano ti porteranno con loro. Ciao Cristian e fa buon viaggio. Ti vogliamo bene ora e per sempre”.

Coloro che Cristiano lo conoscevano da sempre rammentano il “vuoto immenso che hai lasciato”. “Chi lo ha conosciuto – dicono dal pulpito del Sacro Cuore – sa che persona splendida fosse. Aveva gli occhi della felicità e dell’allegria. Sapeva trasmettere benessere, era capace di sdrammatizzare qualunque cosa. Amava la famiglia, gli amici, il calcio, le gite fuori porta, le grigliate e il campeggio. Ed era capace di farti sentire come a casa sin da subito. Quante partite trascorse a difendere la porta e i suoi compagni. Era un leader dentro e fuori dal campo. Impossibile dimenticare quel sorriso, ora qui c’è solo tristezza senza di te”.

All’uscita dalla chiesa, l’omaggio più commovente: i fumi colorati della curva Nord, i palloncini, gli applausi, le mani che asciugano le lacrime e i cuori che volano via. Lassù.

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