Gestione della pandemia

Morti covid in ospedale, Procura chiede proroga indagini: al momento non ci sono indagati. Comitato annuncia nuovi esposti

La Procura della Repubblica di Campobasso ha chiesto al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale una richiesta di proroga di altri 6 mesi per le indagini sui decessi covid in Molise, avviate in seguito agli esposti presentati dal Comitato Verità e Dignità Vittime Covid 19 e rappresentato dall’avvocato Vincenzo Iacovino. È lo stesso legale a darne l’annuncio, allegando il provvedimento e informando che in settimana sarà depositato un ulteriore esposto relativo ai ricoverati al Cardarelli per patologie tempo-dipendenti deceduti per aver contratto il covid durante il ricovero ospedaliero.

Allo stato attuale, secondo quanto si apprende, non ci sono indagati per la vicenda specifica dei decessi covid al ardarelli, della situazione relativa alle Terapie Intensive e all’ossigenoterapia non funzionante, temi che costituiscono il fulcro centrale dell’indagine e il filone più rilevante. I filoni d’indagine associati alla gestione pandemica in Molise sono tuttavia oltre trenta, e per qualcuno – con l’ipotesi di abuso d’ufficio – alcune delle figure apicali attuali ed ex della sanità molisana sarebbero state iscritte persone sul registro indagati.

Secondo il Comitato, che si è costituito il 4 dicembre 2020, si tratta di “omicidi nosocomiali” la cui responsabilità andrebbe ascritta ai vertici gestionali della sanità. Ipotesi tutte da verificare sulle quali il Procuratore capo Nicola D’Angelo è al lavoro da un anno, sia su filoni autonomi relativi alla gestione della pandemia in Molise sia sugli esposti che a partire dallo scorso mese di dicembre il Comitato Verità è dignità per le vittime ha presentato nelle 3 Procure molisane.

Negli stessi esposti si fa riferimento a presunte responsabilità dei vertici della struttura commissariale e della direzione Asrem e a pazienti “morti di stento” e trascurati a causa della carenza di organico e di posti letto di Terapia Intensiva. In questo quadro è inserita anche la mancata attivazione della cosiddetta “Torre Covid”, ovvero il reparto ad hoc per la gestione e la cura dei pazienti intubati con polmonite da Sars Cov 2 finanziato con 6 milioni di euro e mai attivato.

Le ipotesi di reato che restano a carico di ignoti si riferiscono principalmente proprio alla gestione della sanità durante la pandemia e spaziano da falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici a epidemia colposa e delitti contro la salute pubblica. “L’auspicio – sottolinea l’avvocato Iacovino – è che dalle indagini e dalle relazioni dei tecnici e degli ispettori ministeriali inviati in Molise, i cui risultati sono stati acquisiti agli atti, si possano individuare i responsabili del disastro sanitario e umanitario che ha causato oltre 500 morti”.

 

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