Termoli

Licenziato dopo 16 anni di lavoro alla Saint Gobain: “Sesto caso in 18 mesi nonostante la ripresa”

I sindacati criticano la multinazionale che produce gesso al Nucleo industriale di Termoli: "Operai trattati come macchine usurate da sostituire. Le altre aziende chiedono la cassa integrazione, qui si viene cacciati dalla sera alla mattina"

Sei licenziamenti in un anno e mezzo. È il bilancio drammatico fornito dalle sigle sindacali all’interno della Saint Gobain, la multinazionale che produce gesso all’interno del Nucleo industriale di Termoli. L’ultimo caso, relativo a un lavoratore con una esperienza pluridecennale, è di pochi giorni fa.

“Le grandi aziende multinazionali hanno evidentemente trovato un modo nuovo di dare gli auguri di buon Natale. È capitato al lavoratore della Saint Gobain che dopo 16 anni di lavoro e tanti sacrifici, si è visto recapitare al rientro dalle ferie la lettera di licenziamento. Sei i licenziamenti negli ultimi 18 mesi alla Saint Gobain di Termoli”.

Il quadro delineato da Roberto D’Aloia di Feneal Uil, Massimiliano Rapone di Filca Cisl e Rosa Di Paola di Fillea Cgil è fosco. “Quello che sembrava essere uno degli stabilimenti che ancora assume personale in questo periodo di crisi alla fine si rivela un bluff. Sei licenziamenti degli over 50 mandati a casa senza preavviso, dalla sera alla mattina e alcuni nella mattinata stessa, giusto il tempo di riempire buste nere e svuotare quella dell’armadietto che per più 20 anni è stato custode di una divisa portata con orgoglio”.

Per i sindacati “i licenziamenti arrivano con le scuse più assurde: riqualificazione dell’azienda, soppressione della mansione, provvedimenti disciplinari. Alla Saint Gobain fioccano lettere di richiamo quando lavori al freddo e sotto la pioggia e se vai a cambiarti negli spogliatoi ti puoi ritrovare con la lettera di contestazione. Abbandono del posto di lavoro. Alla Saint Gobain fioccano lettere se ti cade una pietra sul dito, come se il dipendente lo facesse apposta e non perché qualcuno avrebbe dovuto mettere delle protezioni dove non c’erano. Alla Saint Gobain fioccano lettere se sbagli il carico di un pacco di lastre da 13 a 15 mm e non perché magari le etichette di carico sono finite su altro materiale. Alla Saint Gobain grazie a Dio i forni fortunatamente sono impegnati per la cottura delle lastre”.

I sindacati attaccano duramente l’azienda per i comportamenti messi in atto nell’ultimo periodo. “Una multinazionale francese che entra nel nostro territorio con la scusa di offrire posti di lavoro ma quando il lavoratore inizia ad avere cenni di cedimento per tanti anni di lavoro, e manda qualche certificato medico in più, viene licenziato, dimenticando che ha prodotto per anni, che l’esperienza e la professionalizzazione acquisita ne fanno un valore aggiunto,  viene sostituito come i pezzi usurati di una macchina che deve produrre e quindi al suo posto preso un interinale giovane che sicuramente costa meno, parla poco e non ha vincoli contrattuali.

Aziende che prendono ottima materia prima dalle nostre montagne, dal nostro territorio, lasciando per assenza di normativa regionale grandi buchi,  terreni vuoti, per grandi economie e poca ricaduta sul territorio.

Ogni anno vengono illustrate statistiche e grafici sulle percentuali di malattia definite assenteismo, ma le stesse statistiche non riportano che il 70% dei lavoratori ha le stesse patologie, pare evidente che qualcosa non va nei grafici, magari si potrebbe migliorare la qualità del lavoro?

Si potrebbe ipotizzare che non sarebbe necessario consegnare una lettera di licenziamento come un augurio di buon Natale”.

Amara la considerazione finale. “Mentre altre imprese non licenziano ma chiedono la Cigo (cassa integrazione ordinaria, ndr) per la crisi dei materiali c’è chi licenzia con materiali e magazzini al massimo della produzione e un giro di affari in forte crescita grazie alla ripresa del settore delle costruzioni e al bonus 110”.

Il tema dei licenziamenti è quanto mai attuale, come si vede in Sevel di Atessa dove tantissimi operai sono stati lasciati a casa, ma anche alla Fiat di Termoli dove va avanti il piano di uscite volontarie retribuite.

“Cacciato da Sevel senza una parola. Ormai nelle nostre fabbriche si fa la guerra tra poveri”

leggi anche
sevel terminal bus operai
La testimonianza
“Cacciato da Sevel senza una parola. Ormai nelle nostre fabbriche si fa la guerra tra poveri”
motore-fiat-144156
Luci e ombre dei metalmeccanici
Incentivi per licenziarsi, cig, trasferte in Francia e nuovo “codice di condotta”. Stellantis: 2022 anno della Gigafactory, ma è ancora tutto fermo
commenta