È la crisi che sta facendo perdere il lavoro a tantissimi operai ed è la stessa crisi che rischia di rovinare il Natale a quanti decideranno di ordinare all’ultimo momento un prodotto di elettronica in arrivo dall’altro capo del mondo. È la crisi dei semiconduttori, o crisi dei microchip. Per far fronte a questa improvvisa tempesta arrivata anche a causa dei cambiamenti portati dalla pandemia, Stellantis ha ideato un piano per non dipendere più da importazioni di microchip dall’Estremo oriente.
“È necessaria una strategia europea verso la Cina sui semiconduttori” ha detto oggi il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, durante la Conferenza Stato-Regioni, sostenendo anche le ragioni dei presidenti Cirio (Piemonte), Marsilio (Abruzzo), Toma (Molise) e Schlein (vice Emilia-Romagna). In sostanza le regioni che ospitano i maggiori stabilimenti produttivi di Stellantis, cioè Melfi, Mirafiori, Atessa, Termoli e Modena.
Il presidente lucano ha infatti puntato l’attenzione sulle conseguenze della carenza di semiconduttori. “Non possiamo accettare – ha aggiunto Bardi, riferendosi allo stabilimento di Melfi (potenza) di Stellantis – che i nostri stabilimenti siano fermi o limitati, i nostri lavoratori in cassa integrazione, per una mossa politica spregiudicata presa a migliaia di chilometri di distanza da noi, ma che esplica effetti anche sui nostri territori”.
La richiesta di Blardi arriva in seguito alla forte crisi di questi stabilimenti, fra cassa integrazione, riduzioni di personale e dei turni di lavoro. Quando Blardi parla di ‘mossa spregiudicata a migliaia di chilometri da noi” fa riferimento, in maniera un po’ grossolana probabilmente, a una crisi che sta avendo effetti in tutto il mondo ma che non ha una singola ragione specifica.
Innanzitutto i semiconduttori sono materiali che appartengono alla categoria dei semimetalli (il silicio o il germanio, ad esempio) e che servono, fra le altre cose, alla realizzazione dei microchip. La crisi deriva da un rallentamento della produzione dovuto a diversi fattori quali l’aumento della domanda durante il periodo pandemico (specie per i prodotti elettronici), il rallentamento dei commerci dovuto alle regole anti Covid e alla guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti e non da ultimo il cambiamento climatico che ha comportato una forte siccità (e quindi meno acqua per la lavorazione dei semiconduttori) a Taiwan, la nazione che oggi ospita il 50% degli impianti di assemblaggio, test e confezionamento di microchip presenti in tutto il mondo.
Ma Stellantis, invece di una via europea per la produzione di microchip, ha invece pensato a un accordo diretto con uno dei maggiori produttori, sempre da Taiwan. È quanto annunciato dall’azienda in un evento digitale dello scorso 7 dicembre.
Si tratta di una “strategia software per l’uso di piattaforme tecnologiche di nuova generazione, partendo dalle funzionalità già esistenti dei veicoli connessi per trasformare il modo in cui i clienti andranno ad interagire con quest’ultimi, generando approssimativamente 20 miliardi di euro di ricavi incrementali entro il 2030. Questa trasformazione porterà i veicoli Stellantis dalle attuali strutture elettroniche dedicate, a una piattaforma software aperta che si integra perfettamente con le vite digitali dei clienti. Il risultato è un considerevole ampliamento delle opzioni a disposizione dei clienti per aggiungere funzionalità e servizi innovativi, tramite aggiornamenti over-the-air (OTA), mantenendo i veicoli attuali stimolanti e aggiornati, anche a distanza di anni dalla loro costruzione”.
Ma all’interno di questa strategia che prevede lo si inserisce forse il passaggio di maggiore attualità a proposito della crisi. Si tratta dell’accordo con la multinazionale taiwanese Foxconn, produttrice di componenti elettronici ed elettrici. “Il nuovo memorandum d’intesa non vincolante firmato con Foxconn mira a progettare una famiglia di microcontrollori appositamente progettati per supportare Stellantis e i clienti di terze parti. La partnership ha lo scopo di sviluppare quattro famiglie di chip che copriranno oltre l’80% delle esigenze dei microcontrollori dell’azienda, contribuendo a semplificare notevolmente la catena di approvvigionamento. L’adozione e l’installazione di prodotti nei veicoli Stellantis è prevista entro il 2024”.
Secondo l’amministratore delegato Carlos Tavares “le nostre strategie di elettrificazione e software supporteranno la trasformazione per diventare un’azienda tecnologica di mobilità sostenibile, sfruttando la crescita aziendale associata con funzionalità e servizi over-the-air e offrendo la migliore esperienza ai nostri clienti. Con le tre nuovissime piattaforme tecnologiche basate sull’intelligenza artificiale in arrivo nel 2024, implementate sulle quattro piattaforme di veicoli STLA, sfrutteremo la velocità e l’agilità associate al disaccoppiamento dei cicli hardware e software”.
Un processo lungo e complesso che sicuramente non risolverà in tempi rapidi la crisi dei semiconduttori. Difficile quindi prevedere cosa cambierà a breve per gli operai ma è facile prevedere che la situazione di difficoltà proseguirà per tutto il 2022.
Più a lungo termine l’azienda ha invece comunicato l’intenzione di assumere nuovo personale ma guardando principalmente agli ingegneri. “Per sostenere questa trasformazione, Stellantis sta creando una Software & Data Academy per ricollocare oltre 1.000 ingegneri interni in diversi ruoli, dando vita a una nuova software community. L’azienda sta inoltre assumendo i migliori talenti software e IA dall’industria della tecnologia e da altri settori a livello globale. Entro il 2024, Stellantis punta ad avere 4.500 ingegneri software orientati all’efficienza, creando hub di talenti in tutto il mondo. Questi ingegneri garantiranno la perfetta esecuzione delle ambizioni software di Stellantis e opereranno all’interno dell’ecosistema creato dalle partnership di Stellantis”.
Di ricadute occupazionali sui territori al momento non se ne parla.
commenta