Una brutta storia

La casa è inagibile, ma la vicina se ne appropria: da 14 anni odissea infinita per famiglia campobassana

Da 14 anni la vicenda per certi versi assurda vissuta da una famiglia del capoluogo che si è vista sottrarre un appartamento nel Centro storico dalla vicina di casa. Quest'ultima è stata scagionata dopo che è sopraggiunta la prescrizione. Ma il signor Carovillano non si arrende: "Mi preoccupo per gli eredi che avranno questa situazione incresciosa sulle spalle".

14 anni di odissea per una casa di proprietà del Centro storico che sarebbe stata sottratta dai vicini di casa. Il protagonista è il campobassano Nicola Carovillano, dal duemila residente a Monza per motivi lavorativi. Vicenda intricata, al limite del paradossale, per certi versi drammatica. Fatti precisi e circostanziati, descritti nei dettagli, per i quali la giustizia è chiamata a dare risposte. Proprio qui sta l’inghippo: per ora la famiglia Carovillano non ha avuto i responsi attesi, che in qualche modo sembravano scontati. Proprio no. Ma andiamo a scrutare tra le pieghe di questa storia.

Bisogna fare un passo indietro, fino agli anni Novanta. “Nel 2011 – spiega il signor Nicola – io e i miei fratelli Patrizia e Antonio siamo divenuti proprietari, alla morte di nostra madre, di un appartamento (con annessa stalla) in Strada Pennino, ai numeri civici 20 e 26. Un’abitazione di 50 metri quadrati che non possedeva i requisiti per l’agibilità e così già negli anni novanta mio padre aveva fatto apporre i sigilli dal Comune di Campobasso. Ma abbiamo continuato e continuiamo a pagarvi l’Imu, prima mia madre poi noi fratelli”. Dunque, una casa disabitata, inagibile e chiusa. Almeno così sembrava.

Sì, perché la vicenda si complica e maledettamente nel 2007: “Ci siamo accorti casualmente, passando un giorno davanti quella casa di via Pennino – continua – che il portone di accesso dell’appartamento era stato murato, i sigilli tolti e il numero civico cancellato”. Assurdo, direte voi. Ma chi avrebbe fatto tutto questo? “Abbiamo scoperto che la proprietaria dell’appartamento del piano superiore aveva effettuato dei lavori di ristrutturazione allargando il proprio immobile e invadendo il nostro. E aveva poi murato l’ingresso consentendo così l’entrata solo ed esclusivamente passando per l’ingresso dell’appartamento di sua proprietà”.

Sembra qualcosa di irreale. Eppure è successo e da quel giorno di quattordici anni fa la famiglia ha avviato un iter burocratico infinito. Addirittura, “abbiamo scoperto che l’appartamento era stato concesso in affitto a studenti universitari dai quali la signora percepiva un canone mentre mia madre e poi noi figli dopo la sua morte stiamo continuando a pagare l’Imu. Ci siamo recati all’ufficio comunale, il funzionario ha stentato a credere alle nostre parole affermando che la signora in questione rappresentava per la città di Campobasso una persona degna di stima e di rispetto, negando la palese realtà che avrebbe riscontrato se si fosse recata sul posto”.

Centro storico strada Pennino

E allora non c’era altro da fare che adire le vie legali: “Nel 2007 è così iniziata la nostra odissea processuale, un processo che si sarebbe potuto e dovuto concludere in un quarto d’ora guardando le carte catastali e invece siamo andati incontro a continui rinvii per mancata presentazione della proprietaria dell’appartamento sopra al nostro, per cambi di giudici istruttori. L’unico giudice che aveva attentamente studiato le carte processuali purtroppo è deceduto”.

Ma poi si è arrivati a un punto, o meglio, a un punto e virgola: “Nel 2014, dopo ben sette anni, la signora in questione è stata scagionata dal reato di “appropriazione indebita dell’immobile” e da altri reati per avvenuta prescrizione”. Un colpo alle speranze della famiglia Carovillano, che però ha deciso di andare avanti con la parte civile. Ma ad oggi non è stata ancora fissata la prima udienza, e sono passati altri sette anni: “Saranno tempi biblici, quando basterebbe mezz’ora per capire dalle carte catastali chi sia il reale proprietario dell’appartamento”.

Un caso davvero ingarbugliato, pieno di situazioni all’apparenza paradossali. Che però non distolgono Nicola Carovillano dalla voglia di giustizia: “La nostra reale preoccupazione è che tale proprietà passerà nelle mani dei nostri eredi che si ritroveranno proprietari di un immobile utilizzato da altre persone indebitamente e che continueranno ad arricchirsi senza che nessuno faccia niente. Anche perché oltre al terzo della proprietà intestato a me e ai miei fratelli ce ne sono altri due che fanno capo agli eredi degli zii deceduti. Tra l’altro, ogni tanto la signora vicina di casa, tramite i suoi avvocati, cerca di contattarci per trovare una soluzione, un compromesso, ma ogni volta che si sta arrivando al dunque spariscono tutti”.

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