Larino

Disattesi annunci e promesse, l’Iperbarica ferma da due mesi. Molisani costretti ad andare fuori regione per curarsi

Era stato anunciato il rilancio della struttura, completamente riammodernata con 4 posti per la cura di svariate patologie e macchinari nuovi di zecca. Invece l'Iperbarica dell'ex Vietri non funziona da settembre scorso: alla dottoressa andata in pensione in estate non è stato sostituito nessun rianimatore. L'unico che aveva manifestato interesse non è stato mandato a Larino, e in mancanza di dipendenti Asrem adatti ora si pensa di affidare il servizio in convenzione pubblico-privata.

Chiamano dal Gargano, dall’Abruzzo, dalla Campania. Sempre la stessa domanda: quando torna in funzione l’Iperbarica? Quando possiamo venire? Anche la risposta è sempre la stessa: “Non lo sappiamo, non dipende da noi”.

Il trillo del telefono è l’unico rumore che si sente nel centro iperbarico dell’ex Vietri di Larino, esempio chiaro e limpido – come il giallo vivace col quale è dipinta la struttura – di come il Molise strozzato da una sanità in costante perdita si faccia sfuggire una delle sue occasioni migliori. Nuovo di zecca, macchinari all’avanguardia, un sistema di erogazione dell’ossigeno ultima generazione, tutto perfettamente funzionante e senza un filo della ruggine che ahimè incrosta molte delle attrezzature in dotazione alla Asrem: l’iperbarica poteva – e doveva – essere un centro di eccellenza, un polo per attrarre pazienti (e portare soldi), è invece è di nuovo immersa nella nebbia dell’incertezza. “Non c’è la volontà politica” sussurrano da queste parti, lasciando intendere che il destino di questa struttura è appeso al filo sempre più consunto di servizi che si perdono e si disperdono fra i meandri della burocrazia, l’emergenza covid (che ancora tiene sotto scacco l’ospedale Cardarelli) e i concorsi che vanno deserti.

A luglio scorso l’unico medico operante nella struttura, la dottoressa Pina Lallo, è andata in pensione. Si sapeva da tempo, c’era stato un largo preavviso. Dopo di lei, a stretto giro, uno degli infermieri specializzati. Per lavorare in Iperbarica non basta avere una qualifica specifica ma bisogna anche aver fatto almeno 300 ore di affiancamento. Insomma, le sostituzioni non sono facili. Eppure. Eppure è successo che durante il periodo di sostituzioni del dottor Mariano Flocco (che ha fatto funzionare l’Iperbarica fino a settembre) un anestesista rianimatore del Cardarelli ha chiesto di poter lavorare a Larino. Proprio alla Iperbarica. Si tratta di uno dei medici che di sua spontanea volontà ha lasciato l’ospedale di Campobasso per “incompatibilità ambientale”. Non è solo un rianimatore, è anche in possesso di un master specifico in terapia dell’ossigeno, che aveva espresso una ferma volontà di andare a lavorare all’Iperbarica. Non ce lo hanno mandato, e nel frattempo è passato a lavorare al Gemelli Molise.

“L’Iperbarica del Vietri tornerà più operativa di prima, e funzionerà anche per le urgenze” avevano promesso la direzione generale e il direttore del distretto qualche mese fa, rilanciando l’annuncio che aveva trovato ampio spazio sui giornali e fatto tirare un sospiro di sollievo generale. Ma alle parole i fatti non sono seguiti. E a parte una accurata visita della Direttrice Sanitaria Evelina Gollo, nulla è accaduto.

L’impressione è che si stia facendo morire un servizio salvavita che per inciso è uno dei pochi servizi sanitari pubblici molisani capace di attirare persone da tutto il bacino del centro-sud. Riammodernata per un investimento di oltre 200mila euro, l’Iperbarica è stata una scommessa lungimirante che resta solo una promessa, sempre più vuota e triste. Al di là delle garanzie profuse dai manager aziendali, trovare qualcuno che racconti come stanno davvero le cose è un’ardua impresa nella regione che ha instaurato la legge-bavaglio per gli operatori sanitari, adottata anni fa per impedire che informazioni riservate potessero trapelare e finire nelle mani sbagliate, e tuttora in vigore pena amonizioni e diffide.

Il dato, nudo e crudo, è questo: l’Iperbarica non funziona. Né per l’ordinario e il “programmabile”, come i trattamenti riservati a ulcere, retinopatie, ipoacusie e altri, né tantomeno per lo straordinario, vale a dire trattamenti di ossigenoterapia non programmabili perché dedicati alle urgenze come le intossicazioni da monossido o la sindrome da decompressione dei subacquei. Non funziona, punto.

Camera iperbarica ossigenoterapia

“Ho iniziato un ciclo di trattamento per curare un problema dell’orecchio – racconta un paziente molisano che non vuole esporsi con la propria identità – ma dovendo fare un ciclo aggiuntivo ora sono costretto ad andare ad Avellino”.

Rischia di perdersi un patrimonio non solo sanitario, ma anche volano per l’economia. Quando la iperbarica funziona in BassoMolise arrivano pazienti da diverse regioni e stazionano giorni e settimane, dovendo fare cicli di trattamento prolungato. Significa posti letto occupati nei B&b e tavoli al ristorante o in trattoria.

Al momento nulla di tutto questo, anche se l’Iperbaica non è chiusa, tecnicamente. Né potrebbe esserlo.  L’unico infermiere che lavora qui si occupa di mettere in funzione i delicati macchinari dell’ossigeno, che non possono restare fermi nemmeno un giorno.

Dopo la denuncia del sindaco di Larino Pino Puchetti siamo andati a vedere, riscontrando personalmente che le cose stanno esattamente così e che ormai da due mesi nessun paziente viene trattato nel centro che può ospitare 5 pazienti a seduta più uno (in via straordinaria), raro esempio di investimento in attrezzature sanitarie di cui il Molise possa vantarsi.

Fino a quando perdurerà questa situazione? E’ una fase transitoria, per quanto deleteria, o è l’anticamera della fine, la prima avvisaglia d una lenta morte per sfinimento? Nessuno lo sa, mentre si rinforza un ulteriore fenomeno di migrazione sanitaria fuori regione, verso le Iperbariche di Avellino o Bari (che peraltro in questo momento è in ristrutturazione), che apre ancora una volta a emorragie economiche per il piccolo Molise, alle prese con una sanità mai tanto massacrata, nella quale gli stessi medici più resistenti cominciano a cedere, ad alzare bandiera bianca.

Mentre la ricerca di un medico rianimatore adatto a gestire il centro, almeno ufficialmente, prosegue (con tutte le difficoltà, considerando che proprio il ruolo di anestesista rianimatore è uno dei più difficili da reperire sul territorio, in un momento peraltro in cui l’emergenza covid va avanti e le terapie intensive devono essere garantite a ogni costo), si fa strada l’ipotesi di affidare la Iperbarica a un gruppo di operatori sanitari privati, non dipendenti della Asrem. Si tratta di medici con le qualifiche necessarie che prenderebbero in gestione il servizio in convenzione con Asrem. Finora la trattativa non è andata a buon fine, sembra che la richiesta per le casse della sanità pubblica sia troppo onerosa. Su tutto il resto, al momento, non c’è alcuna certezza.

 

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