Un orizzonte diverso

Il Molise guarda oltre se stesso: le Macroregioni non sono più un tabùsondaggio

Approvato in Consiglio regionale all’unanimità la mozione per avviare il dialogo istituzionale per forme di cooperazione fra diverse Regioni e in futuro la possibile macroregione. L’autonomia non sembra più intoccabile

Il Consiglio regionale del Molise dice sì a una forma di cooperazione con le altre Regioni su determinate materie. Non vuol dire che l’autonomia regionale sia messa in discussione al momento, ma forse è la prima volta in assoluto che il Molise ammette implicitamente che da solo non ce la fa più.

Ci è voluta una pandemia per smascherare le carenze ormai evidenti di una regione che non assicura una sanità pubblica efficiente ai propri cittadini, non ha un sistema di infrastrutture e trasporti da Paese avanzato, non crea adeguate opportunità di lavoro e più in generale non riesce a superare deficit cronici di sviluppo. Il che sta comportando uno spopolamento evidente.

Quella di martedì scorso 21 dicembre è in qualche modo una giornata storica. Dopo aver celebrato il proprio anniversario, a cinquantotto anni dalla proposta di legge costituzionale con la quale fu sancita la nascita della Regione Molise, il Consiglio regionale del Molise ha vissuto prima un appuntamento istituzionale, col convegno ‘Il Molise e la sfida del regionalismo italiano dopo la pandemia’, quindi ha dato vita a un Consiglio regionale monotematico dedicato al tema.

Nella seduta consiliare monotematica del pomeriggio l’Aula ha approvato all’unanimità la mozione che vedeva come prima firmataria la consigliera del Pd Micaela Fanelli, che già da tempo porta avanti il tema dell’esigenza di collaborazione fra Regioni in vista di un ridisegno istituzionale che dovrà portare alla creazione delle macroregioni.

Ma cosa ha stabilito il Consiglio regionale? La mozione impegna il Presidente della Regione ad “avviare attività di interlocuzione politica con i livelli istituzionali nazionali e regionali, e in particolare coi Presidenti delle Regioni confinanti al fine di verificare la percorribilità delle collaborazioni rafforzate a norma dell’articolo 117, 8° comma della Costituzione”.

In sostanza a Toma è stato dato mandato con voto unanime di “potenziare forme di collaborazione progettuale con le regioni nell’ambito degli strumenti di programmazione (PNRR e programmazione europea e nazionale 20/27), nonché sollecitare un confronto propositivo con la Commissione Parlamentare Bicamerale per le questioni regionali al fine di attuare una valutazione congiunta capace di ponderare vantaggi e svantaggi delle nuove strade del regionalismo solidale e cooperativo rispetto alle esigenze e bisogni della Regione Molise e, infine, di inviare l’attuale deliberato alla Conferenza dei Consigli Regionali e a quella delle Regioni”.

Insomma non è certo un atto rivoluzionario, ma sembra il primo passo all’interno delle istituzioni di un processo che la pandemia pare aver reso inevitabile. D’altronde è sentimento comune fra i molisani quello di guardare oltre l’autonomia. Il numero di coloro che vorrebbero tornare insieme all’Abruzzo è in crescita, ma l’orizzonte sembra quello di una macroregione con Marche e Abruzzo. Il che non vorrebbe certo dire perdere le proprie tradizioni, bensì migliorare servizi e aumentare opportunità per i cittadini. Molto più defilate e poco praticabili le ipotesi Moldaunia (Molise più provincia di Foggia) o Molisannio (con la provincia di Benevento).

Secondo Fanelli la giornata di martedì “rappresenta un momento importante di un percorso che ho inteso attivare sin dall’agosto 2020, con un primo incontro sul tema promosso a Termoli. Ed è proprio da lì che è poi continuato l’iter che ha portato, nell’ottobre dello scorso anno, all’approvazione all’unanimità di un Ordine del Giorno, di cui sono stata prima proponente, per commissionare una dettagliata analisi – redatta poi dalla Svimez – sugli effetti positivi e negativi (economici, sociali, di competitività territoriale, finanziari) circa la possibilità di realizzare entità regionali che “accorpino” più Regioni, muovendo dal punto di vista dell’interesse della Regione Molise”.

Per l’esponente del Partito Democratico “per garantire che la forbice delle disuguaglianze non si allarghi, per garantire i diritti dei cittadini del Molise, per avere più forza nei confronti dello Stato centrale e dell’Europa, il primo passo è, infatti, proprio quello di attuare il dettato dell’ottavo comma dell’articolo 117 della Costituzione. Ovvero la cosiddetta cooperazione rafforzata, che offre alle Regioni la libertà di associarsi liberamente, attraverso accordi (bilaterali o plurilaterali) ratificati dalle rispettive leggi regionali, senza necessità di riforme costituzionali, per svolgere insieme alcune funzioni. Senza cancellare le proprie istituzioni, basandosi su meccanismi di gestione simili a quelli europei”.

Micaela Fanelli

Quello attuato deve però essere soltanto il primo passo di un processo lungo che potrebbe comportare grossi cambiamenti. “Resta da tenere presente, tuttavia, di come ciò possa rappresentare solo l’inizio di un nuovo percorso – ammette Fanelli che possa poi giungere a nuove e più complesse articolazioni capaci di ridisegnare la geografia istituzionale italiana, in una riforma del titolo V o quanto meno di una più compiuta e collaborativa attuazione. Nuove articolazioni che prendano in considerazione la soluzione più avanzata delle macroregioni. Una delle opportunità migliori per ricostruire una rete istituzionale fondata sulla logica dei bisogni, dell’eguaglianza e della giustizia sociale, abbandonando quella fallimentare dei numeri che, così come ha certificato lo Svimez, negli ultimi anni ha visto il Molise avere la più alta perdita delle risorse umane nel settore pubblico allargato. In numeri, questo significa che assai difficilmente la nostra regione potrà migliorare i servizi se, negli ultimi anni, ha perso il 40% degli addetti del comparto della pubblica amministrazione.

Ma dalla Svimez impariamo anche come la nostra economia “aperta”, quella dell’export, conosce nel 2020 dei miglioramenti incredibili: più 26%, con picchi nel settore dell’agroalimentare e dell’automotive. A fronte di tutto questo però, impietoso è il dato demografico che parla di una ventesima regione che, nel 2065, avrà 13mila abitanti in meno nella fascia 0/14 anni. In pratica una città come Venafro che scomparirà definitivamente. Il tutto mentre anche l’immigrazione resta simile ai centri minori delle altre regioni e la seconda transizione demografica vedrà solo il 13% della popolazione molisana concentrarsi nei piccoli paesi al di sotto dei mille abitanti.

Tutti dati che ci inducono a ridisegnare il nostro abito completamente. Il Consiglio regionale sia un sarto attento. Oggi le misure sono state prese ed è un passo avanti. Ma solo un passo. Bisogna proseguire”.

C’è però da fare i conti con chi ritiene che questo non sia un tema all’ordine del giorno e probabilmente non intende combattere questa battaglia, facendo perdere altro tempo prezioso ai cittadini molisani. “Così mentre mi preme ringraziare il Consiglio e il presidente Micone per questa giornata dedicata a un tema vitale per il Molise – conclude Fanelli -, non posso non evidenziare la poca sensibilità sulla questione mostrata dal presidente Toma e dai componenti dell’esecutivo regionale, stamane assenti e che hanno raggiunto l’Aula solo in fase avanzata del dibattito, ancora una volta a rimorchio della capacità di proposta delle minoranze”.

Sondaggio

Il Consiglio regionale del Molise fa un primo passo verso le Macroregioni. Cosa ne pensi?

  • Sì alla Macroregione con Abruzzo e Molise (77%, 1.048 Voti)
  • Il Molise deve restare autonomo (16%, 219 Voti)
  • Sì alla Moldaunia (4%, 56 Voti)
  • Sì al Molisannio (3%, 43 Voti)

Totale voti: 1.366

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