La proposta

Altrove l’hanno già fatto, ora tocca al Molise: medico di base anche ai senza fissa dimora

In Italia, se perdi la casa perdi anche il medico di base, perché contestualmente alla casa perdi anche la residenza. È una stortura del sistema che va a danno dei più fragili. In Molise i senza fissa dimora, secondo una stima della Caritas e de La Città Invisibile, sarebbero una cinquantina, persone che si ritrovano private di un diritto primario. Una privazione che diventa ancor più grave se si considera il contesto pandemico in corso.

Martedì 23 novembre la Regione Puglia, dopo l’Emilia-Romagna, si è dotata di una legge che garantisce anche ai senza fissa dimora l’iscrizione alle liste regionali delle Asl, per consentire loro di usufruire delle prestazioni del medico di base riferimento.  Un diritto sacrosanto che in Italia decade quando per qualche motivo perdi la casa e di conseguenza anche la residenza. Una stortura del sistema che va a danno dei più fragili, degli ultimi. Decine di migliaia di persone che, per i più svariati motivi, si ritrovano a perdere la casa e spesso a non avere più niente. A quelle persone, che perdono tutto, lo Stato toglie anche il medico di base.

A causa della crescente povertà assoluta (passata in Italia dal 7,7 al 9,4% della popolazione totale, dati Istat 2020 – anno della pandemia), in Italia i senzatetto erano quasi 51mila nel 2014, anno dell’ultima ricerca. Informazione quindi datata e anche incompleta, visto che l’indagine riguardava solo i 158 principali comuni.  Dalla stessa ricerca si evince che al Sud sono in aumento i servizi legati alle prestazioni collegate (mense e accoglienza notturna) , indice di un aumento delle persone senza dimora. In crescita anche il contatto con i centri di ascolto o strutture simili (da 35,7% a 42,7%) e quello con i servizi di distribuzione medicinali (da 33,5% a 40,2%). Infine, ma solo per gli stranieri, aumenta anche la frequentazione dei centri di accoglienza diurna (da 31,5% a 35,5%). In crescita anche il numero di persone senza dimora che si rivolgono ai servizi sociali (dal 39,8% al 47,1%). È facilmente immaginabile che i dati assoluti siano stimati al ribasso, perché alcune persone non si rivolgono ai servizi e restano quindi del tutto invisibili.

Per quanto riguarda la situazione molisana, non esiste purtroppo una ricerca specifica che riguardi l’intero territorio, ma possiamo fare riferimento alle importanti e preziose esperienze sul territorio di Caritas e de La Città Invisibile. Complessivamente i senza fissa dimora sono una cinquantina così suddivisi: 35 nella città di Termoli e 15 in quella di Campobasso.

Questi ultimi usufruiscono dei locali della Caritas sia per dormire che per alimentarsi. Qui, stando a quanto ci riferiscono i responsabili, c’è una situazione più stabile, più controllata: “non troviamo persone per strada a dormire”; a differenza di Termoli dove vi è un flusso maggiore. In basso Molise, oltre ai servizi forniti della Caritas, vi sono quelli de La Città Invisibile, che proprio in queste settimane è stata costretta ad abbandonare la storica sede di Piazza Olimpia (dove oltre a consulenze legali, metteva a disposizione i servizi igienici e la colazione) per trasferirsi nei locali della parrocchia di Sant’Antonio, in quanto tali locali saranno destinati per volontà dell’amministrazione comunale alla realizzazione Museo del Mare.

L’obiettivo della legge adottata dalla Puglia e dalla Regione Emila Romagna è quello di garantire alle persone senza dimora, che vivono sul territorio regionale, l’esercizio effettivo del diritto alla salute e, contemporaneamente, garantire un miglior impiego delle risorse pubbliche, dato che i costi a carico del sistema sanitario sono esponenzialmente più alti se si lascia questa platea di persone senza la copertura del medico di base e quindi le si costringe ad utilizzare, in caso di necessità, i servizi di pronto soccorso.

La riforma costituzionale del 2001 consente alle Regioni di dotarsi, attraverso leggi organiche, di propri modelli di gestione sanitaria, e di fare passi in avanti nell’autonomia nell’ambito delle proprie scelte di politiche della salute, nella quale può pienamente rientrare l’estensione della tutela sanitaria ordinaria alle persone senza dimora.

La scelta della Regione Puglia, che si intende azionare con il progetto di legge, di estendere l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle ASL alle persone senza dimora presenti sul territorio regionale rientra inoltre nelle azioni finalizzate al rispetto degli obiettivi della finanza pubblica e del contenimento della spesa, dato che, in mancanza della residenza anagrafica le persone senza dimora possono accedere ai soli servizi di Pronto Soccorso, il cui costo è stimato mediamente per singolo intervento sui 250 euro, con punte addirittura di 400 euro, mentre il costo di un Medico di Medicina Generale per ogni paziente è di circa 80 euro l’anno.

In Molise, secondo i dati ricavabili dal POS 2019-2021 relativi al Triage, il 73% degli accessi al Pronto Soccorso sono per cosiddetti Codici verdi, ossia per patologie che potrebbero essere trattate attraverso il ricorso alle cure primarie. Questo significa un maggiore aggravio di costi attraverso il ricorso improprio alle cure ospedaliere. Inoltre, la pandemia ci ha insegnato quanto sia fondamentale per l’effettiva tutela del diritto alla salute del cittadino il potenziamento della medicina territoriale, di cui il medico di base è un tassello fondamentale, in termini di prevenzione delle malattie e di non aggravamento delle patologie in atto. Il medico di medicina generale è infatti il primo destinatario della richiesta di salute del cittadino, laddove per “tutela della salute” non si intende solo cura delle malattie, ma prevenzione e tutela del benessere psicofisico di ogni individuo.

Del resto, la legge di riforma sanitaria (Legge 23 dicembre 1978, n. 833) mirava ad assicurare l’assistenza a tutta la popolazione presente sul territorio nazionale e, quindi, occorre superare ogni diversa prescrizione organizzativa che limiti tale diritto. Inoltre, l’art. 32 della Costituzione definisce espressamente la salute come un diritto fondamentale dell’individuo, che deve essere garantito a tutti (cittadini italiani e stranieri). Da ciò si desume che ciascun cittadino ha il diritto a essere curato e ogni malato deve essere considerato un “legittimo utente di un pubblico servizio, cui ha pieno e incondizionato diritto”.

L’obbligo, ai fini dell’iscrizione negli elenchi delle ASL, della residenza e, quindi, della preventiva iscrizione anagrafica è un limite rientrante nella competenza organizzativa relativa al servizio sanitario, ma detto limite deve, necessariamente, essere contemperato in relazione alla esigenza fondamentale di assicurare l’assistenza sanitaria, specie in un momento in cui sono rilevantissime, a causa della pandemia, anche le esigenze di tutela della salute pubblica. La condizione di persone senza dimora è infatti spesso caratterizzata da fragilità, marginalità e scarsa consapevolezza dei propri diritti, nonché delle procedure necessarie per esercitarli, per cui consentire loro l’iscrizione alle liste regionale dell’Asrem risponde ad un preciso dovere di solidarietà sociale, del quale siamo tutti responsabili.

Sarebbe necessario che anche la Regione Molise si dotasse di tale legge. Fosse sottoscritta, presentata e votata in Consiglio Regionale da tutte le forze presenti dell’arco “parlamentare” regionale perché l’umanità non ha colore politico.

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