Arte e suggestioni

A Colletorto la scultura lignea dell’Immacolata ha un occhio socchiuso

“Tota pulchra es Maria”. Tutta bella sei Maria. La scultura lignea ha un occhio socchiuso. Ma non si tratta di un miracolo. E’ solo un prodigio dell’arte. Vediamo in che modo.

immacolata concezione colletorto

Nelle due chiese più importanti di Colletorto è diffusa l’immagine sacra dell’Immacolata Concezione. Notissima è la statua dell’Immacolata Concezione, scolpita dal campobassano Paolo Saverio Di Zinno, conservata nella Chiesa di Sant’Alfonso dei Liguori. Qui la Mater Dei troneggia nella sua purezza più esaltante  su un altare marmoreo tutto suo. Nella  nicchia, accanto a quella di Santa Maria del Carmine a firma dello stesso autore, la bella statua, a vari livelli, brilla con i suoi colori più vivi, incorniciata dal tiepido calore dei toni cromatici del marmo giallo. Ai suoi piedi schiaccia il serpente. Simbolo del diavolo e della cattiveria, che strepita con la bocca dentata, rossa e spalancata. Lo fa senza sforzo per incarnare uno stato di purezza, senza peccato e senza tempo che eternamente le appartiene. E’ il segno più bello del cielo. E’ luce riflessa dell’amore senza limiti di Dio.

La Madonna Immacolata è madre di gioia, di solidarietà e felicità. Come dice Dante nel XXXIII canto del Paradiso “giuso intra i mortali – è – di speranza fontana vivace”. Sale in alto così il tema della verginità di Maria che deve custodire in grembo chi diventa figlio divino. Un dogma che la bellezza più pura rende intellegibile. Sull’aureola luminosa porta dodici stelle. Il mantello celeste la riempie di tensione verso l’alto per abbracciare, secondo lo spirito artistico del Di Zinno, divinamente cielo e terra. Lo scultore campobassano in questo caso è maestro di eleganza e di profonda spiritualità. Mostra eloquentemente un gusto raffinato. Ma in questa raffigurazione qualcosa indubbiamente  manca per dare l’idea di spiccare il volo.

Nella parte inferiore del corpo scultoreo il mantello è meno voluminoso e privo di quelle pieghe ondulate che nel passato ne accentuavano il movimento. La colpa è soltanto degli esseri umani. E’ certo che nel passato, proprio in questo punto, il mantello è stato tagliato per adattare la statua allo spazio disponibile nella nicchia.

Di dimensioni inferiori, invece, nella Chiesa di San Giovanni Battista si conserva un’altra  statua dell’Immacolata Concezione piena di valore. Altrettanto di pregevole fattura.  E, per alcuni tratti artistici, sicuramente superiore a quella più nota della Chiesa del Regio Educandato. E’ piccolina. Graziosissima. E’ possibile vederla solo in occasione della sua festa. Desta curiosità a chiunque la guarda attentamente. Colpisce il suo sguardo che pare  lentamente più maturo e più reale. Nel volto i suoi occhi non sono affatto uguali. Un occhio è socchiuso rispetto all’altro. L’insieme del tratto espressivo dà vita ad un’animazione solitaria straordinaria. In senso metaforico il cammino nello spazio circostante viene tranquillamente  assicurato. In  un attimo la bella statua ti abbraccia. Ti sta vicino. Ti riempie di gioia e di calore. Improvvisamente può prendere le distanze. In effetti la scultura fatta ad arte sembra perdere dolcemente il suo peso per spiccare un volo leggero e raggiungere il Regno dei Cieli. Nonostante faccia ripetutamente l’occhiolino al mondo terreno, nell’aria il distacco si avverte solerte.

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Da una prima lettura sono queste le sensazioni che si provano. Il serpente è lontano dai suoi piedi. Il male è scacciato via per sempre. Il mondo del peccato, sconfitto, è ai suoi piedi. Ormai lontano. E’ sublime pertanto l’ascesa verso alto. L’esile corpo giovanile è slanciato come una palma. Tutto è ben fatto e proporzionato, il volto ovale, il collo allungato un po’ ricurvo alla Modigliani, le pieghe della veste slanciata. I lunghi capelli si diramano sulle spalle in maniera accurata. Qui il voluminoso mantello, a prima vista pesante, non disturba affatto. Anzi indica a chiare note l’immagine di un dinamismo radicale. C’è un guizzo divino decisamente sottile pieno di magìa. Con le sue decorazioni dorate il manto celeste avvolge armoniosamente le delicatissime forme di questa raffigurazione sacra. La sua azione è chiara. Domina una scena planetaria. E’ una macchina volante che sale in alto.

Lo spirito  di questa brillante filosofìa richiama alla memoria  la voce del Di Zinno. Stranamente si sente il suo respiro sospeso. Sempre. Come nei suoi Misteri, i cosiddetti “Ingegni” che vengono portati a spalla per le vie di Campobasso per festeggiare il Corpus Domini, la vivacissima scultura domina un bel pezzo di cielo. Vola tutta sola. In piedi nel suo mistico candore. Al momento non abbiamo fonti confortevoli per dire che sia stata scolpita dal Zinno. L’autore è ignoto. Può darsi che sia stata realizzata anche prima. Forse nel Seicento perché compaiono non pochi stilemi di quest’epoca.

Intanto nell’immediato è urgente un restauro tempestivo da parte di chi ha il compito di intervenire. Per evitare che il degrado e i tarli divorino per sempre la bellezza di queste due magnifiche opere scultoree dai lineamenti versatili e creativi. Simbolo di un’arte che, per molti versi, tiene in piedi un pezzo importante della cultura più genuina del nostro Molise.

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