Guglionesi

Sei classi in Dad, ma i genitori fanno “ammutinamento” e disattendono il protocollo. Oggi incontro con la preside

Vuote gran parte delle aule scolastiche delle elementari malgrado la disposizione di mettere in Dad solo le classi che presentano casi di contagio fra i bimbi. La dirigente dell’Omnicompresivo Patrizia Ancora ha tenuto in conto perfino i test antigenici nella sua valutazione, ma non è bastato a impedire la polemica e la reazione di mamme e papà che hanno scelto di non mandare i figli a scuola. “Sono dispiaciuta, una decisione che dimostra mancanza di fiducia”. Oggi incontro con i rappresentanti dei genitori.

Sono sei complessivamente le classi della scuola primaria di Guglionesi che da oggi, lunedì 22 novembre, sono state messe in Dad, ovvero in regime di didattica a distanza. Questo a causa dei casi di bambini, una quindicina circa, trovati positivi al covid nei giorni scorsi.

La decisione che la preside Patrizia Ancora ha preso sulla base di un chiaro protocollo ministeriale, che peraltro assegna ai dirigenti l’istituto la facoltà di decidere circa eventuali chiusure o sospensioni di lezioni, riguarda appunto sei classi della primaria: 2B, 3A, 4B, 5A, 5B, 5C.

Questa mattina però, al suono della campanella, quasi nessuno degli alunni iscritti alle altre 8 classi (sono 14 complessivamente quelle della primaria) si è presentato a scuola. Una sorta di “ammutinamento” generale, preso sulle chat di gruppo per paura e in aperto contrasto con la disposizione ufficiale.

Una decisione, quella dei genitori (soprattutto delle mamme, che in questi casi hanno sempre l’ultima parola), che disattende il protocollo del Ministero e il confronto che la preside ha avuto e continua ad avere costantemente con le autorità sanitarie.

Preside patrizia ancora Guglionesi

Evidentemente la paura di ritrovarsi con un figlio positivo in casa e dover rinunciare – almeno per 7 giorni, e pur essendo asintomatici e negativi – al lavoro e alla vita sociale, ha suggerito ai genitori di tenere i figli a casa o di affidarli ai nonni nelle ore in cui loro sono fuori per lavoro. Una scelta che stride con quella presa invece dalla preside, che agisce chiaramente nell’interesse della scuola e della formazione dei piccoli e tiene conto del pericolo di ripetere la “solfa” dello scorso anno, quando gran parte delle lezioni si è svolta a distanza. All’epoca però non c’erano i vaccini e anche a livello centrale le disposizioni erano ben diverse.

“Sono molto dispiaciuta dalla reazione avuta dai genitori degli alunni della scuola primaria – dichiara a Primonumero la preside – perché in questa scelta di non mandare i figli a scuola si legge la mancanza di fiducia in decisioni che sono state prese non certo sulla base della emotività o del momento, ma sulla base di rigorosi e scrupolosi protocolli ministeriali e di un’attenta valutazione con Asrem”.

Oggi pomeriggio ci sarà un incontro che la stessa dirigente dell’Omnicomprensivo ha convocato con i rappresentanti dei genitori, nel corso del quale verrà fatta chiarezza e verranno illustrate le modalità in vigore in questo momento. Per il momento, in linea con le disposizioni generali, sono state messe in Dad le classi che presentano alunni positivi da tampone molecolare “ma anche da tampone antigenico, come segnale di zelo ulteriore nel porre attenzione alla problematica” ribadisce la Preside, e non è escluso che nelle prossime ore possa aggiungersi anche qualche altra classe qualora i test manifesteranno ulteriori contagi.

“I genitori dovrebbero stare tranquilli e fidarsi della scuola, del ministero, di chi è preposto a prendere decisioni nell’interesse della scuola e dei bambini” conclude la dottoressa Ancora. Inevitabile anche una riflessione, dal momento che ci troviamo appena a novembre e bisogna superare ancora tutto l’inverno. Come tutti gli esperti ribadiscono col virus bisogna imparare a convivere, tanto più che nel caso di bambini piccoli il contagio si diffonde con una maggiore rapidità, anche per la oggettiva difficoltà di tenere la mascherina durante le attività della giornata, che siano quelle scolastiche, la piscina, la palestra o i giochi di gruppo.

I focolari di covid tra i bambini, una malattia che peraltro nel caso dei più piccoli si traduce con un raffreddore o una influenza al pari di tante altre malattie stagionali, non sono certo una prerogativa di Guglionesi ma riguardano l’intera Europa. Che fare, dunque? Ripetere un altro anno a casa, col rischio oggettivo di privare gli alunni della formazione cui hanno diritto visto che la Dad, specialmente per i piccoli e come nei mesi scorsi gli stessi genitori hanno confermato, serve a poco?

E non solo: i dati sono confortanti anche per un’altra ragione: all’interno dei nuclei familiari dei piccoli che hanno contratto il virus, i parenti – a cominciare dai genitori – sono in larghissima misura negativi, come hanno dimostrato i tantissimi tamponi antigenici cui mamme, papà, sorelle e fratelli maggiori, nonché zii e nonni, si sono sottoposti negli ultimi giorni.

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