Il caso a campobasso

Rebus su soldi pubblici e nomine: ecco perché il sindaco ha rimosso il geriatra Dentizzi dalla casa di riposo

Sembrava un fulmine a ciel sereno la rimozione del presidente del Cda della casa di riposo Pistilli, ma in realtà i dissapori tra il sindaco Roberto Gravina e lo stimato geriatra Mino Dentizzi sono cominciati molto tempo prima. L'assenza di rendicontazione dei soldi dati dal Comune alla struttura pubblica di via Delle Frasche, la mancata nomina di un direttore sanitario e una scarsa trasparenza nella gestione alla base di una "sofferta decisione". Il medico rispedisce al mittente tutte le accuse e dice a Gravina: "Non ho violato nulla, studia meglio i regolamenti".

Nomine, potere e soldi pubblici: è una storia torbida quella dietro la revoca del geriatra Mino Dentizzi dalla casa di riposo da parte del sindaco di Campobasso, Roberto Gravina. Una vicenda ancora oggi piena di punti oscuri apparsa ai più come una punizione seguita all’esplosione di uno spaventoso focolaio epidemico di Coronavirus che ha interessato, ormai un mese fa, gli anziani ospiti della struttura di via Delle Frasche e alcuni operatori che lì dentro lavoravano.

A diversi giorni dal decreto sindacale con cui Dentizzi – voluto proprio da Gravina due anni fa – è stato mandato via, i protagonisti di questa storia aggiungono elementi utili a spiegare quello che è successo.

Il cluster, diciamolo subito a scanso di equivoci, non c’entra nulla. E almeno su questo sindaco e medico concordano. Quello che invece non li trova proprio d’accordo è la nomina del direttore sanitario: secondo Gravina una priorità assoluta, per Dentizzi un mero accessorio.

Lo Statuto dell’Asp “Pistilli” (allegato all’avviso pubblico) e il regolamento regionale stabiliscono che una figura di direttore (non esplicitamente direttore sanitario) debba esserci. Ed è a lui che vanno imputate tutte le responsabilità finanziarie, gestionali, tecniche e amministrative nonché le decisioni di quella che è, a tutti gli effetti, una azienda pubblica visto che prende soldi dei contribuenti ogni anno e ha sede in una struttura comunale. Il direttore doveva essere nominato dal Cda che aveva come presidente Dentizzi e come componenti l’avvocato MariaRita Testa (quella che si è dimessa lo stesso giorno in cui Gravina ha firmato il decreto di revoca) e, per volontà della famiglia Pistilli, il dottor Sergio Di Vico. Ma il Consiglio di amministrazione non ha mai proceduto a questa nomina sembra per ragioni di natura economica tanto che lo stesso geriatra a Primonumero dice: “Ero di fatto il rappresentante legale senza beccare un solo euro avendo svolto per due anni l’incarico a titolo gratuito e rimettendoci tempo e soldi. Si figuri – ha detto a noi ieri pomeriggio – se non mi avrebbe fatto comodo nominare un direttore sanitario”.

Poi, tirato per la giacca dal sindaco, che sempre ieri pomeriggio ha voluto pubblicare un video per spiegare meglio le ragioni del suo dissenso, ha detto: “Le case di riposo per poter funzionarie hanno bisogno di essere accreditate e per ottenere l’accreditamento devono rispettare precisi ed inderogabili requisiti strutturali, organizzativi e di personale. I Comuni che ospitano le case di riposo sono deputati alla concessione dell’accreditamento e alla verifica periodica del rispetto delle normative stabilite dalla Regione Molise.

La casa di riposo Pistilli è stata accreditata dal Comune di Campobasso. Se il sindaco ritiene che non rispetti gli standard organizzativi e di personale perché non procede alla revoca dell’accreditamento? Ma non può farlo perché la Pistilli rispetta totalmente ciò che è richiesto dalla normativa regionale. Nella normativa regionale non è prevista assolutamente la figura del direttore sanitario (infatti nessuna casa di riposo in Molise ne ha uno), ma prevede che la direzione debba essere affidata ad un assistente sociale, figura che la casa Pistilli ha. Invito pertanto il sindaco a rileggere (o leggere per la prima volta) il regolamento regionale (B.U.R, n. 1 del 27/02/2015) ed in particolare l’articolo 51”.

Ma allora perché, se l’assistente sociale c’era, e lo dice proprio Dentizzi, non l’ha mai nominata direttore? Può un assistente sociale svolgere funzioni delicatissime di direttore? E ancora: se la Pistilli è una Asp (cioè un ente di diritto pubblico con finalità di rilevanza sociale e socio-sanitaria) il regolamento richiamato da Dentizzi vale anche per le aziende pubbliche o solo per gli enti privati? O forse, dietro questa nomina mai fatta, c’era solo una questione di soldi?

Da quando il Cda è stato scelto dall’attuale vertice municipale se ne è sempre parlato. “Loro dicevano che non c’erano soldi, io gli ho detto di trovarli perché un direttore sanitario per me doveva esserci. Ed è stata questa l’unica condizione che ho posto. Sul resto Dentizzi e gli altri hanno avuto carta bianca, ero ben felice quando mi hanno proposto il suo nominativo e ancora oggi continuo a non mettere in discussioni le sue qualità professionali. Ma ho chiesto di essere informato su quanto accadeva e loro non l’hanno mai fatto, potrei mostrarvi una infinità di note rimaste inevase – dice con un po’ di amarezza il primo cittadino di Campobasso – compresa l’ultima, del 15 ottobre (quindi diversi giorni prima che nella casa di riposo si scoprisse il primo anziano positivo al Sars CoV  2), che era una formale contestazione di addebiti in capo ai consiglieri di amministrazione per inosservanza delle norme statutarie ed in relazione al mancato rispetto degli impegni assunti all’atto della nomina. Anche in quel caso non è seguito alcun riscontro”.

Ma dicevamo dei soldi. E qui arriviamo su un altro terreno di scontro tra sindaco e Cda della Pistilli.

Ieri Gravina è stato più chiaro sul punto precisando, sia durante la nostra intervista che in un video fatto circolare dal suo staff un paio di ore dopo, “che ogni anno il Comune affida alla casa di riposo 65 mila euro, più alcuni extra per la derattizzazione o la manutenzione del verde, che non sono mai stati rendicontati”.

Questi soldi il Comune li affida alla Asp per riservarsi alcuni posti letto per i suoi cittadini indigenti che non possono pagarsi la retta. “Ma se io quei posti non li rivendicassi mai non potrei dire come vengono spesi quei denari giacché non ho un bilancio e non ci hanno mai mandato una relazione annuale sull’andamento gestionale nonostante i nostri solleciti e nonostante lo Statuto lo preveda”.

Si tratta, ed è bene rimarcarlo, di soldi dei cittadini “e il primo responsabile è il sindaco”. Dentizzi ha preferito non entrare nel merito di questo aspetto limitandosi a dire che “se ci fossero state gravi violazioni penali Gravina avrebbe fatto una denuncia”. Lui, dal canto suo, sta per ora vagliando un ricorso “ma alla fine credo che non procederò perché se devo oppormi per riavere un posto che mi era stato dato sulla base di un rapporto fiduciario col sindaco ora non avrebbe più alcun senso”.

C’è infine un altro aspetto poco chiaro che Gravina accenna nel suo video quando, a proposito di problemi di carattere gestionale nella casa di riposo dice che sia “Dentizzi che Testa hanno scontato problemi che all’interno non si vogliono risolvere”.

Cosa ha voluto dire? Chi, dentro la Asp Pistilli, non vuole che i problemi si risolvano? E qui la storia si ingarbuglia sempre di più e anche a rischio di trasformarla in una spy story alla molisana non possiamo ignorare quello che beninformati sostengono. E cioè che ci sarebbe una regia occulta dietro tutto questo, forse di matrice politica. Forse di natura personale alimentata da ambizioni private e smania di potere. Sullo sfondo un progetto riservatissimo di trasformare l’azienda pubblica in una fondazione.

Una storiaccia torbida, dicevamo, sulla pelle di soggetti fragili: gli anziani.

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