L'Ospite

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La lezione di una vedova

di don Mario Colavita

 

Nell’Antico Testamento le vedove sono annoverate fra quelle categorie di persone a cui Dio riservava una particolare protezione. Mancare loro di rispetto o non assisterle potevano essere gravemente puniti dalla Legge: era, in sostanza, un dovere assisterle, proteggerle e onorarle.

L’Antico Testamento presenta vedove che hanno la capacità e la disponibilità ad accogliere la parola di Dio.

È il caso della vedova di Zarepta, donna fenicia, a cui si rivolge il profeta Elia. Nonostante il disagio e l’estrema povertà la donna di Zarepta è accogliente e disponibile verso l’uomo di Dio che gli chiede acqua e da mangiare.

La vedova di Zarepta diventa così l’immagine del povero che si apre a Dio e lo commuove al punto che  “la farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì” (1Re 17,16).

I segni materiali della grandezza di Dio dicono come la ricompensa di Dio è oltre le nostre aspettative.

Il biblista Bruno Maggioni ha approfondito il significato di vedova nel Nuovo Testamento. In greco il termine “kera” (vedova)  parla di abbandono, dell’essere solo, ci parla di vuoto, di deserto…

Capiamo quindi che “kera”, proprio come termine, mette in luce un’idea di privazione. Tutto questo ci mostra come la vedova, nel mondo antico, è colta negativamente, cioè in alcuni aspetti di debolezza, di indigenza, di solitudine, di assenza di peso sociale.

Dio privilegia gli orfani e le vedove, per la mancanza di sicurezza queste persone vanno aiutate e sostenute, difese e protette, il salmo 145 invoca l’Eterno e dice: “Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi”.

Il vangelo di Marco propone un personaggio anonimo come testimone del discepolato: una vedova.

Stride il contrasto tra scribi e farisei e una povera vedova che nella sua indigenza dona tutto quello che ha per amore di Dio.

Nel tempio di Gerusalemme c’era un luogo per le offerte, venivano raccolte per mantenere il tempio e aiutare i poveri. Ognuno andava e gettava le monete in questi grandi raccoglitori.

Il vangelo di Marco dice che Gesù si mette a guardare e nota che i ricchi gettavano tante monete preziose d’oro e d’argento, mentre una vedova vi getta solo due monete di rame.

Da qui l’insegnamento: quello della vedova è  un gesto di donazione totale che si pone agli antipodi dell’avidità, la donna dona tutto in pura perdita senza ambire alcunché.

Dietro il gesto della vedova c’è il cuore in Dio, dona partendo dalla sua mancanza, dona quello che non ha sapendo che Dio non la abbandonerà.

Nella vedova c’è molto da apprendere: la fiducia, l’amore a Dio, il sentirsi sostenuta e protetta; al contrario scribi e farisei vengono proposti come modelli cattivi che amano solo farsi vedere ed essere rispettati.

Anche oggi la nostra società non si fa mancare tipi che concorrono per apparire, farsi notare dentro però sono vuoti.

Il discepolo di Gesù cerca di riempire la propria vita di senso prendendo spunto da personaggi piccoli e anonimi come la vedova che insegna a non essere avari, a non apparire ma a confidare e a riporre in Dio l’aiuto per continuare una vita cristiana misurata e matura.

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