Luci e ombre dei metalmeccanici

Incentivi per licenziarsi, cig, trasferte in Francia e nuovo “codice di condotta”. Stellantis: 2022 anno della Gigafactory, ma è ancora tutto fermo

Quando saranno avviate le linee produttive per le batterie elettriche a Termoli? Quante persone saranno impiegate nella Gigafactory? Quanti posti si lavoro verranno persi?

Gli operai Stellantis aspettano di saperlo (anche per farsi due conti e decidere se è meglio approfittare degli incentivi per andar via prima che sia troppo tardi). Ma a oggi nessuno conosce le tempistiche dello stabilimento che verrà, quello per il quale c’è stata l’ufficialità nei mesi scorsi e la conferma “in piazza” dell’amministratore delegato Davide Guerra. “Termoli ospiterà una delle cinque Gigafactory Stellatis del mondo” il tenore, niente affatto dubitativo, dell’annuncio. Ed è un punto fermo, il punto 0 dal quale far partire ogni ragionamento, compreso quello della perdita di posti di lavoro rispetto agli assetti attuali.

LAVORATORI, 30% IN MENO IN POCHI ANNI –  La perdita di livelli occupazionali non è una ipotesi, bensì una sicurezza. D’altronde, come ormai i sindacati stessi riconoscono con realismo, sarebbe strano il contrario In un mercato come quello dell’automotive che è in piena transizione e sta radicalmente cambiando di segno con il passaggio all’elettrico. Il punto vero della questione non è il se ma il quanto: quanta manodopera andrà persa? “Il 2022 dovrebbe essere l’anno della partenza della Gigafactory – commenta Francesco Guida della Uilm – ma non sappiamo ancora quante batterie produrremo, se faremo anche i motorini elettrici e soprattutto quali altri settori di lavorazione resteranno a Termoli”.

La domanda da un miliardo è proprio questa e al momento non ha una risposta, anche perché l’azienda Stellantis si trova al centro di quella che è stata definita una tempesta perfetta. Da un lato la stretta della pandemia, dall’altro la fase di passaggio all’elettrico. E in tutto questo il problema delle materie prime, microchip e semiconduttori che stanno mettendo in ginocchio il mondo con l’eccezione della Cina, che a suo tempo decise di investire nelle batterie elettriche accaparrandosi la maggior parte delle riserve di litio del pianeta.

La crisi delle materie prime, praticamente introvabili (come confermano anche carrozzieri e meccanici) sta rallentando fortemente la produzione delle autovetture. Lo sanno benissimo i tanti molisani che nei mesi scorsi hanno acquistato un’auto ecologica usufruendo degli incentivi per la rottamazione di veicoli inquinanti, ma che devono aspettare la primavera per vedersi consegnare la vettura. “A questo tema – osserva giustamente Francesco Guida – se ne lega un altro che è quello delle riserve di elettricità. Benissimo il passaggio all’elettrico, anche l’amministratore delegato ha parlato di un futuro in cui viaggeranno solo auto elettriche, ma noi ce l’abbiamo tutta questa energia per far camminare le auto? Dove la prendiamo?” Il fossile no, le pale eoliche non le vuole nessuno, i tetti fotovoltaici bastano a malapena per la corrente dei condomini che li ospitano. La parola nucleare scotta come una patata saltata fuori dalla pentola a pressione, e nessuno vuole nemmeno nominarla (anche se prima o poi sarà inevitabile).

“La politica – prosegue il sindacalista – dovrebbe essere molto chiara e far presente che tipo di scelte intende fare per garantire l’adempimento ai protocolli green e d’altra parte la forza-lavoro. Puntare tutto sul trasporto pubblico, per esempio è una scelta legittima, ma si chiudono 50 fabbriche con tutto quello che ne consegue ed è una verità ipotetica che deve essere spiegata e raccontata”. Dove stiamo andando?

CASSA INTEGRAZIONE PER TUTTI – Il momento è confuso e a pesare ulteriormente è il massiccio ricorso alla cassa integrazione che riguarda tutti i settori dello stabilimento, nessuno escluso.  Nel periodo natalizio già è stato annunciato lo stop dell’area  motori Fire GSE, ma la Cig è prevista anche per l’unità cambi C520 e C546, nonché per i T4 e i V6, sia montaggio che lavorazione. “La cassa integrazione – racconta un dipendente Stellantis con oltre 20 anni di lavoro e a casa dallo scorso aprile – a molti fa comodo, perché magari hanno la moglie che lavora e ne approfittano per fare altri lavoretti continuando a percepire l’ottanta per cento dello stipendio. Chi è monoreddito invece ha un grave problema economico, Specialmente se la cassa integrazione è prolungata”. Il timore è quello di una cassa integrazione a oltranza  per la contrazione degli ordini e delle commesse.

Fiat coronavirus

LOGISTICA E PULIZIE, SI CAMBIA REGISTRO – Se dei lavori per la Gigafactory non si vede nemmeno l’ombra, ci sono tuttavia una serie di cambiamenti che in una azienda dove lavorano 2500 persone non pososno passare inosservati. A cominciare dalla logistica. Stellantis ha deciso di seguire il settore tutto internamente, senza ricorrere più al supporto dell’operatore esterno Elpe. Novità in vista, sembra, anche per le pulizie, al momento affidate alla ditta Albasan. Il progetto aziendale sarebbe quello di cessare le convenzioni con gli esterni e ricavare delle squadre di addetti alle pulizie fra il personale attualmente impiegato nella fabbrica. Probabilmente è anche un modo per privilegiare la manodopera assunta e tutelare gli attuali posti di lavoro. “Per il momento abbiamo notato che alcuni dei bagni, che in altri periodi di cassa integrazione erano sempre aperti, non sono fruibili. Sono chiusi proprio perché ci sono stati dei tagli sulla pulizia dello stabilimento”.

NUOVO CODICE DI CONDOTTA: “SEGNALATE I TRASGRESSORI” – La politica di Stellantis è sicuramente diversa da quella che per oltre 40 anni è stata la politica di Fiat nello stabilimento metalmeccanico di Rivolta del Re, e abituarsi ai cambiamenti non è mai facile e può causare reazioni disparate. È il caso, per fare un esempio concreto, del nuovo Codice di condotta che illustra Carlos Tavares (Chief Executive Officer di Stellantis) in un apposito sito web creato per l’invio di segnalazioni (anche anonime) circa trasgressioni al codice stesso. “Se siete testimoni di comportamenti che potrebbero rivelarsi violazioni del codice, è vostra responsabilità segnalarli per supportare i più elevati standard di integrità ed etica. Non abbiate timore: segnalare simili controversie è totalmente sicuro. L’azienda vi proteggerà sempre da qualsiasi tipo di ritorsione se fate una segnalazione in buona fede”. Nel gergo tecnico si definisce rispetto dei regolamenti e delle best practices, ma per qualcuno (anzi, più di qualcuno) è un invito alla delazione mascherato, e non tutti gli operai hanno digerito questa novità, almeno a leggere i commenti a determinati post dove si discute appunto del codice di condotta Stellantis. Qualcuno suggerisce che possa essere un modo per fronteggiare la scadenza della figura del team leader, sorta di caposquadra o capetto che in passato ha creato più di un problema, e che la politica dei francesi intende eradicare, privilegiando il rispetto di un codice di comportamento più equo.

NEL 2021 180 LAVORATORI VIA TRA INCENTIVI E PRE-PENSIONAMENTI – Al di là di questo le attenzioni sono concentrate sul futuro dello stabilimento di Termoli e su cosa resterà dell’attuale produzione una volta che la gigafactory sarà avviata. “Vogliamo sapere e sono certo che lo sapremo – conclude Guida – in tempi ragionevoli, se in aggiunta alla gigafactory ci saranno motori e quali motori, e se saranno quelli di alta gamma”. Pronostici per il calo di livelli occupazionali? “Ritengo che non verrà dismesso tutto il patrimonio presente e che almeno 500 persone attualmente impiegate nei T4e V6 resteranno, in aggiunta ai dipendenti della nuova Gigafactory”. Per restare nel campo dei numeri, la previsione è  che nei prossimi quattro anni si perda un 30% degli attuali dipendenti, che oggi sono scesi a 2300 per effetto dei 180 che nell’arco del 2021 sono andati via con gli incentivi o con il prepensionamento. “Il 60% di questi ha una età vicina a quella pensionabile, mentre il 40% non possiede i requisiti pensionistici ed è molto giovane”.

Un lavoratore Stellantis di 42 anni aggiunge: “Ti danno circa 75mila euro, poi hai diritto a due anni di Naspi con una indennità di disoccupazione che scende progressivamente, e poi basta. Chi ha accumulato parecchi anni di contributi fa anche il sacrificio di andare via prima del tempo, visto che la pensione è vicina. Così come chi ha iniziato a lavorare da poco, vedendo una prospettiva incerta, sceglie l’incentivo consapevole di fare ancora benissimo in tempo a trovare un altro lavoro”.

“Restano in azienda persone della fascia compresa tra i 45 e i 55 anni” spiega Guida, cioè troppo anziani per un piano B e troppo giovani per andare ai giardinetti coi nipoti. In tutto questo continuano ad arrivare le possibilità di trasferte in Francia. L’ultima proposta dell’azienda è aperta a 30 persone “con lo stesso trattamento economico per chi è in trasferta estera, quindi 135 euro lordi al giorno comprensivi di tutte le spese”. Si tratta di andare sei mesi in Francia nello stabilimento Stellantis di Tremery a partire da gennaio 2022”. Chi accetterà?

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