La crisi del clima/1

“Il cambiamento climatico oggi è veloce e non si può fermare, dobbiamo adattarci. Il Molise rischia”

Intervista allo scienziato Eugenio Auciello: "Nella storia del nostro pianeta ci sono state fasi più calde e più fredde ma adesso le variazioni sono molto accelerate dall'uomo. Serve un cambio di mentalità e nella nostra regione la pericolosità idrogeologica è molto elevata perché il territorio è soggetto a frane"

La crisi climatica non è un concetto astratto e lontano da noi ma ha ripercussioni dirette sulla nostra vita. Ce l’ha oggi, ce l’avrà ancor di più negli anni prossimi. Per capirne qualcosa in più diamo la parola ad esperti di vari settori, per cercare di avere più elementi utili in quella che sarà la vera sfida del nostro futuro.

Iniziamo con uno studioso della Terra e laureato in Scienze Geologiche. Si tratta di Eugenio Auciello, 42 anni, nato a Roma ma con origini molisane. Ricercatore e fondatore dell’associazione di promozione sociale Intramontes di Pescolanciano, Auciello è un esperto di tettonica della Terra e geodinamica. Attualmente collabora con l’Università del Molise e quella di Napoli.

auciello-geologo-sismologo-136360

Dottor Auciello, si sente spesso dire che la Terra è in pericolo. Vogliamo sfatare questo luogo comune, non è la Terra a essere in pericolo, ma l’umanità sulla Terra. Perché?

“Sostanzialmente la Terra non è un sistema stabile ma è soggetto a variazioni continue e spesso cicliche, più o meno comprese a livello scientifico. Nella sua storia il nostro pianeta ha attraversato fasi climatiche molto più fredde o molto più calde di quella attuale. Ci sono intervalli di tempo più o meno lunghi in cui il clima sul pianeta era molto più caldo o molto più freddo rispetto ad oggi. 55 milioni di anni fa la temperatura media del pianeta era di ben 15°C più alta di quella attuale. 25.000 anni fa, in pieno periodo glaciale, la temperatura era 5°C più bassa di quella odierna. Questi picchi vennero però raggiunti attraverso lente trasformazioni che portarono comunque molte specie animali e vegetali all’estinzione, ma diedero il tempo ai sistemi naturali di adattarsi. Le trasformazioni attuali sono invece di gran lunga più rapide. L’Uomo come specie tecnologica è sulla Terra da poche migliaia di anni e quindi non ha avuto la possibilità di sperimentare variazioni climatiche così significative. I cambiamenti che stanno avvenendo e che stiamo imponendo al pianeta avvengono molto rapidamente e questo comporterà ripercussioni importanti sulla nostra civiltà”.

 

Diversi scienziati ritengono che l’era geologica attuale sia quella dell’estinzione dell’Antropocene. Condivide questa definizione e cosa significa?

“Sì, lo possiamo dire. Da quando esiste l’Uomo la Terra ha subito cambiamenti notevolissimi in tutti i suoi aspetti. Inquinamento, deforestazione, cementificazione: sono solo alcuni dei processi umani che lasciano segni indelebili sul pianeta e che il geologo del futuro, studiando gli strati di terreno che si stanno formando ai giorni nostri, potrà trovare senza alcuna difficoltà”.

 

Nella storia della Terra tutte le estinzioni sono state provocate dai cambiamenti climatici, a esclusione di quella dei dinosauri?

“È una semplificazione. La Terra è un sistema complesso, che ragiona tramite varie sfere: l’atmosfera, la biosfera, la litosfera e l’idrosfera e sono tutte concatenate tra loro. Una importante variazione in una di esse ha effetti anche sulle altre. Processi come la tettonica della Terra, il vulcanismo, i cambiamenti dell’orbita terrestre e le fluttuazioni del Sole che hanno importanti ripercussioni su tutte le componenti del sistema Terra. Un sistema complesso che comprendiamo fino a un certo punto. Le grandi estinzioni di massa derivano da importanti variazioni in questi processi che, inevitabilmente, hanno avuto effetti importanti sul clima. Ma sono cambiamenti avvenuti in decine o centinaia di migliaia di anni. Invece il processo attuale è molto più rapido”.

 

Ma è corretto sostenere che siamo all’inizio di una fase di estinzione?

“È un po’ forte come concetto ma non possiamo far finta di non vedere le centinaia di specie animali e vegetali scomparse direttamente o indirettamente a causa dell’uomo. Il fatto è che non conosciamo tutti i processi di variazione in atto e quindi non possiamo valutare con precisione la portata delle conseguenze. Sicuramente non è un momento favorevole, quello sì”.

 

Cosa rischia l’umanità se davvero la temperatura media globale salirà di 1,5 gradi o più?

“Uno degli effetti più evidenti e immediati sarà l’innalzamento del livello dei mari. Questo è un fenomeno già in atto. Si pensi a che impatto potrebbe avere l’ingresso del mare nelle innumerevoli aree costiere altamente popolate in tutto il mondo”.

 

La famosa profezia di Venezia, o altre grandi città come New York, che finiranno sommerse.

“Esatto. Le osservazioni ci dicono che il livello degli oceani continua a salire e le prime a scomparire saranno le terre costiere pianeggianti poco sopra l’attuale livello del mare. In alcuni luoghi questo fenomeno inizia ad essere già molto evidente, come ad esempio le isole Maldive. È uno dei sintomi chele cose stanno cambiando molto in fretta. Siamo di fronte a delle estremizzazioni del clima, con fenomeni di intensità sempre maggiore ed eventi estremi che aumentano la loro intensità e frequenza”.

 

Quali altre conseguenze ci dobbiamo aspettare?

“Le conseguenze più gravi riguarderanno i sistemi economici delle nazioni più esposte e vulnerabili. Intere aree del pianeta diventeranno sempre più aride, anche qui in Italia, con lunghe siccità che favoriranno la desertificazione. Attenzione però, per desertificazione non si pensi che arriveranno le dune del deserto! Per desertificazione si intende perdita di suolo fertile, di superficie coltivabile. Questo spinge e spingerà sempre più interi popoli a spostarsi per cercare nuove aree dove poter coltivare e vivere”.

 

Crede nella possibilità che in futuro una qualche scoperta scientifica risolva, almeno in parte, il problema dei gas serra e dell’innalzamento delle temperature fermando il cambiamento climatico?

“Diciamo prima di tutto che non è possibile frenare il cambiamento climatico. Come detto, i sistemi climatici sono parte di un meccanismo più complesso e a scala planetaria. Oggigiorno il cambiamento climatico è la somma di un processo naturale cui si somma il contributo dovuto alle attività umane. Ora, se anche riuscissimo ad annullare quest’ultimo, rimarrebbe il cambiamento climatico naturale. Quindi, l’azzeramento delle emissioni di gas serra può rallentare di molto il processo, non fermarlo. Dovremmo piuttosto cercare di mitigare i fenomeni che conseguono nel breve periodo e provare ad adattarci al cambiamento”.

 

Che pericoli corre, nel breve periodo, un territorio come quello molisano in cui tutti i Comuni sono a rischio idrogeologico?

“Come tutti i rischi naturali, il rischio idrogeologico è la somma di tre componenti: la pericolosità, l’esposizione e la vulnerabilità. La pericolosità è l’insieme dei fenomeni naturali che può costituire un pericolo, l’esposizione esprime quanto noi esponiamo a questi fenomeni naturali e la vulnerabilità ci dice quanto, appunto, è vulnerabile di ciò che esponiamo. Nel Molise la pericolosità idrogeologica è molto elevata perché il territorio, per la sua natura geolitologica è molto soggetto a franosità. L’esposizione è aumentata di parecchio rispetto agli anni Cinquanta e Sessanta perché le campagne sono molto più antropizzate, oggi ci sono aree industriali e case in aree che prima erano rurali. La vulnerabilità non è diminuita sensibilmente. Infine c’è la questione degli eventi estremi molto più frequenti”.

 

Il territorio è quindi particolarmente soggetto a fenomeni intensi che provocano forti danni.

“Sì. L’abbandono del territorio agricolo ha determinato una progressiva instabilizzazione dei versanti che, unita anche alla scarsissima manutenzione e pulizia degli alvei fluviali, determina una maggior incidenza dei fenomeni franosi. Che diventano sempre più frequenti e grandi quanto più i fenomeni atmosferici si estremizzano”.

 

Sempre guardando al breve periodo, quali accorgimenti si possono adottare per rendere più sicuri i nostri paesi?

“Non è una cosa facile. Tutto ciò che costruiamo ex novo dovrebbe rispettare già tutti i criteri di sicurezza in termini di struttura e localizzazione. Altro discorso per quanto riguarda i nostri paesi che sono di epoca medievale, spesso arroccati su costoni di roccia o sulla sommità di colline. Per questa loro caratteristica non sono certo a rischio alluvioni ma sono più soggetti a frane e crolli. Sicuramente è la rete viaria che ad essere più a rischio. Penso ad esempio al crollo del ponte sul fiume Trigno, alcuni anni fa, alla frana in località Covatta con i problemi sulla Bifernina, alla frana di Petacciato…”

 

La direzione in cui si muove il Molise, in termini di difesa del territorio, è quella giusta a suo parere?

“Non è tanto una questione di Molise, ma di Italia intera. A livello nazionale siamo molto indietro. Troppo spesso se ne è parlato all’indomani di disastri e calamità.  C’è necessità di un piano nazionale di messa in sicurezza del territorio: senza dubbio richiederà molti anni per essere redatto e applicato concretamente. Ma se mai iniziamo…”

 

Si fa troppo poco per le infrastrutture.

“Esatto. Prendiamo la tragedia del ponte Morandi. Dopo quell’episodio è partita una verifica a livello nazionale dei ponti, ma cosa si è fatto di concreto? Spesso si è trattato solo di maquillage. Invece c’è bisogno di una revisione completa delle strutture, è in ballo la sicurezza dei cittadini. Anche la rete idrica è fatiscente, c’è ancora troppa dispersione, specie se pensiamo che l’acqua sarà al centro di un’altra grande crisi a livello mondiale. L’approvvigionamento idrico sta diventando sempre più critico e difficile”.

 

Qualcosa potrebbe cambiare grazie al Pnrr?

“Mi auguro che si agisca tramite questo strumento. Bisognerà vedere come questi fondi verranno utilizzati, noi italiani abbiamo la capacità di rendere complicate le cose semplici. Il problema del nostro paese è che c’è sempre più scollamento fra le conoscenze scientifiche e i decisori politici. Noi scienziati sappiamo bene cosa occorre, manca la scelta politica di volerlo fare”.

 

Tornando all’argomento clima, anche guardando alla Cop26 si fa un gran parlare di utilizzo del carbone o Paesi come India e Cina. Tutti argomenti che non toccano direttamente le persone. Non sarebbe il caso di dare consigli pratici su come agire nel proprio piccolo contro l’inquinamento e i gas serra?

“Sicuramente il risparmio energetico è un contributo importante ma funziona solo se tutti lo applichiamo. Dovremmo ridurre la quantità di acqua ed energia elettrica che usiamo quotidianamente. Se pensiamo che il 75% dell’inquinamento dell’uomo è dovuto alla produzione e all’utilizzo di energia, è facile comprendere che meno energia richiediamo a valle e meno occorrerà produrne a monte. Occorre quindi consumare meno energia. Le ultime tecnologie ci stanno venendo incontro e offrono già la possibilità di abbattere ed ottimizzare i consumi. Evitare sempre più la plastica e prediligere materiali innovativi che man mano si stanno facendo largo nella quotidianità. Favorire una mobilità lenta e sostenibile, preferendo ove possibile il trasporto pubblico e rendendolo prima di tutto efficiente e confortevole. Insomma, tutta una lunga serie di raccomandazioni che ormai trovano sempre più accoglienza ed applicabilità”.

 

Occorrerebbe un cambio di approccio.

“Si può e si deve sicuramente fare di più. Alcuni sostengono che per evitare il peggio si debba tornare all’epoca preindustriale. Io non credo che sia necessario un passo così drastico che, tra l’altro, ci porterebbe indietro anche rispetto a numerose conquiste scientifiche, tecniche e mediche che indubbiamente hanno migliorato la nostra vita. Occorre, appunto, un cambio di mentalità, un nuovo approccio che non ponga più le tecnologie e le comodità al centro dei bisogni umani. Occorre, invece, che le tecnologie siano messe al servizio dell’Uomo per un pianeta migliore. Ne va della sua sopravvivenza”.

leggi anche
panino con peperoni
La crisi del clima/2
Cibo e cambiamento climatico, il nutrizionista: “Sbagliato dare la colpa ai consumatori. Ha ragione Greta, dalla politica solo Bla Bla Bla”
dante cianciosi
La crisi del clima/3
Il tempo dei mostri di cemento è finito, l’imprenditore Cianciosi: “Coi fondi Pnrr costruire solo eco&bio”
commenta