Campobasso

I “baby boss” della minicar hanno picchiato altre volte: nel mirino anche persone anziane

Il 16enne che ha riportato oltre 30 giorni di prognosi a causa di un trauma facciale provocato da pugni e calci, non è stato il primo caso. Ora quelli che sanno non hanno più paura e sono pronti a raccontare fatti e circostanze per consegnare alla giustizia i presunti colpevoli

Girano sui gruppi WhatsApp – ma anche sui social – alcuni video girati con gli smartphone in occasione di insulti ed aggressioni. Immagini che immortalano il sentimento di paura che vantavano di seminare su chiunque. E non soltanto sui coetanei (quasi tutti adolescenti) ma anche a discapito di persone anziane e indifese. I tre denunciati alla Procura minorile, ma ci sono indagini anche su un quarto minore, rischiano grosso.

La notizia – raccolta da primonumero.it dopo segnalazioni e racconti successivi a quelli resi negli uffici della questura – è stata ripresa da tutti i media locali e dai telegiornali della Rai. Ha fatto e sta continuando a fare rumore. Ha lasciato non soltanto la città di Campobasso, dove sono accaduti i fatti, ma un’intera regione, profondamente turbata. Tanto che ieri – sempre l’articolo di Primonumero – è stato oggetto di confronto e riflessioni tra docenti e studenti in un istituto scolastico di Termoli. Gli insegnanti si sono rapportati con i ragazzi, che hanno analizzato, valutato e condannato i comportamenti del “branco”. Di un gruppo “alla deriva”, senza timone e senza un “metronomo che insegni loro a seguire il ritmo delle regole, dell’etica e della vita”.

Bulli con le minicar tra noia e spavalderia: pestano a sangue un ragazzino, 30 giorni di prognosi

L’episodio del pestaggio in via a Colle delle Api, portato alla luce per sensibilizzare l’opinione pubblica a denunciare anche altri accadimenti avvenuti ancora prima dell’aggressione del 14 novembre scorso e di cui molti sapevano (e sanno) senza però segnalare né denunciare, adesso sembra abbia sortito l’effetto auspicato.

I ragazzi, quelli coraggiosi, quelli che hanno subìto aggressioni o assistito a scene di violenza, ora vogliono raccontare tutto alla polizia.

“Non ci stiamo a finire nel tritacarne che attribuisce inevitabilmente a tutta la nostra generazione colpe che invece una bella fetta di noi non ha“. Sono occhi belli e puliti che ammettono la paura e anche l’errore di aver pensato in alcuni momenti “meglio non impicciarsi”. Ora, invece, messi a conoscenza di quanto accaduto, sono pronti a dimostrare che quelle scorribande andavano avanti da tempo. Che altri ragazzi tra i 14 e i 16 anni hanno incontrato i teppisti delle “minicar” ricevendo insulti e botte. E che a farne le spese sono state anche persone anziane.

Le indagini non si fermano. La squadra mobile è al lavoro. I ragazzi vogliono parlare, questo è anche il loro riscatto. Quello di una generazione che – evviva Dio – è composta in gran parte da menti pulite e cuori audaci. Che hanno voglia di un mondo assai diverso da quello dove insiste la prevaricazione, la violenza, la minaccia, la ritorsione. La paura. 

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