Storie di successo

Giuseppe Iaciofano e il suo brand: “Ero una drag queen, ho scoperto me stesso e la moda” fotogallery

Ha appena avviato una collaborazione con cinque regioni della Cina, vive a Londra ed è stato di passaggio in Molise (dove è nato) dopo uno shooting fotografico a Roma. Questo giovane artista originario di Sant'Elena Sannita, è un talento in ascesa ma il suo lavoro non ha preso il volo in Italia dove invece è stato spesso discriminato

Alle sue spalle ha un percorso costellato non soltanto da soddisfazioni che poi sono esplose in un brand di moda tutto suo, creato a Londra e che a Londra ha preso il volo. Ma ci sono anche momenti di grande sofferenza affrontati con coraggio e determinazione.

Giuseppe iaciofano

Giuseppe Iaciofano, 32 anni, originario di Sant’Elena Sannita è un altro di quei nomi che il Molise non ha saputo valorizzare e che invece il regno di Elisabetta ha colto e favorito permettendogli di ideare, disegnare, creare e produrre. E poi di mettere in passerella, vendere e finanche vestire i nomi che “contano” del mondo dello spettacolo ma non solo.

Giuseppe è un vulcano di energia, di idee e di entusiasmo. Un giovane con la passione per l’arte e per la moda. Con tutto ciò che è creazione e stile. Con tutto quello che è colore e sfumatura. E’ un tutt’uno con “outfit” e “fashion style”.

Giuseppe iaciofano

Ma  è anche un ragazzo, quando frequenta le scuole ad Isernia, che non si sente propriamente Giuseppe e che capisce di dover affrontare quel disagio che lo insegue costantemente, cominciando dallo stare bene con se stesso. Quindi si butta nel trasformismo, fa la drag queen per anni, anche a Campobasso. Poi a Roma. Ed è stata proprio quell’esperienza di arte mista a colore e cultura, musica e stile, strategia “dell’io che si trasforma” che “mi ha fatto dire basta all’ipocrisia e mi ha spinto a vivere la mia sessualità per quella che è, senza più paure né timori”. Ma soprattutto “mi ha fatto scoprire la moda, il gusto, la particolarità, e mi ha fatto innamorare di tutto ciò che non è consueto”.

“Quando mi travestivo nei locali ero Magda Ice, perché ero fredda. Sexy ma tendenzialmente freddo perché dentro mi sentivo così – racconta –  Poi ho detto basta: io sono Giuseppe ed è ora che inizi a capire se la gente mi apprezza per quello che sono. Ho avuto il supporto degli amici, di Serena, di mia madre, mia sorella, meno di mio padre”. Fare la drug queen lo aiuta ad approfondire il concetto di moda, tant’è che le sue mini-collezioni nascono proprio a ridosso del lavoro artistico che svolge nei locali.

Giuseppe subisce attacchi omofobi, in Molise ma anche a Roma “dove non vivrei” né “vivrei a Milano” ammette, perché “l’Italia è fintamente all’avanguardia sotto il profilo culturale, c’è ancora un attaccamento ai vecchi stereotipi che non permette  alle menti più evolute e aperte di osservare e valutare quello che accade in modo pulito e senza condizionamenti”.

A Isernia frequenta la sezione di moda e costume dell’istituto d’arte “Manuppella”. Molti nella città molisana sono soliti deriderlo e aggredirlo verbalmente per quel suo gusto “poco maschio”. E racconta: “Amavo le Barbie e questo era già una discriminante”. A Roma gli tagliano un dito all’uscita di un locale gay, i segni sono ancora visibili. Purtroppo. Ma lui va avanti, “me ne frego – dice – avevo urgenza di dare forma e colore alla mia vita”.

Anche se “in realtà io volevo fare il ballerino – confessa con la sua risata contagiosa – sì, sì amavo e amo la danza moderna. Quindi ad un certo punto ho abbandonato la moda, ho vinto una borsa di studio con il ballo che mi ha portato in accademia a Milano per due anni e proprio mentre ero lì scopro la ‘fashion week’ e dico ‘caxxo questa cosa è fighissima’. Quindi mi imbuco in tutte le sfilate di moda, mi spaccio per vip, apro anche un blog con più di 800mila visualizzazioni (che poi ho chiuso per noia) e facendo il blogger in quel periodo riesco ad avere accesso ovunque.  Quindi l’illuminazione: ma perché non creare qualcosa di mio? Ho visto tante di quelle cose, avevo una voglia di matta di esprimermi”.

E’ a questo punto che Giuseppe inizia la sua formazione culturale da fashion designer. Gira l’Italia, poi  parte per New York per un breve periodo dove apprende e osserva altre influenze, altri modelli, altre culture. Apprende la moda in tutte le sue molteplici sfaccettature, bussa – con i suoi disegni sotto il braccio – alla porta delle grandi case di moda che apprezzano il suo lavoro e lo coinvolgono in progetti “a termine” che non lo soddisfano abbastanza “mi sentivo, come dire, un po’ usato. Invece avevo bisogno di decidere del mio destino”.

Prende il volo per Londra e nel Regno Unito inizia la sua carriera perché “Londra mi ha dato la possibilità di essere me stesso e di esprimermi senza subìre mai alcun tipo di attacco dovuto alla scelta sessuale o di altro genere discriminatorio. Ma soprattutto anche fiscalmente mi ha permesso di partire con piccoli gruzzoletti e quindi di lanciare un mio brand”.

Un giorno Giuseppe incontra lungo la sua strada il cancro. Già, la vita a questo giovane risparmia poco. Eppure anche in questo caso, quel momento di sofferenza tra esami, chemio, capelli che cadono e corpo che si indebolisce,  diventa per lui un momento creativo. Le parrucche ispirano altre creazioni e in ospedale lo cercano tutti per inventare abiti e outfit a tema. ne crea alcuni di carta che fanno il giro del Regno Unito. 

Poi diventa anche fotomodello per una bellissima immagine dell’Ail “perché io mi sono ammalato di un tumore del sangue”.

Giuseppe iaciofano

Risente della crisi provocata dal lockdown: tutto fermo, niente entrate e per ripartire si inventa  aiutante ostetrico in un ospedale londinese “il lavoro è lavoro a prescindere. Questa certezza mi ha permesso di investire nuovamente su idee e progetti che in fase di pandemia non avevano potuto prendere forma né vita per mancanza di entrate e investimenti. Quindi diciamo che sono ripartito quasi da zero.

Dalla sua mente arrivano quindi tessuti a contrasto “che rispecchiano la mia personalità” le “figure geometriche”, quei “tagli capaci di modellare ogni figura” una “qualità che è a metà tra Max Mara e Joseph”.

Vladimir Luxuria adora i suoi abiti e ama indossarli “quasi sempre”, ma “vesto molte altre celebrità”.  Ha avviato una collaborazione con cinque regioni della Cina dove ha già registrato il suo brand  e non vede l’ora di riprendere a volare come prima della pandemia. Quale strade segue? Una soltanto: “Be you Self”, l’unica  soluzione “che ti porta dove vuoi”.

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