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Giornata del ringraziamento per i frutti della Terra, la lettera del Vescovo

di Monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo della Diocesi di Campobasso-Bojano

 

Carissimi presbiteri e diaconi e carissimi fratelli e sorelle,

vi scrivo per chiedervi un’attenzione particolare per la Festa del ringraziamento per i frutti della terra, che celebriamo la domenica 7 novembre, in sintonia con la festa di san Martino, il protettore del lavoro dei campi, come per antica tradizione. L’importanza della Gionata è stata da noi rilanciata, nelle pagine del Liber Sinodalis, ai numeri 37, colta sotto l’aspetto culturale, teologico, pastorale e sociologico, perché sia un ulteriore momento per dire grazie a Dio per la bellezza e fertilità del Creato, con la stima per chi lo lavora con il sudore della fronte.

Scorrendo il messaggio della CEI di quest’anno, la giornata ci aiuta a guardare con simpatia a tutti gli animali che circondano la vita rurale delle nostre campagne. Sono tanti, nel ricordo di alcuni animali, ben citati nella Bibbia, come l’asina di Balaam, lo stupore di Giobbe davanti alla perfezione di certi animali come il coccodrillo, la storia di Giona salvato dalla balena, l’amore agli animali in sant’Antonio e san Francesco. E’stato infatti lo stesso Adamo che ha dato il nome agli animali, nella ricerca di una compagnia che gli fosse degna, ritrovandola però, alla fine, solo nella donna che gli starà accanto.

Il messaggio della CEI ci chiede di rinnovare la sima e la cura che dobbiamo avere nei confronti degli animali, pur se non deve mai superare la prossimità da tenere in primis per le creature umane,come talvolta oggi capita per i cani. Ma è giusto che anche gli animali godano dell’attenzione ecologica che si sta fortemente manifestando in tutto, con ambienti degni di un adeguato loro benessere. In questo contesto rurale, dobbiamo dire grazie ai tanti allevatori del pollame, un settore vitale nella nostra diocesi, che richiede cura, attenzione, reale investimento produttivo, energie future. E con i polli, come non dire grazie alle api, cosi indispensabili per la nostra sopravvivenza. Con un grazie allora anche ai pastori, per la cura delle pecore. E ai tanti immigrati indiani, di religione Sikh, che curano tante nostre stalle, con ottimi risultati, ormai ben integrati, con l’appello ad evitare assolutamente che nelle nostre campagne si insinui il caporalato!

Ho elencato tutte queste realtà, perché ne possiate far riferimento, pur se breve, nell’omelia di questa domenica 7 novembre, con lo sguardo alla monetina donata dalla povera Vedova, che ci è maestra di generosità, nella vita, poiché essa ha dato tutto quello che aveva. Anche i nostri contadini spesso donano tutto, per noi, perché possiamo godere del pane, del latte, dei prodotti caseari, con nostra grande gioia per la loro riconosciuta bontà.

L’appello finale che vi faccio è quello di pregare durante la messa, con una invito a fare della pastorale rurale uno dei punti principali della nostra attività, in Molise, che vive di ruralità. Studiamo perciò i numeri 44-48 del Liber Sinodalis, dove è ben espressa ed indicata questa attenzione creativa ed empatica alle nostre tradizioni più vive.

Grazie del vostro ascolto,

Campobasso, 7 novembre 2021.

 

 

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