Termoli - l'intervista

Germele ammette: “Non ho esenzione e sono scettico sul vaccino”. Le frasi no vax? “Le ho dette, ma sono disposto a fare seconda dose”

Il primario di Rianimazione in una intervista a Primonumero.it anticipa di essere disponibile a fare la seconda dose “per il bene dell’ospedale. Se poi mi vogliono mandar via lo facessero, io non ho nulla da perdere”. Giuseppe Germele, al centro di una bufera innescata da un servizio di Rai Tre, riconosce di aver pronunciato frasi che abbracciano le teorie complottiste “ma in un contesto più ampio, in un discorso diverso”. Resta il nodo della sospensione, che ora si pone in seguito all’accertamento del Nas. Asrem ha sospeso 19 persone finora, ma il primario è stato “salvato” malgrado non abbia né green pass da vaccino né esenzione. “Ho avuto un calo della vista dopo la prima dose – racconta – ma non ho chiesto l’esenzione, probabilmente ho agito con superficialità”.

Giuseppe Germele prova a parare i colpi che gli arrivano a raffica in una poco tranquilla domenica di nebbia, pioggia autunnale e fuoco dei riflettori che nella sua vita e nella sua carriera ha sempre evitato con attenzione. “Se mi volete crocifiggere fate pure, io ho poco da perdere”. Il fuoco è quello dello scandalo mediatico che lo ha investito in pieno dopo un servizio del Tgr Molise che ha svelato la sua posizione vicina ai No Vax ma soprattutto la mancanza di green pass e il fatto che ha una sola dose di vaccino, risalente all’ormai lontano 18 maggio 2021.

Primario di Rianimazione No Vax e senza green pass: non è stato mai sospeso. I Nas in sala operatoria

Il servizio ha innescato un polverone, e la versione del primario – riportata da Telemolise e ripresa pari pari da tutti gli altri giornali – giustifica l’assenza di green pass con un presunto danno alla vista seguito alla somministrazione del farmaco Pfizer e smentisce le frasi che abbracciano le teorie complottiste dei No Vax mandate in onda dalla Rai, sulle quali peraltro ci sono audio inconfutabili.

Le cose non stanno esattamente così, ed è lo stesso Giuseppe Germele ad ammetterlo. “Forse ho agito con leggerezza, ho sottovalutato la gravità della cosa” riconosce il primario facente funzione, in servizio al San Timoteo di Termoli dal 1987, che incalzato dalle domande di Primonumero.it decide di dire la verità anche su quelle affermazioni che hanno destato sconcerto fra gli stessi operatori sanitari e i cittadini molisani.

“Sì, potrei aver detto quelle frasi, non lo nego, ma in un altro contesto”

Ma veramente lei ha detto che nel vaccino c’è un microchip che ci vuole controllare, il 5G, la nanorobotica e tutta questa serie di frottole social delle quali si nutre il popolo dei No Vax, dottore?

“Ma io non è che ho detto solo questo, e comunque guardi, probabilmente sono frasi decontestualizzate, prese singolarmente senza il discorso di contorno, messe lì in piazza così, insomma, capisce?”

Non capisco, davvero. Ma lei è un No Vax?

“Io non dico che il vaccino non funzioni, ma posso avere delle perplessità e difatti ce le ho. Ecco, ho sempre trovato un po’ forzata la liberatoria che i pazienti devono firmare, e lo dico con tutto il rispetto di quanti hanno avuto lutti e decessi in famiglia, ma credo ci siamo concentrati solo sulla prevenzione e non abbastanza sulla terapia, sulle cure contro il Covid”.

E anche questa, mi perdoni, suona come una affermazione dal sapore No Vax.

“Io dico che i vaccini non è che non servono, servono, ma ho espresso un parere sul ceppo del Covid che è lo stesso dell’influenza e allora mi chiedo, poiché sappiamo che i virus mutano per adattarsi all’ospite e non morire, allora sono d’accordo sulla vaccinazione ma c’è pure il rischio che mutando e rimutando questo virus renda inefficaci i vaccini e che facciamo, ci dobbiamo vaccinare ogni 3 mesi, ogni 6 mesi?”

Quindi ha detto anche la storia del microchip?

“Ma che c’entra, quella era una citazione orwelliana. Rientra in un contesto diverso”.

Quindi l’ha detto…

“Forse c’è stata una svista da parte mia, una leggerezza, ho sottovalutato l’impatto che avrebbe avuto”.

Ma lei è il primario di Rianimazione e responsabile del blocco operatorio a Termoli, mica devo dirglielo io che frasi del genere in bocca a lei sono diverse se le pronunciasse che so, un meccanico, un architetto o un giornalista…

“Diciamo che la sperimentazione dei vaccini c’è. Io sono stato toccato da un calo del visus dopo la prima dose, poteva capitare per un’altra cosa…”.

Quindi è questo il motivo per cui non ha mai fatto la seconda dose? Le si è abbassata la vista?

“Sì, sì, per questo”.

Ma dovrebbe avere almeno l’esenzione, giusto?

“Non ho l’esenzione, avrei dovuto fare una risonanza per il riposo dal lavoro ma in reparto, con i problemi che ci sono a livello di personale, di turni, non era possibile, non c’è stato tempo”.

Ma lei, con un problema agli occhi, sarebbe dovuto rimanere quantomeno a casa invece di continuare a frequentare l’ospedale, considerando il ruolo delicato che riveste.

“Beh, per la verità non è che possa essere certo che il calo della vista dipenda dal vaccino, era quello che volevo capire appunto facendo esami più approfonditi”.

Dottor Germele, ma lei ha una fifa matta del vaccino, traspare benissimo. Lo ammette?

“Non è che l’ho fatta a cuor leggero la prima dose, sì”

E allora perché l’ha fatta, peraltro a maggio, molto più tardi dei suoi colleghi?

“Un po’ perché con questa cosa del green pass te lo impongono. Un po’ perché non volevo danneggiare l’ospedale di Termoli. Lavoro qua dall’87 e ho cercato sempre di mettermi a disposizione come meglio potevo. Sarei dovuto andare in pensione dall’anno scorso, ma sono dotato di una buona capacità organizzativa, che mi viene riconosciuta da tutti, e non era il momento giusto per mollare, con l’epidemia in corso e tutto il resto”.

Si è sentito costretto, in pratica.

“Sì”

E poi ha avuto una reazione avversa, che ha aumentato la sua reticenza.

“Sì”

Però non ha fornito la documentazione alla Asrem.

“Sto raccogliendo il materiale che lo dimostra, esami e visite mediche”.

Lo sta facendo ora, dopo l’ispezione dei carabinieri del Nas?

“No, lo sto facendo da un po’, sto raccogliendo la documentazione”.

La Asrem, l’azienda sanitaria per la quale lei lavora, non le ha mandato solleciti, non ha minacciato di sospenderla?

“No”.

Nessuno le ha chiesto nulla sul fatto che lei non ha il green pass e non potrebbe lavorare in ospedale?

“Io faccio spessissimo tamponi”.

Certo, come gli altri che lavorano in ospedale immagino. Ma come sa meglio di me non basta, bisogna avere il ciclo vaccinale completo che per i sanitari è obbligatorio o al massimo una esenzione avallata dalla stessa Asrem.

“Già”.

Ripeto la domanda: Nessuno le ha chiesto di mettersi in regola?”

“Il direttore sanitario del San Timoteo mi ha fatto presente l’anomalia qualche settimana fa”.

La Asrem dunque conosce perfettamente la situazione che la riguarda. Lo sa che sono state sospese, come oggi mi ha confermato lo stesso direttore generale Florenzano, 19 persone?

“Può darsi, è la procedura”.

Eppure lei non è stato sospeso, come mai?

“Ieri sera, dopo l’ispezione, ho avuto una telefonata col direttore Florenzano”.

E…?

“Mi ha detto di mettermi in regola, nel frattempo non andrò più al lavoro”.

Cosa pensa di fare?

“Dovrei fare la seconda dose, anzi le dico che avevo dato disponibilità da diversi giorni ed era stata calendarizzata a domani mattina”.

Straordinaria coincidenza. Quindi farà la seconda dose?

“Dovrei, anche se vorrei fare un vaccino diverso vista la reazione avversa che ho avuto la prima volta, ecco, stavo proprio cercando di capire se è possibile”.

In teoria non lo è, la seconda dose dovrebbe essere la stessa della prima volta.

“Mah, vedremo. Ci sto pensando. Sono possibilista”.

Ma se non fa questo vaccino e non ha l’esenzione non potrà tornare a lavorare, giusto?

“Se proprio mi vogliono mandar via, beh guardi che io non ho nulla da perdere. Sarei potuto andare in pensione già l’anno scorso. Ma fondamentalmente tengo a questa regione, i miei sono molisani, io sono nato a Larino. Mi sono sempre impegnato al massimo per questo territorio e la sua sanità”.

Un’ultima cosa, mi scusi: non poteva evitare di fumare uscendo dalla sala operatoria, come si vede dal video?

“Ma a chi giova questa polemica? Mi domando a chi faccia bene, non fa altro che favorire la chiusura dell’ospedale di Termoli. Se volete questo…”

Non è una polemica, è un fatto grave in un ospedale e in una sala operatoria.

“Lei fuma?”

 Sì.

“Ha mai provato cosa significa stare magari 10 ore in sala operatoria e avere voglia di una sigaretta al punto da non riuscire ad aspettare di uscire fuori?”

Sì, tranne il particolare della sala operatoria. Ma d’altronde il primario di Rianimazione è lei.

“Anche i primari hanno i difetti e i punti deboli”.

 Come darle torto, dottore?

 

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