di don Mario Colavita
La logica di Dio è sempre “altra” rispetto alla nostra. Seguire Gesù richiede una profonda con-versione, un cambiamento nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per lasciarsi illuminare e trasformare interiormente.
Un punto-chiave in cui Dio e l’uomo si differenziano è l’orgoglio: in Dio non c’è orgoglio; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme di abbassarsi e di farsi ultimo.
Il servire è il fondamento del Regno, e questo Cristo lo dimostra donando la vita per noi. La buona logica evangelica non è l’arrivismo, il presenzialismo a tutti i costi, la logica che lega il camminare con Gesù è quella del servire e del donare.
I discepoli, stando al racconto dell’evangelista Marco, ancora imparano chi è Gesù. Sono presi da personali aspirazioni essere primi, avere un posto avanti a tutti.
Per comprendere il vangelo c’è bisogno di ribadire l’importanza e la forza della disponibilità e l’impegno al servizio e al dono.
Nonostante per tre volte Gesù abbia indicato ai discepoli la strada della sofferenza e della croce questi sono ancora lontani dall’accogliere lo stile nuovo di Gesù: il servire come realizzazione del vangelo. Servire nel vangelo è la traduzione concreta di amare e dare la vita per l’altro.
Sono passati duemila anni dobbiamo riconoscere che le cose non sono molto cambiate. Nella società come nella chiesa c’è ancora tanta voglia di carriera, non si rinuncia a qualche sgomitata e neppure a qualche sgambetto pur di raggiunger il proprio fine.
Servire senza servirsi, donare senza dominare è questa la sfida a cui siamo chiamati come credenti e seguaci di Gesù.
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