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Se Dante visitasse Altilia – Racconto semiserio nella piccola Pompei abbandonata

Il sito archeologico più prezioso del Molise è lasciato incustodito e in molti casi fatiscente: abbiamo provato a immaginare scherzosamente cosa ne direbbe il sommo Poeta

Se per pura immaginazione Dante Alighieri visitasse Altilia, cosa direbbe? Che penserebbe di quella che viene definita la Pompei del Molise ma che pochi visitano, quasi nessuno conosce e appare in stato di semi abbandono?

Ci siamo divertiti a immaginare il racconto di una visita reale del sito archeologico di Altilia con alcuni dei versi e dei personaggi più noti della Divina Commedia, come omaggio al sommo poeta e padre d’Italia. Niente terzine, niente endecasillabi: non saremmo all’altezza.

Quanto scritto non vuol essere una denigrazione del sito archeologico, ma più una constatazione di quante potenzialità inespresse ha. Un po’ come fece Dante col nostro Paese nel suo capolavoro.

 

Altilia

Caron, non ti crucciare

Giungiamo all’ingresso del sito archeologico di Altilia-Sepino da stradine secondarie mal ridotte, passando davanti a un gregge di pecore e ad una anziana che le guida e le sferza. Non siamo proprio in una selva oscura, ma per un attimo sembra di rivivere ‘Non ci resta che piangere’ con Benigni e Troisi. Invece siamo nel posto giusto.

A due passi dalle rovine di Altilia c’è un bar che pare uscito dagli anni Ottanta. Radio stereo portatile che spara le ultime notizie, bancone con salami, poche buste di patatine, bagno stile autogrill abbandonato. Il barista ci osserva come fossimo alieni, stupito dal fatto di vedere visitatori in un anonimo pomeriggio nuvoloso di ottobre. Viene in mente Caronte che grida “Guai a voi anime prave!”. Ma noi tiriamo dritto pensando:

Caron, non ti crucciare:

vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare”

 

Altilia

Lasciate ogni speranza voi che entrate

Il grosso dubbio dell’ultimo momento (Non è che troviamo chiuso?!), viene dissipato subito. Il sito è sempre aperto, gratuito, incustodito. Chiunque può entrare e uscire quando vuole. All’estero si pagano fior di quattrini per musei che valgono poco o nulla, noi abbiamo quella che Repubblica ha di recente definito ‘la piccola Pompei’ e la teniamo alla mercé di vandali o ladri. C’è di più: all’ingresso campeggia un cartello sul quale si legge: “Il visitatore accede all’area esclusivamente sotto la propria responsabilità”. Torna in mente il celeberrimo verso sulla porta dell’Inferno:

“Lasciate ogne speranza, o voi ch’ intrate”.

 

Altilia - Sepino

Cerbero

Ma il nostro viaggio è ormai iniziato e così come Dante con Virgilio avremmo bisogno di una buona guida, ci guardiamo attorno quando siamo sorpresi dall’abbaiare aggressivo di un cane. Per fortuna un cancello ci protegge, quando ci accorgiamo che i cani sono addirittura tre. Bella accoglienza per dei turisti, non c’è che dire. Ancora una volta i versi dell’Inferno sembrano accompagnarci.

“Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra”

 

Altilia

Gli ignavi al Foro

Fra la visita al Teatro e lo splendore dell’antica Basilica, ammirando ora il Foro, ora le Porte, ecco che ci rendiamo conto di non essere i soli visitatori. Si aggirano fra il Cardo e il Decumano persone in divisa da lavoro – non archeologi – evidentemente in gita dopo il pranzo. Ma due chiacchierano tra loro e gli altri guardano il cellulare quasi senza sosta. Hanno davanti millenni di storia eppure preferiscono altro. Virgilio ci avrebbe ammonito:

“non ragioniam di lor, ma guarda e passa”

 

Altilia - Sepino

Fra case puntellate e panni stesi

Sorprende constatare quanti vecchi ruderi e casolari sono all’interno del sito. Una di queste vecchie dimore è pericolante ed è stata puntellata dai vigili del fuoco. L’immagine non è esattamente da cartolina. Da una di quelle case meglio conservate e tuttora abitate spuntano invece dei panni stesi. Si vocifera che addirittura qualcuno usi la fontana all’interno di Altilia per lavare i panni sporchi. Il Maestro suggerirebbe:

“Maggior difetto men vergogna lava”

Altilia - Sepino

 

La diavoleria ci inganna

Al visitatore comune servirebbe qualche indicazione. Finalmente le troviamo sui cartelli nei punti principali del sito. Certo, con le tecnologie moderne si potrebbe pensare a qualcosa di multimediale e in effetti la Soprintendenza ci ha pensato: ecco un QR Code da scannerizzare. Cosa nasconderà? Un tour virtuale? Una guida in 3D? Una mappa? Niente di tutto questo, perché il codice porta a un link dal nome “MusicBox for Windows 10”. Questa novella diavoleria ci ha ingannato, non c’è che dire. Era successo anche ai due poeti ingannati dai Malebranche:

“del diavol vizi assai, tra ’ quali udi’

ch’elli è bugiardo, e padre di menzogna”

Altilia - Sepino

 

Fatti non foste a viver come bruti

Abbiamo negli occhi la magnificenza di un posto che dovrebbe pullulare di turisti e scolaresche mentre ci incamminiamo verso casa. Il futuro Parco Archeologico di Sepino recentemente deliberato dal Ministero per la Cultura potrebbe essere una svolta nella gestione di questo gioiello. Ma ancora più importante è che siano i molisani a (ri)scoprire l’importanza di questo posto. Come scrisse il sommo Poeta:

“Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti

ma per seguir virtute e canoscenza”

Altilia

 

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