Sanità allo sbando

Sanità pubblica in via di estinzione, unica soluzione è cambiare la legge a Roma. I sindaci minacciano le barricate

In un documento che sarà elaborato nelle prossime ore saranno contenute le proposte illustrate oggi nella Conferenza dei sindaci: prioritaria la deroga al Balduzzi o un 'decreto Molise' che possa evitare la chiusura di reparti o altri presidi sanitari come le postazioni del 118. Preoccupazioni dal Basso Molise per lo svuotamento del San Timoteo perchè, sottolineano gli amministratori, "il San Pio di Vasto o il nuovo ospedale di San Salvo non ci consentirà di fronteggiare le esigenze di salute di una popolazione che d'estate triplica e in un territorio con tre aziende chimiche". Il governatore-commissario partecipa all'assemblea e attacca il dg Florenzano: "Faccia urgentemente le assunzioni"

Sarà una partita lunga, difficile e tutta in salita quella che si giocherà per salvare una sanità – qella pubblica molisana – in via di estinzione. Fra l’altro il piano per evitare l’ulteriore smantellamento dei servizi sul territorio coinvolge la politica in tutti i suoi livelli: dagli amministratori locali al governatore commissario ad acta Donato Toma fino alla delegazione parlamentare. Solo a Roma infatti può essere deciso se concedere al Molise una deroga rispetto a quanto prevede il decreto Balduzzi che consentirebbe di realizzare un ospedale Dea di secondo livello a Campobasso, due presidi sanitari Dea di primo livello a Termoli e Isernia. Per raggiungere tale obiettivo occorrerà anche un passaggio e un accordo nella Conferenza Stato Regioni, come avvenne per la Basilicata che la deroga al dm 70 del 2015 (il Balduzzi, appunto) l’ha ottenuta.

Oppure – è la seconda opzione in campo – si potrebbe chiedere al Governo di varare quello che qualcuno già definisce il ‘decreto Molise’, ossia un provvedimento ad hoc che consentirebbe di ripristinare ospedali e reparti ridotti ormai al lumicino.

È su questo duplice piano che si muoveranno gli amministratori che oggi hanno partecipato alla Conferenza dei sindaci convocata nella Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso dal presidente Daniele Saia, sindaco di Agnone. È la prima volta che i sindaci si ritrovano faccia a faccia per confrontarsi sul Programma operativo 2019-2021 adottato dal governatore commissario Donato Toma e trovare una sintesi nella comune battaglia a difesa della sanità che è indirettamente anche una lotta a tutela delle comunità che essi guidano. Soprattutto da quando la pandemia ha reso ancora più evidente il ruolo di ‘sentinella’ sul territorio che ogni sindaco svolge per la popolazione dei comuni e dato maggiore determinazione alla battaglia per il diritto alla salute in una regione sempre più svuotata, nella quale diventa complicato per le ambulanze del 118 muoversi su strade dissestate o arrivare in ospedale e trovare un posto letto, reparti aperti e funzionanti.

Il Basso Molise sta vivendo la situazione più complicata: dopo lo smantellamento del ‘Vietri’ di Larino, è in forte sofferenza l’ospedale di Termoli. 

“Nei giorni scorsi – racconta Francesco Roberti durante la Conferenza dei sindaci – due persone si sono rivolte al San Timoteo per un ictus. Hanno chiamato anche Campobasso (l’ospedale Cardarelli, ndr) ma non lì non le hanno ricoverate. Una è morta, l’altra invece si è salvata. Il pronto soccorso di Termoli passa il tempo a smistare i pazienti”, mentre “a San Salvo faranno un ospedale ex novo per chiudere quello di Termoli e quello di Vasto”. Per Roberti occorre “un Piano sanitario serio” e anche la solidarietà delle regioni vicine che, ha ricordato, il Molise aiuta in un altro modo ad esempio fornendo loro acqua. Il riferimento è alla Puglia e alla Campania. Per il primo cittadino di Termoli occorre “una riorganizzazione seria di ospedali e assunzioni a cominciare dal Pos 2022-2024” perché sulla sanità scandisce “non ho né padrini né padroni”. “Sono pronto a fare le barricate”, sottolinea ancora evidenziando di essere stato il primo a promuovere un ricorso per la chiusura del Punto Nascite. “Ci avevano detto che avrebbero rafforzato il San Timoteo dopo aver chiuso il Vietri di Larino, ora chiudono l’ospedale di Termoli e dicono di curarci negli ospedali a Vasto, Chieti e Lanciano. Questo Pos l’ha fatto Agenas, non il presidente Toma o i commissari che lo hanno preceduto, ma così non garantisce i bisogni di salute”.

Conferenza dei sindaci sul piano sanità

È opinione comune quella dei sindaci presenti alla conferenza e rappresentativi di tutto il territorio molisano che non si possa fare un calcolo ragionieristico per organizzare il sistema sanitario nella nostra regione: non si possono ‘tarare’ reparti e posti letto sul numero degli abitanti. Anche perchè, lamentano gli amministratori bassomolisani, quest’area del Molise è priva di grandi strutture private, a differenza della zona di Campobasso (che ha il Gemelli) e la provincia di Isernia, che può far riferimento il Neuromed.

“Dopo il Vietri – chiarisce il sindaco di Larino Pino Puchetti – ora assistiamo alla riduzione dei servizi al San Timoteo. Anche l’ospedale di Isernia è stato ridimensionato ma lì ci sono delle strutture private che possono sopperire garantendo alcune prestazioni ma non le urgenze”. Per Costanzo della Porta, neo riconfermato primo cittadino di San Giacomo degli schiavoni, “va coinvolta anche la delegazione parlamentare, finora sono stati silenti e assenti”.

Conferenza dei sindaci sul piano sanità

La Conferenza dei sindaci non proporrà un ricorso al Tar: non erano tutti d’accordo su questa strada. “A Venafro abbiamo vinto tanti ricorsi per il Santissimo Rosario, ma poi le sentenze sono state cestinate dai commissari“, osserva con amarezza il sindaco di Venafro nonchè presidente della Provincia di Isernia Alfredo Ricci.

Chi ha deciso di andare avanti sulla strada del ricorso contro il Piano operativo è il sindaco di Campobasso Roberto Gravina.

 

La Conferenza dei sindaci consente di sviscerare anche i problemi delle aree interne. A Colletorto ad esempio “è stata costruita una rsa che è diventata il rifugio di cinghiali e volpi quando potrebbe garantire servizi sanitari. Spero che venga inserita nel prossimo Pos”, sottolinea Cosimo Mele. A Castelmauro invece manca il medico alla postazione del 118 e per raggiungere il paese occorre un’ora e 37 minuti, come sottolinea il vice sindaco. Emergenza simile quella raccontata da Remo di Ianni, sindaco di Cerro al Volturno, nonostante una popolazione residente in quell’area che raggiunge i 12mila abitanti.

Purtroppo alle problematiche segnalate dai sindaci non fanno seguito risposte o soluzioni nonostante l’intervento del governatore Donato Toma e del direttore generale dell’Asrem Oreste Florenzano. Quest’ultimo, dopo aver spiegato i criteri con cui l’Azienda sanitaria ha deciso di mantenere alcune postazioni del 118 e di depotenziare altre (“non solo la distanza, ma anche il volume di attività”), invece di chiarire ai sindaci alcuni aspetti del Piano sanitario e spiegare, casomai, le soluzioni tampone soprattutto per la rete dell’emergenza, preferisce attaccare i giornali che stanno raccontando le enormi difficoltà vissute negli ospedali.

Nè è tanto più chiaro il presidente della Regione che, dopo un lunghissimo intervento, ribadisce che nessun ospedale sarà toccato (quando gli ospedali sono già toccati, i reparti sono già di fatto chiusi e un caso che vale per tutti è quello di Emodinamica a Termoli) ma ammette che “l’adozione del Piano operativo era un passo necessario da compiere”, che “occorrono risorse per la sanità molisana e per questo abbiamo chiesto al Governo di sbloccare i 30 milioni di premialità”. Del resto, “non ce la facciamo con i 600 milioni del riparto del Fondo sanitari, abbiamo un deficit strutturale di circa 40 milioni di euro”. Infine, fa una strigliata al direttore generale Asrem che nel frattempo era andato via: “Deve assumere urgentemente personale”.

Per il prossimo Piano operativo (quello 2022-2024), il governatore commissario Toma promette ai sindaci maggiore confronto e condivisione. Una prospettiva forse troppo lunga per risolvere i problemi di salute dei molisani. E’ urgente farlo ora, il prima possibile. Lo sanno bene i medici (che finora sono stati ignorati) e i pazienti, che cominciano ad avere una legittima e crescente paura). Al momento le speranze sono affidate all’istanzache approderà sul tavolo di Draghi, dopo il lungo iter procedurale. Nel frattempo, nessuno ha spiegato come si eviteranno le morti o le conseguenze irreversibili degli infartuati bassomolisani.

 

Deroga al Decreto Balduzzi che chiude gli ospedali molisani: la richiesta sul tavolo di Draghi

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