Un indice non fa primavera

Svelato il giallo del Molise primo per sanità territoriale. Gli autori della ricerca: “La qualità dei servizi non è stata considerata”

Chi non ha visto e non ha strabuzzato gli occhi di fronte a quell’immagine impregnata di trionfalismo postata sul suo profilo facebook dal Presidente-Commissario Donato Toma con la scritta al centro ‘Molise migliori servizi sanitari d’Italia’? Una foto che ha fatto il giro del web facendo storcere il naso a molti. Anche perché in questi giorni come non mai assistiamo allo smantellamento dei servizi ospedalieri. Ecco una delle spiegazioni: quella classifica tra regioni non prendeva in considerazioni gli ospedali.

Toma servizi sanitari

Gli indici e le classifiche misurano alcuni aspetti, tralasciandone altri. È per questo che bisognerebbe utilizzare un po’ più di accortezza nel proporli come verità assolute, perché di assoluto non vi è proprio nulla. Operazione solitamente sconosciuta però ai politici.

Giorni fa la notizia del Molise al primo posto, prima perfino della virtuosa Emilia-Romagna, nella classifica stilata da I-Com (Istituto per la Competitività) e relativa alla sanità territoriale ha fatto scalpore ed è stata accompagnata perlopiù da perplessità e incredulità, quando non è apparsa proprio come una beffa. Perché proprio in questi giorni – ma non è certo la prima volta che capita – i giornali regionali non fanno che dare notizie di sciagure sanitarie, chiamiamole così. E proprio mentre tutti – ma proprio tutti – si scagliano contro il nuovo Piano Operativo Sanitario adottato dal Commissario ad acta Donato Toma, proprio lui si è bellamente fregiato della notizia emersa da I-Com, basata su indicatori tratti dall’ultimo Annuario Statistico del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute relativo al 2019.

Proprio I-Com ha tenuto a precisare come e perché il Molise è finito in cima alla classifica nazionale. E lo dice subito, a scanso di equivoci: si tratta di indicatori quantitativi e non qualitativi. E già qui il discorso sembra prendere un’altra piega. Poi dall’Istituto aggiungono che “il Molise rappresenta un caso particolarissimo”. Particolarissimo non sembra essere proprio un sinonimo di virtuoso o eccelso. Un’altra precisazione, detta con altre parole ma il senso è quello, è questa: in Molise – complice anche l’incapacità di garantire l’equilibrio di bilancio – i problemi afferiscono soprattutto all’area ospedaliera, area che “non è stata considerata nella costruzione dell’indice”.

Ecco la nota completa: “A proposito dell’indice sulla sanità territoriale contenuto nello studio dal titolo ‘Programmare dopo la tempesta. Quali modelli post Covid per il Servizio sanitario nazionale’, l’Istituto per la Competitività (I-Com) precisa che il Molise rappresenta un caso particolarissimo, il cui primo posto deriva da fattori quantitativi e non qualitativi.

Nonostante la regione debba affrontare note complessità sotto il profilo dell’erogazione dei servizi sanitari e sia stata sottoposta a commissariamento, l’analisi degli indicatori tratti dall’ultimo Annuario Statistico del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute relativo al 2019 presenta valori in linea con quelli nazionali. Il numero di Medici di Medicina Generale (MMG) e dei Pediatri di Libera Scelta (PLS) non si discosta dai valori medi registrati sul territorio italiano, a testimonianza del fatto che molto probabilmente non è prioritario tanto agire sulla copertura quanto sull’organizzazione del servizio.

Vale la pena inoltre ricordare – continuano da I-Com – che il commissariamento del Molise risale al 2009 e che tale procedura dipende in questo momento soprattutto dall’incapacità di garantire l’equilibrio di bilancio sanitario e dall’insufficienza dell’area ospedaliera, che non è stata considerata nella costruzione dell’indice. Dall’altra parte invece, come si nota anche dall’analisi dei dati del Nuovo Sistema di Garanzia del Ministero della Salute, il Molise ottiene una valutazione positiva per l’area distrettuale e prevenzione proprio per l’anno 2019 a cui l’indice I-Com si riferisce.

Le ragioni del primo posto del Molise fanno riferimento principalmente al servizio di guardia medica e, nello specifico, a un rapporto più elevato fra punti di guardia medica e popolazione e medici titolari di guardia medica e abitanti rispetto a quanto si rileva nelle altre regioni italiane. In sostanza, il risultato della regione dipende dal basso numero degli abitanti in rapporto a quello dei medici e dei presidi sanitari.

Inoltre, il Molise presenta valori più elevati, che lo discostano dal resto del Paese, pure sul fronte dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Nel 2019 infatti, da questo punto di vista, ha superato i 5.000 casi trattati. Tuttavia, in riferimento alle ore totali per caso (pari a 23), il Molise si posiziona molto al di sotto della maggior parte delle regioni italiane. Un dato, questo, che incide sulla qualità dell’erogazione di questo tipo di servizio per via dell’aumento dei casi trattati e della riduzione del personale sanitario nel tempo, come rilevato nello studio I-Com. L’analisi I-Com dei servizi sanitari territoriali si fonda sulle principali variabili riportate nell’Annuario Statistico del Servizio sanitario nazionale, che elenchiamo di seguito: Medici di medicina generale ogni 10.000 adulti residenti; Medici pediatri ogni 10.000 bambini residenti; Punti di guardia medica ogni 100.000 abitanti; Medici titolari di guardia medica ogni 100.000 abitanti; Casi trattati in assistenza domiciliare integrata (ADI) ogni 100.000 abitanti; Totale ore ADI per caso trattato inclusi anziani e pazienti terminali; Ambulatori e laboratori pubblici e privati accreditati al SSN ogni 100.000 abitanti; Altri tipi di strutture territoriali pubbliche e private accreditate al SSN ogni 100.000 abitanti; Strutture residenziali e semiresidenziali pubbliche e private accreditate al SSN ogni 100.000 abitanti.

Ciascuna variabile elencata – concludono – è stata opportunamente ponderata e per ogni regione è stata calcolata una media delle variabili. I valori ottenuti sono stati normalizzati rispetto alla regione con il risultato più alto, in modo da stabilire una classifica da 0 a 100”.

Le cose, insomma, sono più complesse di quel che è stato fatto passare. E ogni indice ha una sua spiegazione, articolata perchè frutto di diverse variabili.

Non si chiede di essere esperti di statistica o di analisti dei sistemi sanitari regionali, però quello che è intuibile è la assoluta relatività di siffatti indicatori. Anche perchè in fin dei conti il rapporto dei cittadini con la sanità regionale è del tutto diverso nella realtà quotidiana, si basa sull’esperienza diretta e non su pagine redatte da analisti. Sicuramente il trionfalismo dei politici non serve a far cambiare idea agli utenti che si scontrano quasi quotidianamente con la dura realtà dei fatti, che spesso non coincide con la realtà fotografata dagli indicatori. E sicuramente quel post sarebbe stato meglio non farlo.

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