I diari della motocicletta di termoli

La malattia, l’addio al padre, il viaggio della rinascita di Sandro. “Spirito nomade che unisce i popoli”, il premio dall’ambasciata tunisina

Sandro Travaglini, il motoviaggiatore termolese noto per le sue avvenure 'marziane', ci racconta gli ultimi mesi, a cominciare dall'esperienza del Covid e del ricovero. Proprio in quei giorni, mentre lui era al Cardarelli, un infarto si è portato via il padre. Dopo una lunga convalescenza e tanto dolore, il centauro si è però rimesso in viaggio. E non sono mancate le soddisfazioni

Rimettersi in viaggio può significare tante cose. E tante cose ha significato per Sandro Travaglini, il motoviaggiatore molisano dei record, come sovente lo abbiamo ‘ribattezzato’ su queste pagine, che nei mesi scorsi ha vissuto l’esperienza probabilmente più forte della sua vita.

Il 40enne indomabile termolese, lunghi capelli in libertà e spirito d’avventura da vendere, a fine marzo è stato costretto a fermarsi da un nemico chiamato Covid-19. La malattia gli ha giocato un bruttissimo tiro e Sandro non ha potuto far altro che rimettersi nelle mani dei sanitari del Cardarelli (reparto Malattie Infettive), dove è stato assistito all’incirca per tutto il mese di aprile. A metà del suo ‘calvario’ ospedaliero quella telefonata che Sandro mai dimenticherà: “Sono Andrea (suo cugino, ndr). È toccato a me questo compito, zio Antonio, il tuo papà, è morto”. Poche parole che hanno avuto l’effetto di uno tsunami nella vita di Sandro, come aveva raccontato lui stesso in una lettera da noi pubblicata.

Sono passati alcuni mesi da allora, abbiamo re-incontrato Sandro che ci ha raccontato come quella morte beffarda, che non gli ha dato la possibilità di vedere il padre un’ultima volta prima che venisse seppellito, sia nel suo cuore e nella sua mente vissuta come qualcosa di sospeso, in qualche modo poco reale. “È ancora strano andare nel ‘suo’ orto, dove passava tanto tempo, e vedere la ‘sua’ sedia vuota”.

Fermarsi è però qualcosa che poco appartiene a Sandro. Un impeto difficile da frenare lo anima, un’esigenza – quella di viaggiare – dai significati reali e metaforici per lui. La pandemia e la malattia vissuta sulla sua pelle hanno giocoforza costretto il centauro e il contachilometri della sua moto ad arrestarsi. Ma c’è stato un momento in cui la spinta a rimettersi sulla strada ha ripreso vigore. “Avevo l’ultimo controllo – post Covid – i primi di agosto. Sono andato in moto al Cardarelli e, prima di avere i risultati degli esami, ho detto alla mia dottoressa che se fossero stati buoni sarei partito, niente mi avrebbe fermato. In caso contrario avrei fatto come diceva lei, avrei prolungato la malattia (che gli è stata prescritta per diverse settimane dopo la guarigione, ndr) e la mia inattività. Ho aspettato impaziente, poi alle 13.30 ho avuto i risultati. I miei polmoni erano a posto, nessuna conseguenza. Allora si parte”. Non erano parole vuote. “Ho chiamato subito due miei amici, ho detto loro Io vado a prendere la nave, voi ci siete?”. Ci sono stati. In fretta e furia Sandro è andato a casa a Termoli, ha caricato la sua due ruote ed è corso a Bari, dove ha preso il traghetto per la Grecia.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Da lì, una volta sbarcati, è cominciata una nuova avventura per i tre. Un’avventura dal sapore particolare per Sandro. È lui a chiamarlo ‘viaggio della rinascita’. È lui ad aver tracciato l’itinerario non lasciando nulla al caso e anzi scegliendo le mete e i tragitti che più rispondevano al suo bisogno di viaggio. “In realtà sono stati i sanitari dell’ospedale ad ispirarmi. Quando ero ricoverato non facevano che chiamarmi ‘guerriero’. Ma i veri guerrieri erano loro, è gliel’ho detto prima di lasciare il reparto”. L’idea del guerriero e le vicissitudini patite da Sandro hanno generato in lui il desiderio di fare un viaggio alla scoperta delle origini rievocando miti e percorrendo luoghi leggendari dell’antichità. Sparta, Atene, la vecchia Costantinopoli, l’antica città di Troia, il Monte Olimpo. Questi i primi passaggi del peregrinare di Sandro, che dalla Grecia è arrivato in Turchia attraverso la Penisola di Gallipoli attraversando poi lo stretto del Bosforo per arrivare sulla sponda europea.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Nel suo racconto una menzione particolare per Çanakkale, la città dove è stato girato il film Troy nel 2004 e dove si trova una riproduzione del mitico cavallo di Troia, ma anche per la fascinosa Istanbul, senza dimenticare l’erto percorso per i 2500 metri del Monte Olimpo, e ancora il lago salato di Toz Gulu, che d’estate diventa un vero e proprio deserto per l’evaporazione dell’acqua e che è dunque percorribile anche in moto. Questo “spettacolo della natura” si trova nel tragitto da Ankara, la capitale turca, e la Cappadocia, dove i tre centauri hanno potuto ammirare gli incantevoli camini delle fate.

Il viaggio di Sandro Travaglini

“In questa prima parte del viaggio abbiamo scelto percorsi poco battuti, forse perché poco conosciuti. Sta di fatto che ora tantissimi motociclisti hanno iniziato, sulla nostra scia, a intraprenderli”. Già perché Sandro, che dei suoi straordinari viaggi lascia traccia su facebook a mo’ di diari della motocicletta, è diventato una sorta di influencer per i motoviaggiatori che seguono le sue avventure su svariati gruppi social. “Per molti sono un marziano, ma io faccio tutto ciò che faccio per passione e perché questo è il mio stile di viaggio, non ne conosco altri”. Finora Sandro ha girato 3 continenti (Asia, Europa e Africa) e attraversato su due ruote qualcosa come 65 Paesi. Da anni c’è lei, la sua fedele Ktm 1290, che ora ha 234mila chilometri. “Li ho macinati in 4 anni, 3 di viaggi se escludiamo l’anno del Covid”.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Stavolta Sandro ha avuto due compagni di strada: Michele Alfieri, che con lui aveva condiviso tante avventure in passato, e il più giovane Mattia Succi, molisano anche lui (di Fornelli). Hanno viaggiato insieme per due settimane, percorrendo in totale 9mila chilometri. Un viaggio “tutto in tenda”, come è solito fare Sandro. “Solo una volta abbiamo dormito in hotel, al centro di Istanbul”. Ognuno di loro non è arrivato a spendere mille euro per questi 14 giorni indimenticabili.

Il viaggio di Sandro Travaglini

A un certo punto i tre sono tornati in Europa e lì il viaggio si è ‘allontanato’ dal mito e ha preso tutt’altra forma. I tre amici hanno attraversato le nazioni dell’Est che confinano col Mar Nero e quindi Bulgaria, Romania, Ucraina, Moldavia, la Transinistria, il confine Bielorusso. Di particolare impatto la visita, breve come si conviene, al sito di Chernobyl. “È stato un po’ come quando sono stato ad Auschwitz, stesso effetto”, racconta Sandro ancora impressionato.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Strappa ancora sorrisi la visita alla scalinata Potemkin, resa celebre da una battuta di un film di Fantozzi, così come la incursione non voluta al festival del cinema di Odessa, sempre nella città ucraina. “Noi eravamo tutti pieni di fango e ci siamo trovati catapultati in questo lussureggiante festival all’aperto nel centro di Odessa. Erano tutti in abiti elegantissimi, siamo arrivati noi in condizioni pessime e i fotografi hanno d’un tratto rivolto i loro obiettivi su di noi. Saremo finiti sui giornali di tutta Ucraina!”. In seguito i ‘nostri’ hanno virato a Sud passando per Ungheria e Slovenia prima di far rientro in Italia.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Prima di questo ennesimo, ma lungamente atteso, viaggio tra Asia ed Europa Sandro è stato raggiunto da una telefonata incredibile che suonava all’incirca così: “Lei è il vincitore del Premio Chibanì 2021 assegnato dall’associazione Hermesja”. A consegnare il premio, in una cerimonia che si è tenuta a fine giugno a Reggio Calabria (sede dell’associazione), la Console della Repubblica Tunisina nel Mezzogiorno d’Italia, Beya Ben Abdelbaki. Un ‘volto’ noto a Termoli, dove l’ambasciatrice si è recata più volte. Termoli e la Tunisia, Paese in cui l’associazione di promozione sociale e umana organizza speciali tour, sono stati il collante che ha portato al nome di Sandro. Questa la motivazione del premio: “Grande interprete dell’animo nomade, che unisce i popoli di tutto il mondo”.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Un premio, ci spiega Sandro, che sarebbe stato a lui consegnato l’anno prima se non ci fosse stata la pandemia e che l’associazione, in stretto rapporto con la Console, ha pensato di conferire a lui dopo aver letto delle sue ‘gesta’ in Mongolia. Forse ricorderete, era novembre 2019 e il centauro era stato al centro di un ‘caso internazionale’. Ricercato dall’Interpol perché dato per disperso, dopo giorni e giorni passati senza dare alcuna comunicazione e con il gps della sua moto scomparso dai radar. “Loro hanno compreso l’essenza dei miei viaggi e hanno sentito fin da subito che non mi era successo nulla di grave”. Andare in posti anche isolati, contare solo sulle proprie forze, sfidare l’ignoto. “In realtà lo stress di comunicare sempre dove si è e cosa si fa è quello da cui voglio fuggire. Chi ha una mentalità occidentale difficilmente lo capisce, ma visitando quei posti l’atteggiamento cambia”.

Il viaggio più avventuroso: Sandro racconta la ‘sua’ Asia in moto. Tra “buchi” di internet e riscoperta del piacere dell’incontro

Tornando al Premio Chibanì – tributo a un tunisino che distribuiva tutti i beni che trovava nei villaggi più poveri del Paese, non tenendo nulla per sé nonostante fosse povero anche lui -, Sandro lo ha ricevuto proprio perché in lui gli organizzatori (e la Console) hanno visto quello spirito di chi, nomade, unisce i popoli. “Sono davvero lusingato, anche perché questo premio solitamente viene dato ad enti o scuole”. Per Sandro, operaio Sevel da 20 anni che oggi viene spesso chiamato a presentare libri sui ‘viaggi’ e afferenti al mondo motociclistico, questa è stata una soddisfazione inusitata.

Il viaggio di Sandro Travaglini

Dopo questa estate piena di emozioni, venuta dopo una primavera funesta, Sandro si sente davvero rinato. “Ora sto benissimo, ho più voglia di viaggiare di prima, anche perché ho visto cose bruttissime e penso che vada vissuto ogni attimo. In ospedale ho visto morire persone nel mio reparto, ho capito (anche con la morte improvvisa di mio padre) ancor di più quanto siamo di passaggio”.

E ancora: “Va vissuto l’oggi, non si può sempre rinunciare alle cose pensando a un domani. D’accordo i sacrifici, ma chiediamoci se hanno senso quelli che facciamo. Che senso ha accumulare denaro se poi non ci godiamo il presente?”. Sandro fa l’esempio di suo figlio, oggi 12enne. “Se lavorassi da mattina a sera potrei garantirgli più soldi, ma non avrei tempo per stare con lui. Lui è come me, prende il buono di tutto. Quando parto e non posso portarlo con me non è triste. È anzi uno stimolo per lui, non a caso va benissimo in storia e geografia”.

Da agosto Sandro si è rimesso più volte in viaggio, anche da solo. “Appena posso parto. Non mi fermo più”.

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