Il caso san giacomo degli schiavoni

Il candidato unico che corre contro il quorum. “È un segnale di democrazia e coerenza. Questione di impegni presi e mantenuti”

Intervista a Costanzo Della Porta, sindaco uscente e ricandidato alla fascia tricolore a San Giacomo (1400 residenti). Una sola lista, nessuna lista civetta ("Mi sembrava un inganno") e un'Amministrazione che non avrà opposizione al suo interno. L'avversario da battere è il rischio astensionismo, ma sembra una ipotesi remota in questo paese in cui la comunità si è ricompattata attorno a una figura che esprime un programma molto concreto. "Abbiamo portato a termine gli obiettivi che ci eravamo dati, non chiederei il voto per i bis se non avessi lavorato bene". La visione di un primo cittadino oggi 46enne che non esclude di correre per la Regione. Ma che dice: "Essere sindaco vuol dire essere il primo servitore, non il primo cittadino. Se dovessi andarmene domani, avrei la coscienza pulita".

Non ha avversari, Costanzo Della Porta. E non in senso figurato, no. Letteralmente: è l’unico candidato alla fascia tricolore a San Giacomo degli Schiavoni, uno dei 31 comuni molisani dove il 3 e 4 ottobre prossimi si va alle urne per rinnovare i consigli locali. 1400 abitanti, una popolazione relativamente giovane, San Giacomo nell’ultimo lustro ha assistito a un progressivo ricompattamento delle varie anime politiche, tanto che una parte della ex minoranza ha deciso di passare con la maggioranza guidata sempre da lui, sindaco oggi 46enne, sposato e con due figlie in età scolare. Un piccolo ma efficace laboratorio politico che ha superato le divergenze delle tessere e i personalismi, approdando a una sola lista in corsa formata in larghissima percentuale da consiglieri uscenti (“ci sono tutti tranne due, che non possono fare il bis per motivi personali”) che dovrà vedersela contro il rischio astensionismo.

“L’hanno chiamata corsa al battiquorum” sorride lui, avvocato con studio a Termoli ma residenza a San Giacomo (“Non potrei vivere da un’altra parte, questo è il mio paese”), una lunga militanza nella destra sociale, oggi iscritto a Fratelli d’Italia e con incarichi regionali. “Sono la dimostrazione che a livello locale contano i programmi, le promesse mantenute, la visione territoriale e il rapporto con la popolazione” sintetizza. La storia sembra dargli pienamente ragione. Il nemico da battere per rinnovare il governo municipale d’altronde non ha tessere e non fa comizi.

Lei corre contro l’astensionismo, sindaco.

“È la prima volta che succede a San Giacomo, dove in passato ci sono state anche tre liste avversarie. Non ho voluto mettere in campo alcuna lista civetta, mi sembra un inganno per i cittadini. Meglio essere sempre trasparenti. Per essere eletti deve andare a votare almeno il 40% degli aventi diritto (era il 50%, poi sceso per la nuova norma in epoca covid) altrimenti si rischia il commissariamento, l’arrivo di un funzionario che avrà come unico obiettivo far quadrare il bilancio. Non credo proprio che sia auspicabile, e sono convinto che i cittadini lo sappiano bene. E sì, per rispondere alla sua domanda: sfidiamo il quorum. In campo ci siamo solo noi”.

Nemmeno la Russia di Putin, verrebbe da dire

“Potrebbe sembrare un segnale di scarsa democrazia, invece è il contrario. È un attestato di stima verso un’amministrazione che in 5 anni ha fatto esattamente quello che aveva promesso. La soddisfazione più straordinaria è riscontrare la fiducia della gente. Questa è la ragione per la quale rifarei mille volte questa scelta da sindaco che comporta un esserci continuo, per tutti. Una capacità di ascolto e una capacità di scelta e sacrificio che si acquisisce con il tempo e con la gavetta. Io la gavetta l’ho fatta, fortunatamente”.

Avrà un consiglio comunale pieno: tutti e 10 i candidati della lista saranno eletti, naturalmente in maggioranza.

“Sì, così. Siamo riusciti nell’intento annunciato nel 2016, quando su due cose avevo scommesso: le opere pubbliche e l’opera, più difficile, di ricompattare il paese dal punto di vista sociale eliminando le rivalità e favorendo la nascita di una comunità unica. Essere riuscito in questo lo ritengo un risultato straordinario. Credo, e lo dico umilmente, che stia passando un messaggio bellissimo”.

A beneficio di tanti suoi colleghi ben lontani da questi risultati, ci vuole dire se esiste una formula magica per questo?

“Nessuna formula magica, inoltre credo che dipenda dalla condizioni di partenza e anche dal fatto che questo è un comune piccolo. Tuttavia una cosa posso dirla senza alcun timore di essere sconfessato: io ci sono sempre. E ci sono davvero, per tutti. Io, così come anche i consiglieri, rispondo alle persone perfino sui gruppi whatsapp, e ho detto tutto. E dopo aver ascoltato le persone cerco di risolvere i problemi. I problemi li affronto, e la gente vede la passione, l’amore e l’impegno che metto nelle cose che riguardano la pubblica amministrazione. Ecco, se esiste una ricetta, chiamiamola così, è questo binomio”.

Non sono stati anni facili di sicuro. Abbiamo avuto il terremoto, la pandemia, questa è stata l’estate degli incendi che hanno riguardato moltissimo il suo comune.

“Sì, e voglio ancora una volta ringraziare i vigili del fuoco per l’immane lavoro fatto. Ci sono state tante emergenze che si sono sommate alla ordinaria amministrazione. Sono state un importante banco di prova, dal quale io stesso ho ricavato altra esperienza, utile per proseguire l’attività amministrativa”.

È finita secondo lei la stagione del nuovo a tutti i costi? Del voto di pancia?

“Ho sempre pensato che la politica debba avere coerenza oltre che rispetto per le persone. Se si porta un programma elettorale e non lo si rispetta, 5 anni dopo l’elettore giustamente ti volta le spalle perché non sei stato coerente. Ma se un programma viene rispettato, perché poi l’elettore dovrebbe cambiare idea su di te? L’esperienza ha sicuramente un grande valore, così come la competenza acquisita. Ci sono tuttavia anche le doti umane che contano, e l’impegno che ciascuno può mettere o non mettere nello svolgere il suo mandato. Conosco consiglieri di paese che potrebbero insegnare ai deputati come si fa politica, perché conoscono le problematiche di un territorio ed è da questo che bisognerebbe partire. I politici ai massimi livelli dovrebbero imparare dalla gavetta, perché non ci si può improvvisare né a fare i sindaci, né i consiglieri né gli onorevoli. Una volta avveniva così, e credo che funzionasse di più”.

Costanzo Della Porta

E allora, visto che parliamo di programmi elettorali e di promesse mantenute, vediamo il suo di 5 anni fa.

“Eccolo: erano 12 punti all’ordine del giorno e sono stati realizzati tutti ad eccezione di due. Ma spiego anche perché. L’assunzione di un vigile urbano, che a San Giacomo serve non per avere uno sceriffo ma per avere un occhio vigile sul territorio, non è stato possibile in quanto a causa di un bilancio disastrato non ho avuto alcuna capacità assunzionale. Ora il bilancio è stato risanato e l’assunzione di un vigile urbano è possibile. Avevo anche annunciato la realizzazione di un campo da calcetto e da tennis per il quale abbiamo presentato un progetto di finanziamento che però non siamo riusciti a sostenere”.

Perché?

“Perché il Comune, per concorrere a un finanziamento di circa 100mila euro, doveva impegnare di suo 20mila euro, che possono sembrare una cifra irrisoria ma con una incapacità di bilancio come quella degli anni scorsi è diventato un ostacolo insormontabile. Queste due cose fanno parte del nuovo programma elettorale, anche questo costituito da 12 punti, e sono certo di portarle a termine”.

Poi, spiega il sindaco, ci sono anche state cose fatte in aggiunta a quelle del programma, come il micronido e il Belvedere del Colle. La soddisfazione maggiore è aver raggiunto risultati soprattutto nelle opere pubbliche, dalla scuola (che ora è un edificio all’avanguardia che ospita tutti gli 80 iscritti dal micronido alle elementari) alla bitumazione di tutte le strade (“anche quelle urbane che erano ancora mulattiere”) per un impegno complessivo di mezzo milione di euro, fino alla nuova pubblica illuminazione al led, ai marciapiedi e alla riqualificazione del cimitero con un nuovo piazzale da 150 auto e i nuovi Lotti.

“Abbiamo vinto la sfida della riqualificazione della villa romana, che oggi è uno spettacolo e che ben presto sarà visibile a livello nazionale grazie a una app e a una importante operazione di marketing. Non abbiamo perso un finanziamento”.

Villa Rustica romana all’abbandono

E questo come è stato possibile? Non mi pare che a San Giacomo ci sia uno sportello o un servizio dedicato all’interno del Municipio.

“C’è stata una buona organizzazione del lavoro. I dipendenti del comune sono 8, e non tutti a tempo pieno, ma non appendono il muso se devono restare mezz’ora in più, seguono con passione e competenza le direttive e le priorità che vengono loro assegnate. Devo ringraziarli per questo, sono persone fondamentali per la buona riuscita della pubblica amministrazione”.

A volte, precisa Costanzo Della Porta, bastano piccoli accorgimenti per far filare le cose. “Come per esempio l’idea delle telecamere nella zona Pip, che hanno evitato che si continuasse a buttare immondizia in maniera indiscriminata. Inoltre, in quel caso, con i soldi delle prime multe ci siamo ripagati l’impianto di sorveglianza, che ora verrà esteso anche all’ingresso del paese”.

Quali sono gli obiettivi futuri?

“Finire la scuola con la realizzazione del secondo lotto e una palestra che la renderà un vero gioiello, occuparci di dissesto idrogeologico portando avanti il progetto di canalizzazione delle acque bianche che nello stesso tempo rimetterà a posto la viabilità delle vecchie strade e dei percorsi all’interno del bosco”.

Una cosa della quale è particolarmente fiero?

“Sono due. Una è la questione della ex cava, che finalmente si è risolta per il verso giusto così come speravo e in linea con il lavoro che questa amministrazione ha fatto.

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L’altra riguarda la riapertura dei bandi nella zona Pep, dove ci sono cinque lotti disponibili per le giovani coppie che vogliono mettere su famiglia. Il terreno edificabile si acquista a un prezzo calmierato, 30 euro a metro quadrato, gli oneri di urbanizzazione sono ridottissimi e anche il costo della struttura è calmierato per una serie di clausole imposte. Ritengo che questa sia una iniziativa molto concreta per favorire le famiglie, di tutto il territorio peraltro, che acquistano la prima casa. Ed è un modo per valorizzare i nostri comuni e combattere lo spopolamento”.

Qualcuno la vorrebbe già candidato alla Regione alla prossima competizione. Il suo è uno dei tanti nomi che circolano. Come la vede?

“Fa parte del mio carattere e del mio modo di vivere pormi sempre obiettivi superiori. Non posso escluderlo, benchè ritenga che il vero modo di fare politica sia questo che sto facendo, ovvero il sindaco. Il patrimonio straordinario che si acquisisce indossando la fascia tricolore non te lo dà nessun ruolo, meno che mai ruoli più blasonati”.

Cosa significa per lei essere sindaco del suo paese?

“È un ruolo che si può interpretare in due modi diversi. Il primo è di mettersi una medaglietta sul petto per ogni azione che fai e sentirsi in qualche modo superiori. Il secondo, che è quello che io condivido, significa entrare nell’ordine di idee che sei l’ultimo dei cittadini e il primo dei servitori, che il tuo lavoro quotidiano è per la gente che ti ha dato fiducia e anche per chi non te l’ha data. Si chiama bene comune, e io ci credo profondamente. Ci ho sempre creduto”.

In un’epoca in cui si cercano i privilegi e le scorciatoie, e la politica gioca ancora il ruolo della primadonna in questa direzione, si sente una mosca bianca?

“No, tanti colleghi sindaci soprattutto dei centri piccoli la vedono come me. Ho imparato, confrontandomi con loro, quanto sia bello avere in mano i destini di una comunità e lavorare con onestà per l’interesse comune, mettendoci il cuore, l’anima e l’intelligenza. È un’esperienza che ti fa crescere come nessun’altra e voglio dire grazie ai cittadini di San Giacomo perché con loro ho fatto una esperienza di vita straordinaria, e  le critiche che ho ricevuto da questo punto di vista sono state fondamentali. Credo di aver dato tanto, ma di aver avuto altrettanto. Sono grato ai sangiacomesi, e anche quando non sarò più sindaco per questa comunità ci sarò sempre”.

Ha parlato di altri sindaci, e le chiedo questo: anche se la competenza della sanità è della Regione, perché non vi state muovendo per l’ospedale di Termoli, il San Timoteo? Manca una vostra azione forte, e si sente.

“Non sono d’accordo, e la battaglia condotta e vinta per il punto nascite di Termoli ne è una dimostrazione. Ma sicuramente ha ragione per quanto riguarda il fatto che è la battaglia ha bisogno di maggiore incisività. Noi sindaci dobbiamo fare – e faremo il prima possibile – una azione politica forte perché il Governo comprenda, attraverso la Regione e il commissario ad acta che oggi è incarnato dal Governatore, che il decreto Balduzzi si deve modificare e il Molise deve avere un ospedale di II livello (il Cardarelli) e due ospedali di I livello (il San Timoteo e il Veneziale). Donato Toma deve battere i pugni e far capire a Roma che non si può continuare a ragionare, come è stato fatto finora, su sterili numeri ma fornire quei dati che sono sotto gli occhi di tutti. La popolazione è numerosa, in estate triplica, Termoli ha tre fabbriche chimiche e ha bisogno di un ospedale che viaggi a pieno regime 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Questi sono dati oggettivi, che devono convincere il Governo a concedere una deroga al Molise affinché i reparti vengano salvaguardati e i medici vincitori di concorso scelgono di venire a vivere e lavorare qui senza la minaccia di dover lasciare da un momento all’altro perché le unità operative vengono smantellate”.

E crede si possa arrivare a questo obiettivo?

“Si deve arrivare a questo obiettivo. Questa cosa deve essere risolta dalla politica, e questo è il momento ideale per portare a Roma con chiarezza la rivendicazione collettiva e dare una risposta concreta al bisogno di sanità pubblica che c’è in questo territorio. Il prossimo 8 ottobre c’è la conferenza dei sindaci, e da lì si aprirà un percorso cruciale”.

Se per caso non dovesse essere eletto e dovesse vincere l’astensionismo, quale emozione crede che sperimenterà?

“Non ne sarei felice. Ma se dovessi andarmene domattina e girarmi a vedere quello che ho lasciato, quantomeno avrei la coscienza a posto”.

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