Il baratro

Emodinamica, chiusura irreversibile? “Nessun medico vuole lavorare a Termoli”. Infartuati, per ora non ci sono soluzioni

I 7 medici di Cardiologia al San Timoteo non possono garantire un servizio continuativo e da novembre sarà ancora peggio, perchè altri due medici stanno per andar via. L'avviso pubblico della Asrem è scaduto, la commissione deve esaminare le domande ma le speranze di rimpiazzare l'organico sono pochissime. Intanto, a dimostrazione ulteriormente di un dramma che pare senza sbocco, permane il grave diservizio del bar chiuso malgrado le rassicurazioni dei vertici Asrem e della mancanza di distributori automatici. Un altro indicatore che l'ospedale di Termoli sta rotolando verso la chiusura, riducendosi a poliambulatorio con Pronto Soccorso?

La “sospensione” del reparto di Emodinamica del San Timoteo, dove si praticano interventi d’urgenza per chi ha problemi cardiaci, sta causando un disservizio molto serio nella gestione della patologie tempo-dipendenti, cioè quei casi clinici in cui il fattore tempo gioca un ruolo determinante come ictus, ischemie e infarti. Nei giorni scorsi ci sono stati alcuni trasferimenti al Cardarelli, avvenuti durante i turni di chiusura dell’unità adriatica. Il Cardarelli di Campobasso è infatti l’unico presidio dove portare pazienti bassomolisani, in considerazione del fatto che gli annunciati accordi di programma fra Asrem e altre aziende sanitarie, a cominciare da quella di Lanciano-Vasto-Chieti, non sono mai partiti. In ogni caso anche raggiungere l’ospedale di Lanciano, dove è presente Emodinamica, comporterebbe tempi troppo lunghi in caso di urgenze sebbene meno lunghi della spola tra Termoli e Campobasso. Ne avevamo parlato in questo articolo pochi giorni fa.

Emodinamica chiude, pazienti bassomolisani a Campobasso. Probabilità di morire aumentano per chi ha un infarto

Malgrado dall’inizio di ottobre – quando è scattata la chiusura a turni alterni dell’unità salvavita – siano trascorsi già 12 giorni, e malgrado il tema sia stato portato dal sindaco della cittadina adriatica Francesco Roberti in conferenza dei sindaci venerdì scorso, non sono arrivate soluzioni. A fare paura è soprattutto il concreto pericolo che l’attuale scenario, già drammatico di suo, possa ulteriormente aggravarsi a partire da novembre, quando l’organico sanitario attualmente in servizio si assottiglierà ancora. Sono 7 ora i medici attivi tra Cardiologia, Utic e Emodinamica, e non riescono a coprire i turni nemmeno a forza di “prestazioni aggiuntive”, alle quali nei mesi scorsi si è fatto ricorso con generosità. Dovrebbero essere almeno 14, considerando le varie diramazioni cliniche del reparto strategico in una regione come il Molise, nella quale le malattie cardiovascolari costituiscono una percentuale importante della emergenza sanitaria.

Cardiologia San Timoteo emodinamica

In questo momento uno dei 7 medici è in malattia, e da novembre altri due potrebbero lasciare l’incarico, portando il numero totale di camici bianchi a 5. E’ fin troppo facile intuire cosa accadrà se questa ipotesi – considerata assai probabile nel reparto – dovesse concretizzarsi: se già la continuità di Emodinamica non viene garantita con 7 medici, tanto che moltissimi turni fino alla fine di ottobre sono scoperti, come funzionerà con 5 medici?

turni emodinamica ottobre 2021

Una risposta che, nell’incertezza di oggi che apre a pronostici catastrofici, è preferibile non fornire, appigliandosi invece alla speranza che almeno un paio di medici saranno rimpiazzati dai candidati che hanno risposto all’avviso pubblico per un incarico a tempo determinato indetto nello scorso agosto da Asrem, che ora con la formazione della commissione preposta si avvia al completamento. Sempre che ci sia qualche aspirante cardiologo a Termoli che ha risposto all’avviso pubblico e sempre che si possa operare una sostituzione di nomi sull’elenco già scarno di medici operativi fra Cardiologia, Utic e Emodinamica.

Non è purtroppo una sorpresa scoprire che nessuno, o quasi, vuole venire a lavorare a Termoli. E non certo perché Termoli non sia una bella città o perché la vita, da queste parti, non sia di qualità più alta rispetto a tanti altri posti. Il problema – e i medici che abbiamo interpellato lo confermano pur non volendo firmare la dichiarazione a causa della famigerata direttiva-bavaglio Asrem, in base alla quale chi parla senza autorizzazione viene punito –  è che oggi i medici hanno un’ampia possibilità di scelta, sono tra le figure professionali più richieste e più ambite, e nessuno con un ampio ventaglio di possibilità in mano si sognerebbe di scegliere un ospedale periferico, sul quale ombreggia lo spettro della chiusura, con zero possibilità di fare carriera e una pressoché totale assenza di orizzonte stabile. Gli unici esclusi da questo ragionamento sono i termolesi o in generale i molisani che si sono specializzati in cardiologia (o si stanno specializzando, visto che l’avviso è riservato anche agli specializzandi) nelle varie università italiane e desiderano fare ritorno nella loro terra. “Ma francamente – riflette a voce alta un dottore del San Timoteo, che si dice sconfortato per tutto – quanti molisani cardiologi che voglio tornare in Molise ci sono?”.

E’ la stessa considerazione dietro la quale si nascondono i vertici istituzionali della Regione e i decisori della Asrem quando sostengono che “questa è la verità, non è colpa nostra ma dei presupposti che si sono creati quando noi non c’eravamo”, con inevitabile e sistematico riferimento al commissariamento della sanità molisana che insiste da13 anni.

L’assioma che se vivi in BassoMolise e hai un infarto (negli orari e nei giorni in cui Emodinamica è chiusa) hai molte più probabilità di morire rispetto a chi vive a 10 minuti da un ospedale provvisto di Emodinamica è un postulato tristemente acquisito, ormai riconosciuto (e non soltanto non smentito), da tutti, che siano Donato Toma, Oreste Florenzano o i singoli livelli intermedi della piramide di decisori a vario titolo. Non si spiega altrimenti il silenzio impenetrabile con il quale la tragedia di Emodinamica chiusa (nei fatti) è stata digerita e trasformata, ricorrendo a una sintassi meno brutale, in “parziale e temporanea sospensione del servizio”. La verità sotto gli occhi dei pazienti bassomolisani è un’altra: si naviga a vista, non ci sono soluzioni né a brevissimo termine (come la materia imporrebbe) e tantomeno a medio termine (né un accordo di confine in vigore, né un servizio di elisoccorso in funzione) e gli infartati, per restare nel campo più spinoso, devono sperare di non avere un infarto acuto quando emodinamica è “temporaneamente sospesa”, altrimenti sono morti.

Bar ospedale chiuso

In tutto questo una piccola nota a margine, che restituisce l’idea di come in materia di ospedali le parole siano separate dai fatti da una invalicabile linea gotica: il bar del San Timoteo è ancora chiuso, e in ospedale mancano ancora i distributori automatici. Due mesi dopo l’affidamento del servizio e dopo le rassicurazioni di tutti i direttori, gli infermieri che dimenticano a casa la bottiglia d’acqua rischiano la disidratazione. (mv)

In ospedale si muore di sete. Bar ancora chiuso e nemmeno un distributore automatico

 

 

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