Tra cavilli giuridici e vecchie leggi

Cinghiali, zero soluzioni per l’emergenza: “Deve intervenire il Governo”. Sindaci minacciano ordinanze ‘a raffica’

Summit in Provincia per affrontare una problematica che rende inadeguata la legge 157 del 1992 che disciplina il contenimento dei cinghiali e che, assieme a cavilli giuridici e possibili denunce degli ambientalisti, di fatto paralizza l'azione di contrasto alla proliferazione degli ungulati che causano incidenti stradali e danni all'agricoltura e alla biodiversità.

Quando si parla di emergenza cinghiali, il più delle volte si evidenzia la minaccia che gli stessi ungulati costituiscono per la sicurezza stradale, per la biodiversità e per l’agricoltura. Quest’ultimo comparto, in particolare, ha subìto 4 milioni di euro di danni. Più complicato quantificare i danni alle auto o alle persone dopo gli incidenti stradali che i cinghiali provocano sia nei centri urbani che sulle strade regionali o provinciali. Così come è difficile stabilire il numero preciso rilevato in Molise: sei, o addirittura otto cinghiali per ogni chilometro quadrato. In una situazione ‘normale’ dovrebbe essercene uno ogni chilometro quadrato.

Regione e Comune hanno le mani legate: è impossibile mettere in pratica un’azione per impedire la proliferazione di questi grossi animali. La materia è di competenza dello Stato, esiste una legge – la numero 157 del 1992 – che per gli amministratori è ormai anacronistica per risolvere i problemi provocati dalla proliferazione dei cinghiali. E poi c’è una ‘giungla’ in cui destreggiarsi: cavilli giuridici, interessi di parte, i rischi di possibili ricorsi e denunce.

C’è chi, dopo aver chiesto l’intervento dell’Esercito, ha fatto di ‘testa sua’ e lo scorso agosto ha firmato un’ordinanza a tutela della pubblica incolumità quando ha visto il proprio Comune ‘assediato’ dai cinghiali: si tratta del sindaco di Petrella Tifernina Alessandro Amoroso. Non ha potuto applicare il provvedimento che consentiva l’abbattimento degli ungulati in prossimità del centro abitato: non è stato condiviso dalla Prefettura. Ed è stato proprio Amoroso a promuovere l’incontro che si è svolto oggi (15 ottobre) nella Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso convocando i sindaci molisani, l’Anci, i parlamentari (erano presenti Fabrizio Ortis, Anna Elsa Tartaglione e Antonio Federico), l’assessore regionale Nicola Cavaliere, il consigliere regionale Vittorio Nola (M5S).

Obiettivo: un’azione comune e fare pressing sul Governo. Solo il Ministero dell’Ambiente infatti può modificare la legge 157. 

Incontro sui cinghiali in Provincia

In particolare, è necessario “snellire le procedure per autorizzare gli abbattimenti e ampliare i soggetti legittimati a farlo”, l’opinione del dottor Guerino Capaldi, responsabile della task force regionale.

Il problema fra l’altro non è regionale, ma nazionale. Per questo gli assessori regionali si confronteranno mercoledì sull’emergenza. Ci sarà il titolare dell’Agricoltura della Regione Molise, Nicola Cavaliere, che ricorda che il Governo regionale ha stanziato 800mila euro all’anno per il risarcimento dei danni subiti e che a breve ai proprietari dei terreni sarà data la possibilità di abbattere i cinghiali sui loro terreni (il cosiddetto ‘selecontrollo’).

Al tempo stesso sarà avviata un’iniziativa congiunta a livello nazionale. “Il Governo ci deve ascoltare, c’è un’emergenza e deve essere riconosciuta come tale. Vanno ampliati i poteri delle Regioni e, se il Governo non vuole farlo, allora deve modificare la legge che è obsoleta e non è più adeguata a fronteggiare tale problematica”. Dunque, “con gli altri assessori non faremo una proposta di pace, siamo stanchi di essere presi in giro dai vari ministri: oltre all’allarme per l’agricoltura, oltre all’allarme sociale nei comuni, oltre agli incidenti, c’è anche un problema per la biodiversità”.

Per i sindaci la situazione è sempre più insostenibile. E’ drammatica la testimonianza di Biagio Faiella, primo cittadino di Sant’Elia a Pianisi: alcuni suoi concittadini erano in macchina con i figli piccoli quando si sono visti sbucare un cinghiale sulla strada e non hanno potuto evitare l’impatto. Altri, come il sindaco di Sessano del Molise Pino Venditti, sottolineano i costi da sostenere per lo smaltimento delle carcasse in caso di incidenti. Costi elevati a cui i Comuni non riescono a far fronte.

In questo contesto, diventa fondamentale anche il pressing che i parlamentari potranno fare a Roma anche se le speranze di centrare l’obiettivo sono molto risicate: “Purtroppo la legge non si riesce a cambiare perchè nel Governo c’è un’anima ambientalista“, osserva il senatore Ortis, ex Movimento 5 Stelle e ora all’opposizione. E questo, assieme ai vari interessi in gioco e ai rischi di ricorsi e di denunce da parte delle associazioni ambientaliste, rende complicato trovare una soluzione.

“La caccia di selezione non può essere l’unico antidoto alla proliferazione degli ungulati”: ne è convinto invece il consigliere regionale M5S Vittorio Nola che ha proposto “l’immediata operatività di un Piano di gestione e controllo della specie sul modello adottato ad esempio dalla Regione Campania che, in accordo con Ispra, ha avviato tutte le procedure per il contenimento e la cattura organizzativa degli ungulati. Da sempre, inoltre, propongo alla Regione di incentivare la filiera delle carni selvatiche favorendo azioni pubblico-private che creerebbero posti di lavoro dando respiro al comparto e al relativo indotto”.

Nonostante tali difficoltà, secondo il sindaco di Petrella il Molise può farsi portavoce di un’esigenza condivisa da tanti amministratori. Tutto sarà messo nero su bianco in un documento. Poi non sono escluse azioni più eclatanti: ordinanze ‘a raffica’ dei sindaci per “dare un segnale forte”. Tra le ipotesi anche una nuova richiesta di inviare l’Esercito nella nostra regione per individuare i cinghiali con un termoscanner e poi cacciarli.

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