Il caso in rete

Boom di ‘mi piace’ da profili inesistenti: su Facebook smascherata la ‘Bestia di Melogli’

La seguitissima pagina social ‘Il binario 20 bis’ inchioda la strategia di comunicazione web del candidato sindaco di centrodestra a Isernia. I post degli ultimi giorni appaiono ‘pompati’ da like che arrivano da mezza Italia tramite persone o attività praticamente inattive. “Provano a sembrare forti ma è tutta fuffa”

gabriele melogli

Come potenziare l’immagine di Gabriele Melogli a una settimana esatta dal ballottaggio che deciderà il prossimo sindaco di Isernia? A quanto pare la strategia sembra essere quella di pompare al massimo i post Facebook del candidato sindaco del centrodestra ufficiale. Ma dietro questo boom di like, come ha scoperto la seguitissima pagina Facebook molisana ‘Il binario 20 bis’, sembrerebbe esserci il vuoto.

Nel senso che quasi tutti quei ‘mi piace’ arrivano da profili inesistenti o inutilizzati da anni. Dietro quindi ci sarebbe una strategia social conosciuta e utilizzata in molte parti del mondo da tempo e che ha come obiettivo quello di far sembrare il sostegno a un candidato premier superiore a quello reale. Il binario 20 bis lo chiama dirittura ‘La bestia di Melogli’ facendo un parallelo con la strategia social adottata in questi anni dalla Lega con il suo ex guru dei social Luca Morisi, di recente finito al centro delle cronache nazionali per vicende personali.

Ma tornando a Melogli, ecco cosa scrive Il binario 20 bis, pagina seguita da oltre 16.000 persone sui social, con un post apparso domenica pomeriggio che sta riscontrando moltissime condivisioni e diversi commenti.

“Mettetevi comodi e dateci ascolto, perché questa è una storia di inganni e like pompati, di bot social e farmacie del frusinate. Una storia di centrodestra, quello che fa capo a Donatone Toma, Annaelsa Tartaglione, Filomena Calenda e Gabriele Melogli, che sta vivendo giorni di crisi nera per trovare modo e maniera di vincere le Amministrative a Isernia, costi quel che costi”.

La pagina ‘Il binario 20 bis’ è una delle più seguite nella nostra regione, poiché racconta il disgraziato Molise fra ironia e amarezza, come si evince da quel nome, ispirato al binario seminascosto e quasi sconosciuto dal quale parte e sul quale arrivano i treni Campobasso-Roma.

“Pare che siano stati sborsati parecchi quattrini – si legge sul post – per ingaggiare consulenti in comunicazione social, arrivati direttamente da Roma per risollevare la disastrata comunicazione web del 75enne candidato sindaco. Il diktat è chiaro: apparire forti. Ed è così che da un paio di giorni i post di Melogli risultano molto “likati” rispetto al consueto. Gran parte di essi sono dei suoi candidati e possiamo archiviarli come auto-like, ma poi ecco qui che spuntano le sorprese. I bot della task force comunicativa hanno fatto miracoli, al punto che risultano “mi piace” da ogni parte d’Italia”.

pagina facebook melogli

Seguono diversi esempi, come quelli di profili con una manciata di amici, senza foto né post, che improvvisamente si scoprono fan del candidato sindaco pentro. Oppure attività commerciali del frusinate, più d’una a quanto pare, che sostengono Melogli via social in vista del ballottaggio che lo vedrà opposto a Pietro Castrataro, candidato sindaco del centrosinistra e del M5S domenica 17 e lunedì 18 ottobre.

Il fatto che molti like arrivino da Roma e dalla provincia di Frosinone spinge a pensare che dietro ci possa essere qualcuno (un’agenzia o singole persone) che gestisce vari profili e che li abbia riattivati con l’unico obiettivo di dare una spinta a Melogli. In sostanza nessuno di quei mi piace vale un solo voto alle elezioni di Isernia, ma può far sembrare il candidato di centrodestra col vento in poppa. È una strategia di marketing politico, ma non è detto che funzioni. Specie se viene smascherata.

“Ora, ce ne sarebbero altri, ma ci fermiamo qui – chiude il post del Binario 20 bis -. La consulenza social di Melogli pare aver un unico obiettivo: il pieno di like da pagine e profili finti per far vedere i muscoli, che però sotto non ci sono. Dicesi fuffa, perché per il centrodestra made in Toma ciò che conta è ingannare gli elettori con la forma, non con la sostanza”.

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