Economia circolare

Al Cosib il primo stabilimento europeo che fa la plastica biodegradabile dallo zucchero. “A Termoli abbiamo trovato le condizioni ideali”

E’ una start-up green aperta un anno fa che ora è entrata a pieno regime produttivo. EarthBi, la cui sede è il capannone blu ben visibile dalla tangenziale, nel Nucleo Industriale zona B, ha una capacità produttiva attuale di 5mila tonnellate di polimeri biodegradabili sviluppati dagli acidi dello zucchero, grazie a due brevetti basati sul Pla, con caratteristiche chimiche che rendono la plastica biodegradabile adatta a molti prodotti, senza modificare gli impianti per la produzione di plastica tradizionale. E si può riciclare nei sistemi di compostaggio industriale.

Osservate questi contenitori di plastica, in tutto e per tutto identici ai flaconi per detersivi, cosmesi, igiene personale di uso comune: direste mai che possono essere smaltiti nel ciclo del compostaggio, insieme con scarti di cibo e agricoltura? Direste mai che questa plastica è biodegradabile al 100%?

Plastica bio Termoli

Non è uno scherzo, né una immagine presa da qualche “virtuoso” stabilimento del nord Europa. Succede qua, in Molise, e precisamente a Termoli dove un anno fa è nato il primo stabilimento europeo del genere, 5mila metri quadrati nella zona B del Nucleo Industriale con una capacità produttiva di 5mila tonnellate di polimeri di plastica biodegradabile. “Tecnicamente si chiama acido polilattico” chiarisce l’amministratore delegato Davide Scarano, che con altri quattro soci ha deciso di scommettere su questa Start up, scegliendo il consorzio industriale della Valle del Biferno come luogo in cui dare vita al progetto, anche per via di una serie di agevolazioni collegate al rientro del consorzio adriatico nell’obiettivo 1.

Plastica bio Termoli

EarthBi, questo il nome della azienda che impiega una ventina di persone, fra cui due chimici, nei settori di progettazione e produzione. “La ricerca sul ciclo innovativo di questa classe di prodotti è essenziale” aggiunge Scarano “perché questa plastica rientra nella definizione di materia prima rinnovabile”.

Il biopolimero può essere utilizzato in impianti dedicati alla tradizionale lavorazione della plastica senza che questi stessi impianti debbano essere modificati. “E’ possibile processare il biopolimero nei normali impianti di trasformazione delle plastiche di origine fossile senza dover fare modifiche alle strutture esistenti”.

Plastica bio Termoli

I polimeri sfornati nell’impianto di EarthBi vengono infatti acquistati da aziende produttrici di plastica che, a loro volta, stanno concentrando gli sforzi su un prodotto recuperabile e riciclabile, privo di componenti chimici, inserito in un ciclo industriale virtuoso attraverso il compostaggio industriale. E, sorpresa, tra gli acquirenti ci sono anche diverse aziende molisane che realizzano contenitori e sacchetti da imballaggio.

Due brevetti, una intensa attività di ricerca e una valutazione condivisa tra questi soci che con Termoli, prima della start up, non avevano nulla a che fare. “Non possiamo rinunciare del tutto a un materiale così utile come la plastica tradizionale di origine fossile – ammette l’amministratore delegato – ma possiamo limitare i suoi effetti devastanti sull’ambiente da un lato attraverso la produzione di bioplastica e la sua applicazione in moltissimi settori e dall’altro con un ciclo di vita virtuoso, dove i materiali vengono reintrodotti nel ciclo produttivo e riutilizzati all’interno dello stesso ciclo, generando ulteriore valore”. Si chiama Economia Circolare e a Termoli, in via Giulio Pastore, c’è un esempio concreto di questa definizione tanto di moda in una fase storica segnata dalla “transizione ecologica”.

plastica bio termoli

EarthBi è il primo stabilimento europeo nel suo genere, che produce Pla grazie a due brevetti depositati e una costante attività di ricerca in collaborazione anche con l’università di Salerno, l’università Roma Tre e con la GPS Tech spin-off dell’università Statale di Milano.

Uno studio basato su dati Eurostat riferisce che l’Italia è nella lista dei maggiori esportatori di rifiuti plastici non riciclati, e che si trova all’11° posto nella classifica mondiale. Nel 2018 ha spedito oltre confine circa 197mila tonnellate di plastica. Plastica che, quando non viene smaltita correttamente, va a inquinare mari, fiumi, terreni, compromettendo fauna marina e produzione agricola e rappresentando anche un pericolo per la salute dell’uomo attraverso gli alimenti. La necessità di correre ai ripari e invertire la rotta sta oggi favorendo sia tra i consumatori che tra le Istituzioni una coscienza più ecologista. “Qua a EarthBi – afferma Scarano – lavoriamo su soluzioni che affrontano e provano a risolvere il problema agendo sulla produzione”.

Plastica bio Termoli

Parte così anche da Termoli una scommessa di sostenibilità con un materiale considerato rivoluzionario, un biopolimero più duttile rispetto alla soluzione standard, che si adatta a molti utilizzi: dalla termoformatura ai film per imballaggi, dalla cosmetica ai fili di sutura, quelli che si utilizzano per mettere tradizionalmente i punti. Da dove si ricava questa plastica così speciale? Dallo zucchero, tecnicamente definito “acido polilattico”. “Se fosse stato ancora in funzione lo zuccherificio – osserva Davide Scarano – avremmo potuto fare davvero un prodotto a chilometro zero”.

EarthBi è un progetto di Bio Valore World Spa Società Benefit che punta sul made in Italy e adotta la tecnologia Blockchain per la trasparenza della filiera produttiva della sua bioplastica biobased. È recente l’accordo con la multinazionale Redbox s.r.l. che produce packaging per Coca Cola, Colgate, Ferrero eccetera, per produrre packaging di design in bioplastica. “Un passo importante – dicono in azienda, dove si sta lavorando per la partecipazione a Ecomondo alla Fiera di Rimini, l’evento di riferimento in Europa per i nuovi modelli di economia rigenerativa – che mette d’accordo tecnologia ed ecologia per ridurre l’inquinamento da plastica alla fonte”.

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