Il governatore-commissario Donato Toma perde la ‘partita’ sulla sanità: nel Consiglio regionale dedicato al Piano operativo la maggioranza ‘imbarca acqua’. La mozione presentata dalle minoranze passa con 10 sì. Non bastano i 9 voti del centrodestra. Il presidente dell’assise Salvatore Micone si astiene, mentre Gianluca Cefaratti (Orgoglio Molise, il movimento che fa riferimento all’europarlamentare Aldo Patriciello) esce dall’Aula e non partecipa al voto sul documento che prevede (al primo punto) l’annullamento del Pos, il primo atto approvato dal presidente della Regione in veste di commissario ad acta.
Probabilmente intuendo l’esito del voto in mattinata Toma aveva provato a lanciare il pallone in tribuna, a “bloccare” la riunione monotematica sulla sanità spedendo all’Ufficio di Presidenza una lettera per sollevare alcune questioni che impediscono lo svolgimento della seduta e palesando presunte violazioni procedurali e del regolamento del Consiglio regionale. Giustificazioni che non reggono: i cinque componenti dell’Ufficio di Presidenza – tre di maggioranza (Micone, Cefaratti e D’Egidio) e due di minoranza (Facciolla e Primiani) – votano contro la richiesta del governatore-commissario. E’ un campanello d’allarme.
Si va avanti nonostante l’avvertimento che la maggioranza fa al presidente, mentre nei corridoi del Palazzo si vocifera che Toma si sarebbe giocato questa carta perchè i numeri in Aula traballano ancora una volta. Sul tavolo ci sono due documenti: la mozione di M5S e un emendamento. “Per noi è tutto da rifare, a partire dai contratti con i privati accreditati, per arrivare alla rete ospedaliera”, spiegano i pentastellati.
L’emendamento (che poi verrà ritirato) porta la firma dei dissidenti Michele Iorio e Aida Romagnuolo. Chiedono l’annullamento del Programma operativo straordinario 2019-2021. A loro dire, rischia di essere dichiarato incostituzionale in virtù di una sentenza (la 116 del 2020) della Corte Costituzionale.
Trovano una sponda nel capogruppo Pd Micaela Fanelli. “Il Programma operativo potrebbe essere dichiarato illegittimo per motivi procedurali, è mancato il confronto”. Era avvenuto in passato con il Pos 2015-2018, ossia il Programma dell’ex commissario Paolo Frattura. “Perciò noi chiediamo l’annullamento in autotutela: qualora quest’atto venisse impugnato da un cittadino, da un’amministrazione o da un privato qualsiasi, diventerebbe nullo”, scandisce Fanelli. Che denuncia pure in Aula che “il commissario avrebbe dato indicazioni all’Asrem di non applicarlo”. Insomma, “una schizofrenia istituzionale”.
Oltre a questi aspetti tecnici, nell’ampio dibattito in Consiglio regionale trovano ovviamente spazio anche le conseguenze concrete del Programma operativo: lo smantellamento degli ospedali di Termoli e Isernia, la rete dell’emergenza-urgenza e il ruolo del Neuromed, il futuro del Gemelli Molise e il progetto di integrazione con il Cardarelli, gli accordi di confine con l’Abruzzo e la Campania, l’assenza del capitolo dedicato all’emergenza covid.
Per Facciolla (Pd) il Piano operativo adottato dal presidente-commissario Toma peggiorerà la qualità dei servizi sanitari, “è il primo pezzo di una smobilitazione di alcuni servizi territoriali” ed “è peggiorativo rispetto al Pos approvato da Frattura“. Il Veneziale e il San Timoteo potrebbero subire il colpo del ko finale: a Isernia sono a rischio Emodinamica, Cardiologia e Oncologia. E ci sono dubbi sulla Rianimazione. “Il Pos ne lascia presagire un ridimensionamento”, dice Angelo Primiani (M5S). Sul Veneziale c’è un giallo: “Toma avrebbe chiesto al direttore generale dell’Asrem di non compiere scelte consequenziali al Pos perchè ci sono le elezioni”.
Non ci sono prospettive nemmeno per il San Timoteo nel quale “tutti i servizi si stanno fermando: Chirurgia, Cardiologia, Endoscopia”, rimarca sempre Facciolla. Iorio prevede “la morte sicura dell’ospedale di Termoli, chiuderà anche l’Emodinamica“, mentre contesta gli accordi di confine con l’Abruzzo per l’ospedale di Vasto. “E’ l’unico che non conviene al Molise”. Già ci sono segnali preoccupanti alla luce della sospensione dell’attività ordinaria negli ospedali: “Vengono eseguiti solo gli interventi urgenti, tutto il resto è stato sospeso”.
La maggioranza sceglie di tacere. Impossibile capire se è un silenzio-assenso rispetto alle scelte del governatore-commissario sulla sanità. Parlano solo Salvatore Micone Gianluca Cefaratti che nei giorni scorsi aveva già fatto capire la sua contrarietà rispetto all’azione di Toma e oggi rincara: “Quando si ricopre il ruolo di commissario e si è il presidente della Regione, bisogna essere più coraggiosi e non essere semplici interpreti delle volontà ministeriali”.
Il consigliere di Orgoglio Molise poi accusa chiaramente Toma: “Le decisioni dovrebbero essere condivise, la maggioranza va messa a conoscenza delle scelte perchè è la maggioranza che le consente di essere presidente della Regione Molise”. Nelle sue parole emerge anche il riferimento alla clinica privata di Aldo Patriciello, il principale alleato di Toma e sponsor politico del movimento in cui è stato eletto: “Per la rete dell’emergenza-urgenza come si fa a fare accordi con Foggia e Benevento?”.
Toma prova a difendere le sue scelte, ricorda che è un “Pos che ho dovuto adottare” e che nelle scorse ore ha inviato al Governo e ai Ministeri competenti una lettera per chiedere l’immediata disponibilità delle premialità di 30 milioni di euro e dei 13 milioni di fiscalità non versate. Ma non basta: alla fine il governatore deve alzare bandiera bianca, la maggioranza è andata in frantumi mentre viene approvata la mozione – seppur in parte modificata rispetto al testo di questa mattina e che al primo punto prevede l’annullamento del Piano – viene approvata con 10 sì e 9 no. E ora per il Movimento 5 Stelle Toma “dovrebbe solo dimettersi”.
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