Reazioni e veleni dopo il voto sul pos

Resa dei conti in maggioranza, traditori sott’accusa. Le opposizioni invocano le dimissioni di Toma

Sono ore tumultuose nel centrodestra: è bufera su Salvatore Micone e Gianluca Cefaratti (esponente del movimento che fa riferimento ad Aldo Patriciello). Gli uomini più vicini a Toma vorrebbero un passo indietro del capo del presidente del Consiglio regionale, mentre le opposizioni e Michele Iorio si scatenano: "Non ha più una maggioranza"

Anche se probabilmente la mozione approvata dal Consiglio regionale sull’annullamento del Piano operativo non avrà gli esiti sperati dalle minoranze (“Può cambiarlo solo il Governo”, ha detto il presidente-commissario Toma nell’intervista rilasciata a Primonumero), forse un primo effetto l’atto è già riuscito a produrlo. Un effetto forte, probabilmente dirompente in un momento chiave della legislatura: il centrodestra si è spaccato ancora di più. “La maggioranza non esiste più”, la sintesi delle opposizioni. L’ennesimo scontro si è consumato non solo su un terreno delicato come la sanità, ma è accaduto anche a pochi giorni dalle elezioni di Isernia, ossia da un importante esame per le forze politiche locali.

Questa mattina (28 settembre), poche ore dopo la cocente sconfitta di ieri, i telefoni di consiglieri e assessori regionali erano ‘bollenti’. E tra ragionamenti, previsioni e accuse, gli esponenti più vicini a Donato Toma hanno circoscritto il perimetro dei ‘traditori’. A Michele Iorio e Aida Romagnuolo, i (già noti) dissidenti di Fratelli d’Italia, si sono aggiunti Gianluca Cefaratti e Salvatore Micone, rispettivamente esponente del movimento che fa riferimento all’europarlamentare Aldo Patriciello (Orgoglio Molise) e presidente del Consiglio regionale. A voler proprio essere pignoli, la bilancia delle responsabilità pesa (a detta di alcuni eletti) maggiormente sulle spalle di Micone, uno che è abituato a fare sport (pare si diletti nella corsa) e che ora – secondo qualche collega a Palazzo D’Aimmo – starebbe pensando di ‘saltare’ nella coalizione avversaria riposizionandosi per le prossime elezioni. L’astensione di Micone (“per tutelare le prerogative del Consiglio regionale”) è considerato uno smacco: chi appoggia il governatore-commissario vorrebbe un passo indietro del presidente del Consiglio regionale riconfermato al vertice dell’assise dalla maggioranza su indicazione dello stesso Toma. 

Toma tira dritto: “Deluso dalla maggioranza, ma non mi dimetto. Lascio solo se il Governo non ci darà i soldi”

Nel centrodestra non si usano parole al miele nemmeno per Gianluca Cefaratti, consigliere regionale di Orgoglio Molise, il movimento che ha eletto anche Vincenzo Cotugno, assessore della Giunta Toma. Ieri sera il titolare del Turismo in Giunta ha votato contro la mozione del Movimento 5 Stelle. Non lo ha fatto invece Cefaratti che ha lasciato l’Aula dopo una filippica contro Donato Toma. “Quando si è commissari e presidente di Regione, bisogna essere più coraggiosi – ha scandito l’ex sindaco di Campodipietra – non essere semplici interpreti della volontà ministeriale. Non si guida una maggioranza chiusa nel palazzo. Le decisioni dovrebbero essere condivise, la maggioranza va messa a conoscenza delle decisioni perchè è la maggioranza che, presidente Toma, le consente di sedere lì”. Parole ‘influenzate’ dalla vicinanza all’europarlamentare Aldo Patriciello (proprietario della clinica Neuromed, uno dei maggiori privati accreditati nel sistema sanitario regionale) o dalla voglia di lasciare il centrodestra? E’ l’interrogativo su cui si stanno arrovellando i suoi colleghi di maggioranza.

Invece per le opposizioni il voto di ieri è una sorta di requiem politico per il capo della Giunta regionale. “Toma deve prendere atto che non ha più una maggioranza – ha sottolineato il capogruppo di M5s Andrea Greco – mentre il Molise ha bisogno di solidità politica in questo momento post-pandemico. Deve quindi rassegnare le dimissioni, non ha più i numeri per governare: quello di ieri è già un voto di sfiducia”. Mentre per Angelo Primiani anche la maggioranza ha lanciato al governatore “un messaggio politico” perchè “non intende accettare supinamente la metodologia del presidente della Regione, vuole il confronto”.

M5S Consiglio regionale sanità

Il Partito democratico, con il capogruppo Micaela Fanelli, insiste sulle dimissioni del governatore-commissario anche perchè il Piano operativo da lui adottato “è un documento vuoto, vecchio e schizofrenico. Talmente peggiorativo che lo stesso Toma ha ammesso di aver scritto al direttore generale Asrem chiedendogli di non applicare il documento da lui stesso emanato”. Forse perchè “è in atto una competizione elettorale, in modo particolare a Isernia”. E “potrebbe essere politicamente sconveniente dover parlare della chiusura dei reparti”.

L’esponente dem elenca tutte le criticità del Pos 2019-2020: dalla mancata condivisione con sindaci, consiglieri regionali, operatori sanitari, sindacati e comitati al peggioramento dei Livelli essenziali di assistenza che produrrà. Il Programma poi introduce “i peggiori accordi di confine”, mentre “non vi è traccia dell’emergenza Covid”.

Il collega Vittorino Facciolla invece sintetizza: “Toma non ha più la maggioranza e va sotto nel voto più importante del suo Governo, quello sulla sanità. Lui diventa Commissario alla Sanità e la sua stessa maggioranza lo sfiducia”.

Forse si è preso una piccola rivincita Michele Iorio. Anche l’esponente di Fratelli d’Italia ha convocato i giornalisti questa mattina per illustrare quelle che a suo dire sono le conseguenze del voto di ieri: “Toma è senza maggioranza”. La stessa coalizione “in sostanza ha bocciato l’operato del presidente che sarà costretto a rivedere tutta la procedura del Pos. Gli ospedali di Isernia e Termoli e anche il Cardarelli di Campobasso possono tirare un sospiro di sollievo perché da ora in poi si dovrà rispettare la legge che nega a qualsiasi commissario di approvare piani sulla sanità senza il necessario confronto con le istituzioni locali, le forze sociali, con gli imprenditori. Parola della Corte Costituzionale”.

Il riferimento è ad una sentenza del 2020 con cui i giudici hanno dichiarato illegittimo il Piano di Frattura. Per Iorio il Programma operativo di Toma rischia di fare la stessa fine. (sp)

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