Tufillo

Pronti con il rave party ma i carabinieri fermano tutto: identificati anche 20 molisani

All'arrivo delle forze dell'ordine almeno una cinquantina di ragazzi aveva allestito le tende. Nel 2016 la zona fu teatro di un teknival non autorizzato

Si erano dati appuntamento (come era già accaduto nel 2016 quando furono centinaia da tutta Europa i giovani accorsi sulle rive del Trigno) nell’area artigianale di Tufillo. Il tam tam su gruppi social privati per ritrovarsi questa mattina – 19 settembre – al confine tra Abruzzo e Molise. Una sorta di campeggio all’apparenza, ma in realtà dovevano partecipare al rave party, un evento che vede numerosi precedenti nel capannone dismesso di Mafalda, non lontano dal luogo degli eventi odierni, dove negli anni scorsi si sono radunati col tam tam dei social giovani di tutta Europa agganciati al movimento free tekno.

La notizia però è arrivata negli uffici dell’Arma e il prefetto di Chieti, Armando Forgione insieme al questore Annino Gargano e al comandante provinciale dei carabinieri Alceo Greco, hanno fatto intervenire i carabinieri della stazione di Fresagrandinaria con il personale della polizia per fermare la festa prima che iniziasse. Sul posto c’erano già una cinquantina di giovani che sono stati tutti identificati, almeno una ventina di loro arrivavano dal Molise: Termoli, Campomarino ma anche Campobasso.

Intervenuti gli equipaggi che hanno cinturato l’area, carabinieri e polizia hanno parlato con gli organizzatori affinché facessero sgomberare l’area.

I giovani, che erano una cinquantina, hanno quindi iniziato ad allontanarsi a piccoli gruppi senza creare alcune tensione. Non ci sono stati denunciati ma tutti i presenti sul posto sono stati identificati. Controlli necessari anche in ragione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid. “Rimangono attivi i servizi di controllo del territorio nell’ambito provinciale, oltre che nella zona, volti a prevenire eventuali ulteriori arrivi di giovani richiamati dalla pubblicità a partecipare a tali eventi tramite l’utilizzo dei social”, spiega una nota della questura di Chieti.

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