Il punto nascite di Termoli resterà aperto. Almeno per un altro anno. I giudici del Tribunale amministrativo regionale hanno rinviato la decisione sui ricorsi presentati per evitare la chiusura del reparto di Neonatologia al San Timoteo. Si deciderà il 5 ottobre 2022, quando si entrerà nel merito della questione. Nel frattempo è stato confermato con ordinanza il decreto monocratico che dava ragione, accogliendo la sospensiva, alle donne e alla popolazione bassomolisane, rappresentate dai sindaci del territorio.
L’ordinanza del Tar sul punto nascite
Chi avrebbe voluto tirare un sospiro di sollievo oggi in pratica però non può farlo. Perché poche ore prima dell’ordinanza del Tar Molise è stato pubblicato il nuovo Programma operativo 2019-2021, approvato e adottato dal governatore-commissario. Donato Toma ha delineato il futuro del punto nascite del nosocomio adriatico andando oltre il pronunciamento dei giudici amministrativi, per di più attraverso uno strumento – il Pos – che ha una forza di legge e un’efficacia superiore all’ordinanza del Tar Molise.
Nell’ambito della programmazione sociosanitaria della Regione Molise e in particolare degli ospedali, il commissario ha fissato le funzioni del San Timoteo definendo la possibilità di una collaborazione sanitaria con i presidi delle regioni vicine tramite appositi accordi di confine e secondo modalità che in passato erano state già adottate dagli ex commissari ad acta nominati dal Governo.
“Per l’ospedale di Termoli – si legge nel Piano operativo – sono previsti accordi di collaborazione con l’Azienda Sanitaria “Chieti-Vasto-Lanciano”, in particolare con l’ospedale “San Pio di Vasto”, per la Stroke Unit, l’Emodinamica e la Traumatologia e il Punto Nascita, con modalità da definire in futuri accordi, tra cui anche la organizzazione di equipe miste di professionisti che si sposteranno da un presidio all’altro per gestire in maniera più adeguata prestazioni ad elevata complessità, ottimizzando le risorse umane e logistiche ed evitando lo spostamento di pazienti fra una struttura e l’altra. La collaborazione tra i due ospedali assicura alla popolazione residente sulla fascia costiera di Molise ed Abruzzo un presidio che eroga prestazioni di alta complessità”.
Ecco le ragioni di una scelta che se non provocherà un ulteriore depauperamento del Punto nascite del San Timoteo, di sicuro non va in direzione di un suo potenziamento. E che potrebbe creare ulteriori ansie tra le mamme di Termoli e di tutto il Basso Molise, alcune della quali si sono battute arrivando al Tar per mantenere in piena funzionalità lo stesso reparto di Neonatologia.
‘L’ottimizzazione delle risorse umane’ a cui si fa riferimento nel Programma operativo è la cartina di tornasole di un problema irrisolto: la carenza di personale. E tale insufficienza, unita alle incertezze che hanno contraddistinto negli ultimi anni l’intero nosocomio, non hanno giocato a favore del reparto. Il decreto Lorenzin poi ha segnato forse in maniera inesorabile il futuro della Neonatologia del San Timoteo dal momento che ha fissato la soglia dei 500 parti l’anno per giustificare il mantenimento di un punto nascite negli ospedali del Paese.
Il ‘Veneziale’ di Isernia ha scampato per un pelo il pericolo di una chiusura ottenendo una deroga e dando segnali di ‘recupero’. Termoli no, purtroppo: il San Timoteo non ha ottenuto deroghe definitive né è riuscito ad invertire il trend dovuto alla migrazione delle mamme anche verso l’ospedale di Vasto.
E lo scorso 12 luglio, quando un neonato è morto proprio nel presidio termolese, l’allora commissario Flori Degrassi aveva deciso di sospendere i ricoveri al Punto Nascite a Termoli, poi riaperto con un altro decreto monocratico del tribunale amministrativo. Le attività di ostetricia insomma erano riprese solo dopo un veloce pronunciamento del Tar Molise.
Ma la partita non era finita qui: mercoledì scorso in camera di consiglio erano stati di nuovo discussi i due ricorsi.
La questione insomma era sub iudice quando il Piano operativo è stato approvato. Ecco perché nello stesso documento si fa riferimento al parere del Comitato Percorso Nascita nazionale che ha chiesto “alla Regione Molise di procedere alla relativa chiusura ed all’attivazione di accordi interregionali per l’accoglienza delle partorienti presso i Punti Nascita dell’Abruzzo”.
Uno degli effetti degli accordi di confine, a questo punto probabilmente inevitabili, sarà quanto meno l’eliminazione della mobilità passiva per tali prestazioni sanitarie, oltre che ovviamente una garanzia di maggiore tutela per le mamme e i neonati in un ospedale a pochi chilometri da Termoli, più facilmente raggiungibile tramite la Statale 16 o l’autostrada A14 anche dal punto di vista della viabilità, rispetto al Cardarelli di Campobasso. Un aspetto non secondario: conosciamo le condizioni della Bifernina e le difficoltà che soprattutto d’inverno possono esserci per raggiungere il capoluogo molisano.
Intanto i legali che hanno curato i ricorsi discussi al Tar Molise esprimono una grande soddisfazione: “I Comuni di Termoli, Campomarino, San Giacomo degli Schiavoni, Portocannone, Guglionesi, Palata, Montefalcone nel Sannio, Montecilfone e il Comitato “Molisanità L113”, difesi dagli avvocati Vincenzo Iacovino, Massimo Romano Vincenzo Fiorini e Giuseppe Fabbiano, esprimono massima soddisfazione per la decisione cautelare frutto di una forte battaglia di civiltà a difesa di un presidio essenziale per l’intero territorio basso molisano. Adesso sarà compito della politica, dei sindaci, dell’Asrem, della Regione e del Commissario per il piano di rientro, procedere al rafforzamento del punto nascite e dell’intero presidio ospedaliero termolese al fine di assicurare la tutela del diritto alla salute di un comprensorio in forte espansione e a chiara vocazione turistica”.
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