San giacomo degli schiavoni

L’identità al centro dell’incontro del Festival Reset. “Puntiamo su prodotti, paesaggi e paesi”

Si è svolto sabato 4 settembre presso il Centro Sociale di San Giacomo degli Schiavoni il terzo appuntamento del Festival Res.e.T. (Resistenze e Territori).

Dopo la passeggiata conviviale del 25 luglio con Ecomusei Frentani e i Cantori della Memoria e la giornata di laboratori per bambini e adulti  del 18 agosto alla Fattoria Sociale Il Giardino dei Ciliegi a Montemitro con l’illustratrice Laura Fanelli, il ciclo di iniziative si è concluso con la presentazione del libro “Un Paese di Paesi. Luoghi e voci dell’Italia interna” del professor Rossano Pazzagli e la mostra d’arte “Identità molisana” a cura di Marzia Lamelza, Alessia Mendozzi e Paolo Pasquale. Un intreccio di iniziative che è piaciuto molto agli ospiti della serata.

 

Partendo dal concetto di identità molisana si sono delineati quei tratti comuni che pervadono le comunità dei nostri piccoli paesi. Un’identità che ovviamente non è monolitica, ma composta di innumerevoli sfaccettature e pervasa però soprattutto dalla rassegnazione, come ha riferito Alessia Mendozzi, che ha avuto modo di attraversare in lungo e in largo il Molise per la realizzazione e la presentazione della mostra. Un atteggiamento, quello dei molisani, “timido e orgoglioso” allo stesso tempo, incapace di riconoscere in prima battuta le proprie caratteristiche e ricchezze, ma in fondo in grado di mettere in mostra la propria autenticità conservata tenacemente.

Un’identità, come ha riferito il professor Pazzagli, che non è da individuare solamente volgendo lo sguardo al passato ma soprattutto guardando al presente e a ciò che si vuole essere. Il punto di partenza deve essere quello di andare oltre il modello economico dominante che ha fallito e concentrarsi sui paesi, scrigni di paesaggi e pratiche non logore. Puntare sì sulla tradizione agropastorale, ma non con i vecchi metodi dello sfruttamento del territorio senza limiti o mitizzando opportunisticamente il passato della Transumanza, bensì studiando le pratiche passate con lo sguardo teso e l’applicazione di metodologie innovative e soprattutto sostenibili.

 

Grazie alla sua ventennale esperienza all’Università del Molise ma soprattutto nel territorio molisano, il professor Pazzagli suggerisce di puntare tutto sulle 3P, Prodotti Paesaggi Paesi, a cui la discussione della serata ha fatto aggiungere un’altra, la P di Persone, a sottolineare l’importanza delle relazioni, delle vere e buone relazioni che ancora si mantengono nei paesi, che sono state gli elementi che più hanno colpito i curatori della mostra nel loro percorso itinerante, senza aver paura del conflitto e dello scontro, che sono comunque il segnale che i paesi sono vivi e hanno ancora futuro davanti a loro.

 

Gli spunti di riflessione che il libro e la mostra hanno proposto sono stati tanti, dall’importanza di conoscere la storia del territorio all’azione fondamentale delle istituzioni, come ad esempio il riconoscimento dell’area di Melanico, (Santa Croce di Magliano) nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici; dalla necessità di una partecipazione più attiva dei giovani alle buone pratiche come quelle di Castel del Giudice e della Val di Cornia in Toscana; dai cambiamenti climatici alle opportunità che un sistema di accoglienza dei migranti sul modello di Riace può dare come nuova linfa ai piccoli paesi che soffrono di spopolamento.

Del resto proprio la storia di San Giacomo lo testimonia. Agli inizi del ‘500 dominavano l’abbandono e l’incuria, in seguito l’insediamento di una nuova comunità in fuga dalla Dalmazia ha permesso che la popolazione si moltiplicasse portando addirittura ad una ulteriore migrazione dai luoghi vicini. Oggi, dopo decenni di spopolamento, San Giacomo cresce di nuovo per altre ragioni, ma ciò che ne evidenzia la vitalità sono le iniziative come quelle di Res.e.T, che ne ha fatto il centro focale ma non unico delle propria azione, con l’intento di mettere in luce la forza delle aree interne, la ricchezza che esse nascondono, l’equilibrio che esse offrono, in contrapposizione con il modello di sviluppo imperante.

 

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