Termoli

In ospedale si muore di sete. Bar ancora chiuso e nemmeno un distributore automatico

Un disagio che si fa sentire sempre più forte quello del nosocomio di Termoli, dove il bar è ancora col lucchetto all'ingresso, malgrado il servizio sia stato aggiudicato lo scorso agosto. Due settimane fa il direttore sanitario ha dato garanzie ai sindacati circa la riapertura rapida, per andare incontro alle esigenze di pazienti e visitatori, ma l'apertura tarda. E non c'è più l'ombra di un distributore. Avere una bottiglia d'acqua è come un miraggio.

Per avere una bottiglietta d’acqua in ospedale bisogna appellarsi a tutti i santi del paradiso, ma nemmeno questo basta. La buona volontà dell’ infermiere o dell’operatore di turno a muovere qualche passo per andare ad acquistare l’acqua in un distributore automatico oppure nel bar sarebbe inutile: il bar è chiuso e i distributori automatici di bevande e snack sono stati smantellati. Tutti quanti.

Né le denunce e le diffide dei sindacati sono servite ad accelerare i tempi di risoluzione di quello che è diventato un problema sia per chi è ricoverato che per i familiari dei pazienti, che gradualmente – dopo il lungo stop imposto dal emergenza covid – hanno potuto ricominciare a mettere piede in ospedale anche se in numeri contingentati e con tutte le accortezze del caso, green pass in primis.

Trascorrere una giornata o qualche ora vicino ai propri cari, specie per chi è costretto a lunghe attese in pronto soccorso, è una impresa faticosa, a meno che non ci si rechi attrezzati già di acqua. Si rischia la disidratazione perché, appunto, in tutto il nosocomio non esiste alcun punto di rifornimento. Un disagio che gli stessi infermieri, portantini e os, (per non parlare dei medici) lamentano.

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Ne avevamo parlato all’inizio del mese di agosto, quando il segretario regionale della Fials Carmine Vasile aveva diffidato la Asrem a risolvere il problema, facendo presente la sofferenza causata ai degenti che avevano diritto (e hanno tuttora diritto) solo a un litro d’acqua quotidiano. Acqua che, nel giro di un paio di ore, si riscalda al punto da diventare imbevibile.

Un mese e mezzo dopo la situazione è pressoché identica, con l’aggravante che le visite sono ripartite e che la mancanza di un servizio fondamentale, (l’ospedale di Termoli è lontano dal centro e dai servizi), si fa sentire ancora di più. Alla novità annunciata lo scorso 13 agosto circa la rapida riapertura del bar con l’aggiudicazione della gara alla ditta Maglione srl (che fa capo al gruppo Sarni ristorazione, in pratica lo stesso gestore di prima, non sono ancora seguiti fatti concreti).

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Oggi, 21 settembre, il bar risulta sprangato e non c’è traccia di apertura imminente da nessuna parte. Probabile che gli ultimi passaggi burocratici non siano stati ancora ultimati, con danno dei pazienti e dei visitatori perché allo stesso gestore, la Maglione srl, fanno riferimento anche i distributori automatici che di fatto non esistono più e devono essere installati da capo.

Così qualsiasi cosa- che si tratti di un caffè, un bicchiere d’acqua, un biscotto o un tramezzino – deve arrivare da fuori, con tutte le limitazioni del momento. Due settimane fa il sindacalista Carmine Vasile aveva proposto al direttore sanitario di fornire un quantitativo d’acqua giornaliero ai pazienti a spese del sindacato. “Ma mi hanno dissuaso, dicendomi che da lì a qualche giorno il bar avrebbe riaperto e i distributori automatici sarebbero tornati al loro posto”. Finora non è accaduto nulla di tutto questo.

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