Gli ospedali periferici

Game over per la sanità pubblica, Cardiologia Termoli verso la chiusura. I medici avvertono: “È la distruzione del sistema”

Giovanni Augello, cardiologo del San Timoteo di Termoli, annuncia la morte del reparto su facebook. Lucio Pastore, primario del Pronto Soccorso di Isernia, denuncia un Pos che distrugge il pubblico per favorire gli affari dei privati. Il prossimo 30 settembre manifestazione a Campobasso: sarà la cartina di tornasole per capire quanto i molisani hanno a cuore il loro diritto alla cura.

Nell’indifferenza più totale la Cardiologia di Termoli sta chiudendo i battenti”. Lo scrive Giovanni Augello in un post Facebook corredato da un cuore nero con un game over scritto col sangue. Giovanni Augello non è uno qualsiasi: è un cardiologo in servizio del reparto del San Timoteo che, al pari di altri, è stato gradualmente impoverito nell’organico e oggi conta tra Cardiologia, Utic ed Emodinamica 6 medici in servizio complessivamente, a fronte dei 14 previsti nell’ultimo Piano operativo. Cardiologia, con le sue varie diramazioni cliniche, è un reparto salvavita, tanto più in una regione come il Molise nella quale le malattie cardiovascolari costituiscono una percentuale importante della emergenza sanitaria, visto l’elevato numero di corregionali che soffre di problemi cardiaci.

San Timoteo utic rianimazione cardiologia

Un servizio cruciale, già fortemente penalizzato durante la scorsa estate quando, per mancanza di medici, è stato parzialmente chiuso ai pazienti esterni per consentire al personale di andare in ferie a rotazione dopo un anno da incubo.

La politica non ha speso una parola per questa situazione, così come per le altre croniche e sempre più drammatiche carenze di personale dell’ospedale periferico di Termoli, i cui medici hanno firmato un durissimo documento di denuncia e di allarme rimasto ignorato, almeno ufficialmente. Così come, per dirne una, è stata finora ignorata la richiesta del Comitato che da anni è impegnato in difesa dell’ospedale San Timoteo inoltrata al direttore sanitario generale Oreste Florenzano in relazione ai troppi dubbi che il nuovo Piano Operativo firmato e adottato dal Governatore Commissario Donato Toma pone circa la effettiva garanzia di adeguata assistenza sanitaria.

Molise male quasi come la Calabria, livelli di assistenza non garantiti. “Il Piano approvato è vuoto, ci si fermi”

Si espone ancora, senza paura di incappare nelle conseguenze che la cosiddetta legge bavaglio made in Molise, la norma che vieta ai medici di parlare pubblicamente delle problematiche interne alla organizzazione sanitaria, il primario del Pronto Soccorso del Veneziale di Isernia. Lucio Pastore firma la breve lettura della distruzione di un sistema sanitario in un post Facebook:

Il Molise con i suoi 6 ospedali ed altre strutture pubbliche per 300.000 abitanti non avrebbe avuto alcun bisogno di strutture private convenzionate per dare risposte ai bisogni di salute.

Ma la politica, oltre a fare scelte familistico clientelari all’interno delle strutture pubbliche, ha cominciato a soddisfare i bisogni clientelari delle strutture private che si sono moltiplicate negli anni.

Queste strutture private venivano convenzionate e attingevano i loro guadagni dal fondo sanitario regionale, lo stesso che serve a mantenere le strutture pubbliche.

Quando non è stato più possibile espandere i debiti pubblici, la politica locale ha deciso di destrutturare progressivamente le strutture pubbliche per permettere ai privati convenzionati di crescere e fare profitti.

Per fare questo, con la scusa del debito, la sanità è stata commissariata e si sono chiusi ospedali, servizi e si è ridotto il capitale umano nelle strutture pubbliche per cui attualmente siamo al limite della sopravvivenza. Il debito, comunque, rimane sempre lì e qualcuno ci dovrebbe spiegare il perché.

Logicamente è aumentata la mobilità passiva in quanto, con il decadere delle strutture pubbliche, non si riusciva a soddisfare i bisogni della popolazione. Attualmente vengono spesi 80 milioni di euro per cittadini molisani che vanno a curarsi fuori regione.

I privati convenzionati, invece, utilizzano le loro strutture per fare profitto e queste scelte, in genere, non servono a soddisfare le esigenze della popolazione regionale.

Con il POS di Toma siamo alla fase finale. Molti reparti, specie negli ospedali periferici, erano strutture complesse prima di Frattura. Sono diventate strutture semplice con Frattura ed ora scompaiono nel Pos di Toma.

Toma dice che questo Pos, che lui ha promulgato, non lo ritiene suo ma vorrà fare altre scelte, dopo le amministrative. Tuttavia quando si chiede di sospendere il Pos in autotutela perché non lo ritiene giusto, dice di non volerlo fare.

Se portiamo la richiesta di far venire i medici di Emergency per evitare il collasso del sistema, come muro di gomma non risponde, insieme al resto del mondo politico”.

Parole che raccontano il livello di disperazione cui, a detta di chi è in prima linea per fronteggiare la richiesta di cura, si è arrivati. Pastore perciò invita, in calce, a partecipare il prossimo 30 settembre alle 16 alla manifestazione di Piazza San Francesco a Campobasso promossa dal Forum della sanità pubblica per dire basta alla distruzione della sanità pubblica. “Questa – avverte il medico isernino – è l’ultima spiaggia”. Un appello rivolto a tutti, anche e soprattutto a quei molisani che sono scesi in piazza in difesa di presunte libertà messe a rischio, a loro dire, con lo strumento del green pass. Se il popolo molisano non dimostrerà di avere chiare quali siano le priorità in questo momento decisivo, quali siano i diritti per i quali fare lo sforzo di scendere in piazza e fare almeno numero, continuare a infarcire i social network di improperi rivolti alla casse dirigente sarà, più che mai, una esercitazione della peggior dialettica improntata alla vuota retorica.

 

 

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